Cento intellettuali e una rivista (la testata è: “Rivista di Politica”, edita dall’editore
calabrese Rubbettino e fa capo all’Istituto
di Politica con sede a Roma e Perugia, composto
da un network di studiosi e di intellettuali non solo italiani) “per creare una rete, per dare vita ad una comunità virtuale
composta da persone che condividono le stesse preoccupazioni come cittadini e
gli stessi interessi come studiosi”. A coordinarla è il politologo Alessandro
Campi, docente di storia del pensiero politico all'Università di Perugia, già direttore scientifico della Fondazione
“FareFuturo”, che, intervistato da “Calabria on web” (www.calabriaonweb.it) il mensile edito dal
Consiglio regionale della Calabria, si sofferma sulla situazione
politica italiana con un occhio attento al
Mezzogiorno (Campi è nato a Catanzaro). A colloquio con Luigi Pandolfi ,
il politologo spiega che “il quadro politico nazionale è a dir poco confuso e complicato. Peraltro, è caratterizzato
da una circolarità perversa tra politica e mondo dell’informazione. Spesso i
commentatori - argomenta - politici sono
più partigiani degli stessi esponenti politici. Il che rende appunto necessario
un punto di osservazione per così dire neutrale e distaccato quale quello che
abbiamo cercato di costruire con l’Istituto di Politica. Mettersi nella
condizione di osservatori e analisti non significa, ovviamente, rinunciare alle
proprie preferenze e passioni, ma queste ultime non possono avere il
sopravvento sul ragionamento e sulla capacità di giudizio, che per essere
efficace deve necessariamente accompagnarsi al senso critico e al dubbio. Gli
italiani, negli ultimi vent’anni in particolare, hanno vissuto la politica alla
stregua di una passione calcistica, si sono divisi in due tifoserie, senza più
nemmeno disporre, a giustificazione delle proprie preferenze, di un retroterra
ideologico o culturale. Si è stati pro o contro Berlusconi in maniera istintiva
o pregiudiziale. Questo eccesso di febbre politica, mano a mano che il sistema
politico ha dimostrato di non funzionare, ha determinato alla fine un eccesso
di segna opposto: l’antipolitica, la protesta indifferenziata contro il
Palazzo, della disillusione la più
totale. Se questo è il quadro, bisogna cercare di recuperare uno spazio
di discussione politica all’insegna della moderazione, della serietà, del
rigore e dell’obiettività”. Tra i
collaboratori del prestigioso trimestrale, studiosi francesi, inglesi e
statunitensi, ma anche giovani, attivi nel Mezzogiorno d’Italia: “Sono infatti
convinto che nel Sud e nelle sue
Università – chiarisce il prof Campi -
ma talvolta anche al di fuori del circuito accademico, ci siano
numerose energie intellettuali, il cui unico rischio è quello di restare
disperse e isolate”. Sul Mezzogiorno, il professor Campi è quasi lapidario: “La
triste realtà è che quella che un tempo si definiva la questione meridionale è
totalmente scomparsa dall’agenda politica nazionale. La Lega ha forzato
l’attività del governo Berlusconi in senso, appunto, nordista. Il governo
Monti, dal canto suo, ha dovuto fare i conti con un’emergenza finanziaria
talmente grave da non poter dare seguito ai buoni intendimenti riguardo il Sud
e il suo sviluppo che pure aveva
manifestato al momento del suo insediamento”. Infine, Campi invita le classi
dirigenti italiane (non solo i politici) “a rendersi conto che senza un
repentino cambio d’atteggiamento l’Italia è destinata ad un triste declino. L’Italia, nella sua
storia, prima e dopo l’unificazione politica, ha conosciuto momenti di degrado
e decadenza, determinati proprio dal venire meno della funzione di guida e
indirizzo delle sue élite. Il risultato è stato lunghi periodi storici di
ristagno produttivo, di imbarbarimento dei costumi e della società, di perdita
d’influenza sulla scena mondiale e di marginalità dal punto di vista culturale.
Guardando alla storia – e considerate le potenzialità che il nostro Paese
comunque ancora possiede – forse ci vorrebbe una scatto d’orgoglio unito ad un
ritrovato senso della responsabilità da parte di tutti coloro che, a vario
titolo, rivestono ruoli di vertice in questo Paese”.
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