“Il capotreno di un convoglio di
maestri influenzanti che formano un gruppo formidabile di pensatori.”
Così Marina Machì, assessore alla
formazione della coscienza civica e alla scuola, ha definito Salomon Resnik, lo
psichiatra e psicanalista argentino, tra le personalità di maggior spicco nel
panorama mondiale della psicoanalisi e della gruppo analisi, nella relazione
introduttiva che ha preceduto la consegna, ieri sera, nel salone di
rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, allo stesso Resnik del Premio Cultura
Città di Cosenza “Telesio d’Argento”.
Un elenco lunghissimo quello dei maestri, amici e collaboratori di
Salomon Resnik: da Enrique Pichon-Rivière a
Melanie Klein, da Roger Bastide a Claude Lévi-Strauss, fino a Jorge Luis Borges e Italo
Calvino, per dire che in lui è molto forte l'interesse per l'arte e la
letteratura.
“Salire sul treno di Resnik –ha detto ancora
Marina Machì - vuol dire entrare in
contatto con quel gruppo formidabile, così come tirargli la giacca vuol dire
portarsi a casa un lembo di pensiero di quell'allegra comitiva, oltre che suo,
da lui elaborato, da lui sperimentato.
Al contrario di quanto succede con le Ferrovie
dello Stato, il treno Resnik è accogliente e puntuale. Anche quando le
percorrenze sono lunghe: Argentina, Francia, Inghilterra, Italia (non
dimenticando l'Ucraina). La stazione centrale è in Francia, ma in anni più
lontani è stata l' Inghilterra, poi l'Italia: l'Italia è una costante. Vuol
dire Venezia, Roma, Napoli e poi, tra le tante tappe, anche Cosenza. La Cosenza
di Telesio, di Parrasio e dell'Accademia Cosentina, la Cosenza eretica di
Salfi.”
Ecco perché l’Assessore Machì ,delegata alla consegna del premio dal Sindaco Mario
Occhiuto, trattenuto fuori città da impegni istituzionali, ha parlato, nel
definire la consegna del “Telesio d’Argento” a Resnik, di un
“mandato piuttosto complicato”.
La cerimonia a Palazzo dei Bruzi era
stata introdotta da Gaetano Marchese, Presidente dell’AION, l’Associazione per
la ricerca, la formazione e la diffusione della gruppoanalisi e del lavoro
analitico nell’istituzione, che ha avuto il merito della presenza di Resnik a
Cosenza e che sul finire degli anni ’90 promosse in città diversi incontri
scientifici, programmando l’iniziativa “I seminari cosentini con Salomon
Resnik”. Marchese ha ringraziato sia l’Amministrazione comunale che
l’imprenditore Sergio Mazzuca che si è occupato della realizzazione del
“Telesio d’argento”.
Prima di ritirare il premio Salomon
Resnik ha apposto la sua firma al libro d’onore del Comune di Cosenza. Nel
pomeriggio di ieri, invece, aveva ricevuto, nell’aula magna dell’Università
della Calabria, la laurea honoris causa in Scienze Filosofiche cui è seguita la
lectio magistralis sulle “Preoccupazioni metafisiche e ontologiche nella
follia”.
Salomon Resnik ha salutato di buon grado l’accoglienza riservatagli
dall’Amministrazione comunale di Cosenza ed ha più volte citato Bernardino
Telesio, così come durante la cerimonia all’Università non si era separato un
attimo dal libro “De rerum natura iuxta propria principia” del filosofo
cosentino.
Di grande profondità i pensieri espressi da Resnik durante la
cerimonia di consegna del “Telesio d’argento”:
“Ognuno – ha detto Resnik – porta con sé l’Universo e questo
arricchisce il nostro cosmo interiore, specie quando si entra in gioco con gli
altri.” E ancora: “il bambino nasce poeta e quello che è poesia o creatività è
poter preservare la capacità di giocare con le idee, con altri bambini, piccoli
o grandi che siano. Fondamento della fenomenologia è lo svelamento della realtà
per ritrovare la sua essenza alla luce del giorno. Se si perde la possibilità della
scoperta, la vita sarebbe finita. Invece, la vita è un’avventura infinita.”
Nel suo intervento, inoltre, l’Assessore Machì
ha definito inoltre Resnik “uno di quei pochi capitani coraggiosi che agiscono
sul terreno sospeso tra psicoanalisi, filosofia e antropologia.
E a proposito di psicanalisi Marina Machì,
facendo riferimento alle sue deleghe, ha messo in luce il carattere relazionale
dell’esperienza psicoanalisi, “nella quale – ha detto citando proprio Resnik - se
la coppia paziente-analista giunge a poter lavorare, essi sono come due bambini che giocano portando ognuno
qualche giocattolo e creando così un sistema di giocattoli da condividere”.
Grazie
a Salomon Resnik – questa la conclusione di Marina Machì - che oggi ha
accettato di giocare con noi.”
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