Creme solari, la protezione che non c’è
Tutte le lozioni promettono di  proteggere la pelle da scottature, invecchiamento precoce e cancro alla  pelle. Ma non è così. In America la Food and Drug Administration ha  approvato una direttiva per normare (e sanzionare) il settore, mentre in  Ue c’è solo una regolamentazione non vincolante.
 Baciati dal sole, ma al riparo dai  rischi. E’ quello che promettono quasi tutte le creme solari, da quelle  più costose a quelle più economiche. Ma occhio a non lasciarsi  ingannare: non tutto quello che si legge sulle etichette è vero,  soprattutto se si guarda alle scritte in grassetto appena sotto il  marchio del prodotto. Quasi tutte le lozioni promettono protezione che  in realtà non posso assicurare.
Il rischio non è banale come invece può essere in alcuni casi l’acquisto  di un prodotto cosmetico. Un mascara che promette di quadruplicare le  ciglia e in realtà non lo fa per niente, non è pericoloso. Con le creme  solari in gioco c’è la nostra salute.
Per farsi un’idea dell’inganno, basta fare un raffronto tra quello che  vediamo scritto sulle etichette dei prodotti in vendita in Italia, ma  anche in altri paesi d’Europa, e le nuove regole che la Food and Drug  Administration (FDA) americana, ha di recente approvato in tema di  protezione solare. L’agenzia , dopo 33 anni di riflessioni, ha deciso di  fare chiarezza sul mondo delle creme solari votando delle nuove regole,  che saranno in vigore l’anno prossimo.
Innanzitutto, l’agenzia statunitense pone il divieto per i produttori di  affermare che le lozioni sono “waterproof” o “sweatproof”, cioè  resistenti all’acqua o al sudore. Un messaggio, questo, considerato  sbagliato e ingannevole. Potranno invece dire per quanti minuti queste  creme resistono o meno all’acqua.
“Non esistono creme – dichiara Claudia Cotellessa, docente di  dermatologia all’Università degli Studi de L’Aquila – immuni all’acqua.  Ci sono soltanto lozioni parzialmente resistenti, cioè che se ne vanno  via dopo mezz’ora, o poco più, di immersione”. L’invito è quindi quello  di non prendere alla lettera quanto pubblicizzato da alcuni prodotti.
Ancora più complesso è il discorso sui fattori di protezione, anch’essi  finiti nel mirino dei regolatori americani. Dall’anno prossimo i  produttori non potranno più scrivere sulle etichette che le lozioni con  fattore di protezione 15 proteggono dalle scottature,  dall’invecchiamento precoce e dal cancro alla pelle. Perché,  semplicemente, non lo fanno. “Un fattore di protezione 15 – spiega la  dermatologa italiana – agisce sui raggi uvb e solo per un terzo sui  raggi uva, cioè ha un’azione quasi nulla. Quindi è sbagliato pensare che  una crema con questo fattore di protezione allontani il rischio di  invecchiamento precoce o di sviluppare un cancro alla pelle”. Infatti,  mentre i raggi uvb causano scotatture, sono quelli uva a provocare le  rughe, ed entrambi i raggi possono portare al cancro. Ecco perché l’FDA  ha stabilito che le lozioni con protezione da 2 a 14 dovranno avere un  avviso in cui si dice che il prodotto non protegge da tumori della pelle  e dall’invecchiamento precoce, così come vieta di definire “ad ampio  spettro” le creme solari che non offrono protezione sia dai raggi uvb  che uva.
In questo caso la Fda ha copiato l’Unione Europea che per prima ha  avvertito la necessità di fare chiarezza sul mondo delle lozioni solari.  Prova ne è un documento datato il 22 settembre 2006. La differenza tra  l’agenzia americana e la Commissione europea sta nel fatto che  quest’ultima ha pubblicato una raccomandazione, e non una direttiva.  Quindi, non sono previste sanzioni per i produttori che non si attengono  alle indicazioni. In definitiva, nonostante i legislatori europei  abbiano avvertito l’esigenza di una maggiore trasparenza, il mercato di  fatto ha continuato a praticare la strada dell’ambiguità.
 di Valentina Arcovio
per PianetaScienza
Adico: la nuova manovra finanziaria è sbagliata ed iniqua
Accogliamo positivamente il primo passo  nella direzione del taglio delle province e dei costi della politica –  fa sapere l’Adico dopo una prima lettura del testo della nuova manovra  finanziaria che il Governo si appresta a varare – ma sembra troppo  sbilanciata nei confronti della solita classe sociale media bassa e  delle famiglie, a protezione di quella che invece evade le tasse.
Nel primo troncone della manovra finanziaria è stato richiesto ai  lavoratori, compresi i precari, sacrifici quali la riduzione delle  detrazioni fiscali e familiari a carico; ai pensionati con una pensione  di oltre i mille euro è stato ridotto l’ adeguamento dell’assegno al  costo della vita; ai cittadini la riduzione delle detrazioni per  ristrutturazioni delle case; chi si ammala dovrà versare un ticket di 10  euro per le visite specialistiche.
