6 aprile 2012
Il governo di Mario Monti ha allentato la sua iniziale proposta di modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori prevedendo la possibilità del reintegro anche nel caso di licenziamenti per motivi economici, qualora il giudice ne decreterà l’insussistenza.
L’annuncio è arrivato ieri dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio, Mario Monti.
“Per il licenziamento per cause economiche il nostro ddl prevede che nel caso di manifesta infondatezza, anzi insussistenza, il giudice possa decidere il reintegro”, ha spiegato il ministro Fornero. Nella proposta iniziale annunciata il mese scorso era previsto che nel caso di illegittimità del licenziamento per motivi economici il giudice potesse solo decidere un indennizzo.
Restano invariate le norme previste per i licenziamenti discriminatori, per i quali già oggi è previsto il reintegro, e per quelli disciplinari per i quali sarà il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo.
La Fornero ha chiarito che l’indennizzo, sia per i licenziamenti economici che per quelli disciplinari, sarà compreso tra i 12 e i 24 mesi, in base alla tipologia di azienda e all’anzianità del lavoratore.
Anche se ancora non è disponibile il testo del disegno di legge, attualmente al vaglio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si può dire che l’incontro di ieri con i leader della maggioranza abbia dato i suoi frutti. Che l’incontro sia stato positivo non era per nulla scontato dopo le tensioni registrate durante il viaggio di Monti in Estremo Oriente: in particolare polemiche aveva generato le battute del professore della Bocconi sul fatto che “se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data”.
In particolare può tirare un sospiro di sollievo il Pd che chiedeva una modifica delle norme sui licenziamenti sul modello tedesco, pressato dalla Cgil che ha già proclamato uno sciopero generale per maggio.
Il sindacato di Susanna Camusso, alla richiesta di un commento a caldo sulla modifica annunciata oggi, si è limitato a dire che commenterà solo dopo aver letto nero su bianco che anche per i licenziamenti economici si apre la strada del reintegro.
Altra novità della giornata è l’impostazione alle norme sui licenziamenti. La riforma conterrà infatti “un rito speciale per le controversie” finalizzato a ridurre il più possibile il ricorso al tribunale cercando di conciliare prima le parti,attribuendo un importante ruolo di mediazione al sindacato. Inoltre, rispetto alla impostazione iniziale, spetterà al giudice decidere e non al lavoratore l’onere della prova.
“Parte importante della riforma è puntare a una economia sana dove la maggior parte dei licenziamenti non va a finire dai giudici. Una parte inevitabilmente finisce in controversie ma pensiamo che nella normale relazione lavoro si arrivi a una conciliazione presso le direzioni territoriali del lavoro nelle quali si cerca di vedere se c’è ragionevolezza nel licenziamento e le parti si accordano, il sindacato avrà un ruolo. Il giudice interviene sul resto ma ci auguriamo che sia poco”, ha precisato la Fornero.
Il ministro ha anche annunciato che è in via di definizione un disegno di legge delega per la riforma del pubblico impiego che dovrebbe essere inserita nel disegno di legge sul mercato del lavoro in via di presentazione al Parlamento: “Il ministro [della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi] ha promesso di portare in Parlamento una proposta di delega che definisca gli ambiti e le modalità di armonizzazione dopo un periodo di dialogo con il sindacato”, ha detto la Fornero.
L’annuncio è arrivato ieri dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio, Mario Monti.
“Per il licenziamento per cause economiche il nostro ddl prevede che nel caso di manifesta infondatezza, anzi insussistenza, il giudice possa decidere il reintegro”, ha spiegato il ministro Fornero. Nella proposta iniziale annunciata il mese scorso era previsto che nel caso di illegittimità del licenziamento per motivi economici il giudice potesse solo decidere un indennizzo.
Restano invariate le norme previste per i licenziamenti discriminatori, per i quali già oggi è previsto il reintegro, e per quelli disciplinari per i quali sarà il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo.
La Fornero ha chiarito che l’indennizzo, sia per i licenziamenti economici che per quelli disciplinari, sarà compreso tra i 12 e i 24 mesi, in base alla tipologia di azienda e all’anzianità del lavoratore.
Anche se ancora non è disponibile il testo del disegno di legge, attualmente al vaglio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si può dire che l’incontro di ieri con i leader della maggioranza abbia dato i suoi frutti. Che l’incontro sia stato positivo non era per nulla scontato dopo le tensioni registrate durante il viaggio di Monti in Estremo Oriente: in particolare polemiche aveva generato le battute del professore della Bocconi sul fatto che “se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data”.
In particolare può tirare un sospiro di sollievo il Pd che chiedeva una modifica delle norme sui licenziamenti sul modello tedesco, pressato dalla Cgil che ha già proclamato uno sciopero generale per maggio.
Il sindacato di Susanna Camusso, alla richiesta di un commento a caldo sulla modifica annunciata oggi, si è limitato a dire che commenterà solo dopo aver letto nero su bianco che anche per i licenziamenti economici si apre la strada del reintegro.
