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venerdì 6 aprile 2012

ADICO: le news

Cala il potere d’acquisto delle famiglie. Più bassa anche la propensione al risparmio

5 aprile 2012
Le famiglie italiane spendono di più e risparmiano di meno. Ma in realtà comprano anche meno beni, perché il loro potere d’acquisto sta diminuendo. Così si possono riassumere i dati resi noti oggi dall’Istat: la spesa per i consumi finali in valori correnti è aumentata dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 3,7% rispetto al secondo trimestre del 2010. La propensione al risparmio (che viene calcolata facendo il rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) è invece diminuita: nel secondo trimestre di quest’anno si è attestata all’11,3%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto al trimestre scorso, e in calo di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2010.
Ma anche se le famiglie spendono più soldi, il dato non è positivo, perché, al netto dell’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Insomma, ci sono più soldi, perché il reddito disponibile è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% rispetto al secondo trimestre del 2010, ma, nello stesso tempo, il potere al netto dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto al secondo trimestre del 2010. Tradotto, vuol dire che nelle case degli italiani ci sono in media un po’ più soldi, ma che le famiglie questi soldi non riescono a metterli da parte. Anzi, li spendono, e pagano di più per acquistare gli stessi o addirittura meno beni.
Quanto alle società finanziarie, la quota di profitto è stata pari al 40,3%: invariata rispetto al trimestre precedente, ma in diminuzione di 0,9 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2010 (quando era al 41,2%). Il tasso di investimento delle società non finanziarie è stato del 24,0%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e invariato rispetto al secondo trimestre del 2010.



Diritto di recesso per acquisti a casa o online, ecco come farlo valere. All’Adico la storia di una consumatrice di Quarto D’Altino

5 aprile 2012
Le vendite a domicilio forse saranno passate di moda, ma non lo sono di certo quelle a distanza, ad esempio concluse tramite un sito Internet. E per entrambe le modalità, quando si parla di diritto di recesso o di ripensamento, valgono le stesse regole. Peccato che i venditori, moda oppure no, non perdono il brutto vizio di dare scarse informazioni o rifiutare del tutto il recesso dal contratto. Se ne è resa conto Adico Associazione Difesa Consumatori, che solo dall’inizio dell’anno ha già trattato 28 casi di questo tipo. L’ultima segnalazione è proprio di questi giorni e viene da una signora di Quarto d’Altino, V.G., che si è trovata alle prese con l’acquisto a domicilio di impianti di purificazione dell’acqua.
Ma quali sono i diritti del consumatore nel concludere e quindi rescindere un contratto negoziato al di fuori dei locali commerciali dei venditori, quindi a domicilio, per strada, in fiere ma anche a distanza e online? Innanzitutto va detto che la clausola inerente il diritto di ripensamento – o diritto di recesso – non è certo accessoria: se non viene inserita in maniera ben evidente e per iscritto, il contratto non è a norma di legge. E se il venditore non informa adeguatamente il consumatore, sono previste per il primo sanzioni fino a oltre 5.000 euro.
Si può recedere da un acquisto senza dover dare alcuna giustificazione, e soprattutto senza dover pagare alcuna penale, entro 10 giorni lavorativi dalla data di sottoscrizione del contratto o dalla data di ricevimento in caso di acquisto a distanza, inviando al venditore una lettera raccomandata a/r. Le generalità del soggetto verso cui esercitare questo diritto (quindi la persona a cui inviare la raccomandata e il prodotto) devono essere indicate nella nota d’ordine – e non nel contratto – e in maniera ben leggibile. Quindi si deve restituire il prodotto a proprie spese sempre entro i 10 giorni lavorativi all’indirizzo del venditore o di altro soggetto definito in apposita clausola.
Ma non sempre le cose sono così facili. Come testimonia V.G., di Quarto d’Altino, che si è rivolta ad Adico per assistenza in una vicenda di vendita di impianti di purificazione dell’acqua. La scorsa settimana la signora ha firmato a casa un contratto per l’acquisto di nuovi impianti per la propria abitazione. Una decisione arrivata dopo 3 ore di consulenza, durante le quali il venditore ha “lusingato” la potenziale cliente spiegandole le vantaggiosissime condizioni di acquisto. Il giorno dopo, però, la signora si mette di buona lena a leggere attentamente il contratto e capisce di voler recedere. Chiama quindi il venditore, ma la risposta che riceve non è quella che si aspettava: «Mi spiace signora ma non è più possibile annullare il contratto, le sue pratiche sono già state spedite in ditta e si sta già procedendo» è la posizione del venditore.
«Niente di più falso: la signora ha tutto il diritto di esercitare il diritto di recesso, visto che sono passati meno di 10 giorni dalla stipula del contratto – è la risposta degli esperti legali di Adico – mandando una raccomandata a/r all’indirizzo del venditore». Non si può invece esercitare questo diritto se sono trascorsi già i 10 giorni, se l’acquisto è stato fatto con partita Iva, se l’importo dell’acquisto era inferiore ai 26 euro o se si è già usufruito del servizio acquistato.
«Come si evince da questo breve racconto, non sempre ci si trova davanti a un venditore che agisce nella massima trasparenza e accetta il recesso senza battere ciglio, e questo nemmeno quando il cittadino conosce bene i propri diritti: figuriamoci quali spazi di abuso si aprono quando si ha a che fare con persone che per pigrizia, paura o ignoranza non sanno cosa fare – spiega il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori Carlo Garofolini – in questi casi ci si può rivolgere ad Adico per avere tutte le informazioni e l’assistenza gratuita del caso, sia nella sede di Venezia Mestre che e a distanza via mail o telefono».
La sottoscrizione di contratti fuori dai locali commerciali, infatti, è più frequente di quanto si possa pensare anche al giorno d’oggi. «Per alcune categorie merceologiche o di servizi, l’acquisto a domicilio continua a essere prevalente perché si propone al potenziale acquirente la possibilità di una dimostrazione, o comunque una consulenza nella comodità del proprio salotto – continua il presidente di Adico – come ad esempio per l’acquisto di mobili, elettrodomestici o accessori per la casa. Senza parlare degli acquisti a distanza, per corrispondenza o tramite siti Internet e cataloghi online. In questi casi – conclude Garofolini – i 10 giorni decorrono dal ricevimento della merce. Tutte le altre condizioni per l’esercizio del diritto di recesso restano invariate».

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