 Ora nel secondo troncone si parla di  innalzamento dell’età pensionabile delle donne, dalla quadruplicazione  dei tempi di pagamento dei Tfr per i lavoratori della pubblica  amministrazione; di tagli agli enti locali che sono nè più nè meno che  tagli alla spesa sociale, al welfare e ai servizi essenziali; di  ulteriori tasse e balzelli.
 Una somma di provvedimenti incentrata  sull’inasprimento fiscale e sui tagli alle agevolazioni che riguardano  la parte più debole della popolazione – denuncia il presidente  dell’Adico, Carlo Garofolini – incentrata sull’inasprimento fiscale e  sui tagli senza nemmeno la garanzia del pareggio di bilancio e con il  rischio di continuare a inseguire il debito pubblico. Una manovra che  riduce il potere d’acquisto degli italiani; si denota l’assenza di  politiche serie atte a contrastare la disoccupazione crescente, in  particolare quella giovanile, di incentivi alla ricerca ed allo  sviluppo.
Fisco: Equitalia, boom rateazione debiti. Importo sfiora 17 miliardi di euro
Superano quota un milione e trecentomila  le rateazioni dei debiti fiscali concesse da Equitalia per un importo  che sfiora i 16,9 miliardi di euro. I dati al 30 luglio confermano la  tendenza in crescita dei cittadini che scelgono la strada della  rateizzazione e vogliono mettersi in regola con il fisco. La regione in  cui il maggior numero di cittadini ha fatto ricorso alle rate è il  Lazio: ne sono state concesse più di 177 mila per un importo che supera i  3 miliardi di euro. A seguire la Campania(173 mila rateizzazioni  concesse per quasi 2 miliardi), la Lombardia(163 mila per 2,9 miliardi) e  la Toscana(141 mila per oltre 1,3 miliardi).
Grazie alla possibilità di pagare a rate, messa a disposizione da  Equitalia a partire dal 2008, – spiega la stessa società di riscossione –  le famiglie e le imprese in situazione di temporanea difficoltà  economica possono dilazionare gli importi delle cartelle, anche fino a  sei anni. Periodo che, come disposto dal decreto Milleproroghe, può  essere prolungato di ulteriori sei anni nel caso di un peggioramento  dello stato economico. L’istituto delle rateizzazioni, fondamentale per  ottimizzare il rapporto con i contribuenti, – siegano dalla società – si  traduce in un aiuto concreto a cittadini e imprese. Gran parte delle  rateizzazioni concesse riguarda debiti di importo fino a 5 mila euro,  per i quali non è richiesta alcuna documentazione particolare a supporto  della domanda. Richiedere una rateizzazione è semplice: sul sito  internet di Equitalia, (www.gruppoequitalia.it), sono disponibili i  moduli da compilare e consegnare all’agente della riscossione, nonché la  documentazione da allegare in caso di istanze per debiti superiori a 5  mila euro e un calcolatore in grado di simulare il piano di  rateizzazione.
 Fonte: ansa
 			Via libera alla manovra da 45,5 miliardi. Scure sugli statali e sugli enti locali
 			
 			12 agosto 2011
		  	 			 			Il consiglio dei ministri ha  approvato all’unanimità in un’ora e mezza i provvedimenti anti-crisi per  45,5 miliardi, aggiuntivi rispetto alla manovra varata a luglio da 47  miliardi, il che porta il totale a oltre 90 miliardi in tre anni. «Una  somma importante: 20 miliardi di euro per il 2012 e 25,5 per il 2013»,  ha detto Berlusconi. Nessuna misura sulle pensioni di anzianità,  contrariamente a quanto previsto nella bozza entrata in consiglio. Sul  tavolo c’erano un decreto-legge, un disegno di legge costituzionale di  modifica dell’articolo 41 (sulla libertà dell’iniziativa economica) e  dell’articolo 81 (per inserire il vincolo del pareggio di bilancio) ed  infine una delega per la riforma del sistema assistenziale. Prima  dell’inizio Berlusconi ha ripreso Giancarlo Galan, ministro dei Beni  Culturali, che aveva minacciato di non votare il decreto anti-crisi. Il  presidente del Consiglio ha preso da parte il ministro e lo ha  rimproverato: in questo momento non c’è cosa più grave che mostrarci  divisi.
«Abbiamo fatto in 7 giorni la manovra: se c’è un caso di necessità e  urgenza per un decreto è questo, data l’emergenza manifestata da fuori  sull’Italia. Dobbiamo fare il necessario per il bene comune – ha detto  il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – Abbiamo cercato di modulare  la manovra per renderla quanto più equa e corrispondente a esigenze di  giustizia possibile. La manovra ci porta all’1,4 nel rapporto  deficit-pil alla fine del 2012 per poi arrivare a zero nel 2013. I 45,5  miliardi sono tutti in più, una gran parte è addizionale. Quanto serve  per fare 1,4 e zero», ha detto Tremonti rispondendo alla domanda se i 45  miliardi annunciati siano o meno aggiuntivi rispetto ai precedenti 47  circa della manovra di luglio.