Altra novità della giornata è l’impostazione alle norme sui licenziamenti. La riforma conterrà infatti “un rito speciale per le controversie” finalizzato a ridurre il più possibile il ricorso al tribunale cercando di conciliare prima le parti,attribuendo un importante ruolo di mediazione al sindacato. Inoltre, rispetto alla impostazione iniziale, spetterà al giudice decidere e non al lavoratore l’onere della prova.
“Parte importante della riforma è puntare a una economia sana dove la maggior parte dei licenziamenti non va a finire dai giudici. Una parte inevitabilmente finisce in controversie ma pensiamo che nella normale relazione lavoro si arrivi a una conciliazione presso le direzioni territoriali del lavoro nelle quali si cerca di vedere se c’è ragionevolezza nel licenziamento e le parti si accordano, il sindacato avrà un ruolo. Il giudice interviene sul resto ma ci auguriamo che sia poco”, ha precisato la Fornero.
Il ministro ha anche annunciato che è in via di definizione un disegno di legge delega per la riforma del pubblico impiego che dovrebbe essere inserita nel disegno di legge sul mercato del lavoro in via di presentazione al Parlamento: “Il ministro [della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi] ha promesso di portare in Parlamento una proposta di delega che definisca gli ambiti e le modalità di armonizzazione dopo un periodo di dialogo con il sindacato”, ha detto la Fornero.
AUMENTA FLESSIBILITÀ, TESTO DA NAPOLITANO
“Abbiamo ascoltato le preoccupazioni e le speranze di tutti i soggetti e abbiamo poi fatto la sintesi”, ha detto Monti nella conferenza stampa.
“È stata accresciuta la flessibilità in uscita tuttavia con una serie di garanzie che rispettano da una parte la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in valutazioni che appartengono alla responsabilità dell’imprenditore e d’altra parte siano lì a tutelare più di oggi i lavoratori che siano oggetto di licenziamenti ingiustificati di carattere discriminatorio. Si è anche cercato di lottare contro le forme di precarietà per quanto riguarda la flessibilità in entrata”. “Oltre che per l’efficienza e l’equità la riforma del lavoro è un’importante misura per la crescita” ha detto il premier.
Il provvedimento è adesso all’esame del presidente della Repubblica che “lo deve firmare, se gli piace”, ha precisato la Fornero, e sarà depositato oggi in Parlamento.
Monti ha detto di auspicare che l’iter parlamentare sia “approfondito ma anche spedito”. Con l’appoggio avuto ieri sera al testo da parte di Pierluigi Bersani, Angelino Alfano e Pierferdinando Casini, Monti ha auspicato infatti un iter parlamentare “sereno e rapido”, rispondendo alla domanda se fosse intenzione del governo “blindare” il ddl in Parlamento.
“È stata accresciuta la flessibilità in uscita tuttavia con una serie di garanzie che rispettano da una parte la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in valutazioni che appartengono alla responsabilità dell’imprenditore e d’altra parte siano lì a tutelare più di oggi i lavoratori che siano oggetto di licenziamenti ingiustificati di carattere discriminatorio. Si è anche cercato di lottare contro le forme di precarietà per quanto riguarda la flessibilità in entrata”. “Oltre che per l’efficienza e l’equità la riforma del lavoro è un’importante misura per la crescita” ha detto il premier.
Il provvedimento è adesso all’esame del presidente della Repubblica che “lo deve firmare, se gli piace”, ha precisato la Fornero, e sarà depositato oggi in Parlamento.
Monti ha detto di auspicare che l’iter parlamentare sia “approfondito ma anche spedito”. Con l’appoggio avuto ieri sera al testo da parte di Pierluigi Bersani, Angelino Alfano e Pierferdinando Casini, Monti ha auspicato infatti un iter parlamentare “sereno e rapido”, rispondendo alla domanda se fosse intenzione del governo “blindare” il ddl in Parlamento.
PER NUOVI AMMORTIZZATORI, 1,8 MILIARDI
Per i nuovi ammortizzatori sociali saranno stanziati 1,8 miliardi. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero spiegando che le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga saranno rese “strutturali”.
l Consiglio dei Ministri di domani non esaminerà la delega fiscale che, in una precedente riunione, era stata rinviata per un approfondimento normativo sul testo. Secondo quanto si apprende, l’esame del nuovo testo potrebbe essere fatto nelle prossime settimane, anche perchè al momento la priorità del governo è sull’iter parlamentare della riforma del lavoro.
l Consiglio dei Ministri di domani non esaminerà la delega fiscale che, in una precedente riunione, era stata rinviata per un approfondimento normativo sul testo. Secondo quanto si apprende, l’esame del nuovo testo potrebbe essere fatto nelle prossime settimane, anche perchè al momento la priorità del governo è sull’iter parlamentare della riforma del lavoro.
Fonte: avvenire.it
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