Abbiamo pazientemente atteso prima
di evidenziare e denunciare pubblicamente la gravissima “anomalia” ed enorme scorrettezza
che taluni personaggi hanno arbitrariamente assunto nei confronti dei
Commissari Straordinari del Comune di Reggio Calabria che si sono insediati,
ormai, da tre giorni.
Ci riferiamo alla pletora di
nominati, a vario titolo, nelle società partecipate dal Comune di Reggio
Calabria, sia in quelle a totale capitale sociale dell’Ente che in quelle miste
ma sempre a maggioranza comunale, vale a dire ATAM, SATI, RECASI, REGES, LEONIA
e MULTISERVIZI (anche se quest’ultima in liquidazione).
Normale garbo istituzionale, banale
correttezza amministrativa e semplice buon senso avrebbero consigliato agli
amministratori delle suindicate società partecipate di rassegnare, un minuto
dopo lo scioglimento del Comune, le dimissioni dai rispettivi incarichi. In perfetta
buona fede, avevamo finanche pensato che le opportune dimissioni sarebbero giunte
nel giorno dell’insediamento della terna commissariale composta dal Prefetto
Panìco, dal Viceprefetto Castaldo e dal dott. Piazza.
Invece, nulla: il silenzio assoluto.
Un tragico, quanto assordante, silenzio che rappresenta uno schiaffo e una
ferita alla città, ai reggini e alle elementari regole della democrazia.
Purtroppo, questi personaggi,
diretta emanazione di un’amministrazione sciolta dal Governo della Repubblica
Italiana per contiguità con la ‘ndrangheta, stanno vergognosamente tentando, in
modo assolutamente puerile, di fare finta di nulla e di rimanere incollati alle
rispettive, comode, laute e ben remunerate poltrone.
Si tratta di uno scandalo che
denunciamo e amplificheremo ad ogni livello per evidenziarne l’enorme gravità
che lo contraddistingue.
Le inchieste della Magistratura e la
relazione della Commissione d’Accesso hanno inequivocabilmente rilevato come le
società partecipate Leonia e Multiservizi hanno rappresentato il coacervo e il
grumo degli enormi interessi illeciti e dei business delle cosche mafiose di
Reggio Calabria: una sorta di riserva di caccia di proprietà esclusiva della
‘ndrangheta. Pertanto, è, oltremodo, stucchevole l’oscura e inaccettabile manovra
degli amministratori delle società partecipate, indicati dall’amministrazione
contigua con la ’ndrangheta, i quali puntano a continuare indisturbatamente l’occupazione
di ruoli e incarichi di responsabilità che non possono, oggettivamente,
continuare ad occupare.
In tal senso, sia gli amministratori
unici di ATAM e SATI, che i Presidenti e i consiglieri di amministrazione, in quota Comune, di RECASI, REGES, LEONIA e
MULTISERVIZI (anche se quest’ultima in liquidazione) sono invitati a lasciare
immediatamente l’incarico.
Siamo fuori tempo massimo; non sono
ammesse scusanti di alcun tipo, né si può giustificare la dura fatica di
abbandonare ruoli di gestione e di potere per la difficoltà a rinunciare alle annesse
prebende, indennità di carica e benefits vari. Il tempo è scaduto.
A Reggio Calabria, città capoluogo
sciolta per mafia a causa di un fallimentare decennio amministrativo del
centrodestra che l’ha distrutta e rasa al suolo, accade incredibilmente anche
questo. E’, però, compito di tutti i reggini onesti respingere con vigore gli
ultimi rantoli di un potere, ormai disarcionato e delegittimato, che, nei
fatti, con questi gravi comportamenti, punta colpevolmente a frenare, limitare
e sabotare l’attività amministrativa dei Commissari Straordinari del Comune.
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