Per ciò che attiene direttamente la finanza pubblica tra le misure  figurano la «riduzione del costo degli apparati amministrativi,  l’anticipazione dei tagli ai ministeri per quasi 6 mld che possono  scendere a 5 se funziona la robin tax a carico del settore energetico,  ferma restando la bolletta dei cittadini».
Il Governo chiederà la delega al Parlamento per la delega fiscale ed  assistenziale già quest’anno, ha annunciato Tremonti. Il risparmio sul  2012 sarà di 4 miliardi. Viceversa scatterà la clausola di salvaguardia.
Non saranno interessati dalle riduzioni «del comparto pubblico la  sanità, la scuola, la ricerca, la cultura e il 5 per mille», ha detto il  ministro.
Nel decreto è previsto «un accorpamento sulla domenica della festitività  laiche sul modello europeo», ha dettoTremonti aggiungendo che questo  potrà «dare effetti sul Pil».
Nella manovra ci sono interventi sui giochi, sulle accise e sui tabacchi.
Tra i provvedimenti il pagamento con due anni di ritardo dell’indennità  di buonuscita dei lavoratori pubblici. Dovrebbe riguardare solo le  uscite per anzianità e non quelle per vecchiaia.
I dipendenti pubblici che non rispettano gli obiettivi di riduzione  della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima mensilità.
Aumento al 20% per la tassazione di tutte le rendite finanziarie,  esclusi gli interessi dei titoli di stato che restano al 12,5%. La  misura vale circa 2 miliardi. «La tassazione delle rendite finanziarie,  esclusi i Bot saliranno dal 12,50 al 20% – ha spiegato Tremonti –  Scenderanno invece dal 27 al 20% per i depositi bancari e quelli  postali».
È previsto un contributo di solidarietà dai redditi privati medio-alti,  pari al 5% della quota eccedente i 90.000 euro e del 10% della quota  eccedente i 150.000 euro. L’intervento ricalca quello già previsto per i  dipendenti pubblici. «Si tratta del 5% in più per i redditi oltre  90.000 euro e il 10% oltre 150.000 euro, per due anni», ha detto  Berlusconi.
Aumento la quota Irpef per gli autonomi, forse a partire dall’attuale  41% per i redditi oltre i 55.000 euro. La misura, inizialmente prevista  per 2-3 anni, potrebbe essere a carattere permanente. La misura non è  stata comunque annunciata nella conferenza stampa finale.
Pensioni donne. Viene anticipato dal 2020 al 2015 il progressivo  innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell’età pensionabile delle donne  nel settore privato.
Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle Provincie sotto  i 300.000 abitanti e la fusione dei Comuni sotto i mille abitanti, con  sindaco anche assessore, e la riduzione dei componenti i Consigli  regionali. Per quanto riguarda i comuni «sotto i mille abitanti» è  previsto che siano «gestiti solo dal sindaco», ha detto Berlusconi.  Secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la manovra prevede  l’abolizione di 34 province e l’accorpamento di 1500 comuni.
Tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro con  comunicazione all’Agenzia delle entrate delle operazioni per le quali è  prevista l’applicazione dell’Iva. E’ inoltre previsto l’inasprimento  delle sanzioni, fino alla sospensione dell’attività, per la mancata  emissione di fatture o scontrini fiscali.
Nella bozza di manovra ci sarà la norma che prevede l’estensione erga  omnes dei contratti aziendali che potranno così derogare a quelli  nazionali e a parte dello Statuto dei lavoratori. Non sarebbe più  prevista la delega per lo statuto dei lavori.
La manovra prevede per le società una riduzione al 62,5% della possibilità di abbattimento delle perdite.
Per i ministeri è previsto un taglio di 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 nel 2013.
Agli enti locali verranno ridotti 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e  3,5 nel 2013. Per le regioni il peso della riduzione dei fondi è pari a  1 miliardo di euro. La sanità non verrà toccata.
Stralciata invece l’ipotesi del taglio del 30% degli incentivi per le  rinnovabili. L’articolo 7 della bozza prevede che non potranno essere  superiori alla media di quelli erogati negli altri Paesi d’Europa.
Stralciata anche la divisione del mercato elettrico in tre macrozone (Nord, Centro, Sud).
Si punta alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali e verranno  incentivate le privatizzazioni. Nella manovra c’è «un meccanismo  efficace di privatizzazione dei servizi locali e una normativa efficace  su municipalizzate. Inoltre ci sono norme per la semplificazione e le  liberalizzazioni che anticipano» la riforma dell’articolo 41 della  costituzione, ha spiegato Tremonti.
Stop ai doppi incarichi per chi è stato eletto. È una delle ipotesi  emerse nel corso del Consiglio dei ministri che sta valutando  l’incompatibilità dell’incarico parlamentare con altre cariche elettive.