CHI HA UN MUTUO ESAURISCE SUBITO IL PLAFOND DI 3MILA EURO PREVISTO PER LE DETRAZIONI FISCALI. E RENDE INUTILE CHIEDERE ALTRI SCONTI
19 ottobre 2012
Chi accende un mutuo per l’abitazione principale, o l’ha avviato negli ultimi anni, si dimentichi di chiedere al Fisco sconti per l’assicurazione sulla vita, le spese d’istruzione dei figli o quelle per l’affitto dello studente fuori sede, quelle sostenute per lo sport dei bambini o gli assegni per la beneficenza.
Gli interessi passivi del mutuo bastano, e avanzano, a esaurire il plafond da 3mila euro che le nuove regole, applicabili già ai redditi di quest’anno se il Parlamento accetterà il boccone amarod ella retroattività, permettono di portare in detrazione, ottenendo uno sconto massimo da 570 euro all’anno.
A chiedere al Fisco la detrazione per gli interessi passivi pagati sul mutuo sono ogni anno 3,8 milioni di italiani, e nell’85% dei casi vengono colpiti dalle nuove regole perché dichiarano più di 15mila euro. In almeno un milione di casi, a essere prudenti, la detrazione attuale supera il nuovo tetto da 3mila euro: ogni anno vengono erogati in Italia circa 250mila mutui per abitazione principale superiori ai 100mila euro all’anno, una cifra più che sufficiente a sfondare il plafond nei primi 4-5 anni di vita del mutuo.
Che succede in questi casi? Il nuovo tetto da 3mila euro alla spesa detraibile assottiglia di 190 euro all’anno lo sconto rispetto a quello offerto dalle vecchie regole, ma soprattutto impedisce di portare in detrazione le altre spese coinvolte dal tetto, che fra le grandi voci esclude solo quelle sanitarie. Il profilo pubblicato qui sopra fruisce di varie detrazioni proprio per mostrare gli effetti concreti della novità: con le vecchie regole, il contribuente ritratto nell’esempio poteva farsi scontare, oltre agli interessi del mutuo, il 19% le spese per l’assicurazione e quelle per retta e affitto del figlio studente fuori sede. Totale: 1.377,5 euro di Irpef in meno. Nella prossima dichiarazione, secondo la norma scritta nel Ddl di stabilità, solo il mutuo offrirà uno sconto d’imposta (570 euro invece di 760) e basterà da solo a escludere qualsiasi detrazione per le altre voci.
Una condizione del genere può interessare i titolari di mutui per molti anni. Secondo Mutuionline.it, il broker che mette a confronto le offerte delle banche, il mutuo medio si attesta oggi a 130mila euro, e in circa l’80% dei casi dura tra i 20 e i 30 anni. Un contratto ventennale di questo importo, secondo i tassi attuali molto bassi nonostante gli spread chiesti dalle banche, basta a esaurire il nuovo plafond delle detrazioni per 8 anni se a tasso variabile, e per 15 anni se a tasso fisso. Alzando l’importo o allungando la durata, la situazione peggiora. «È un colpo a un mercato già in difficoltà per la crisi – sottolinea Roberto Anedda, vicepresidente di Mutuionline –, che stringe ancora su detrazioni ferme da parecchi anni: basta pensare al vecchio limite da 7 milioni di lire, quando il mutuo medio non superava i 100 milioni».
I grafici a fianco mostrano l’aumento di costo fiscale del mutuo, che può arrivare a 4.507 euro nel caso di un contratto da 170mila euro, ma a questa cifra vanno aggiunte tutte le spese che i contribuenti non potranno più detrarre proprio perché gli interessi passivi esauriscono il plafond. Nel caso del profilo mostrato sopra, si tratta di 617 euro in più all’anno.
di Gianni Trovati
fonte: sole24ore.it
fonte: sole24ore.it
NUOVE POVERTÀ, LA CARITAS NELLA TRINCEA DELL’ASSISTENZA
18 ottobre 2012
Oltre 6 milioni di pasti erogati in un anno, pari a una media di 16.514 al giorno, nelle 449 mense sparse su tutto il territorio nazionale: sono i numeri del 2011 della Caritas, che danno un’idea del fenomeno delle persone, in Italia, che non riescono a soddisfare in modo autonomo un bisogno fondamentale come è quello alimentare.
Tante le cifre sui servizi offerti dalla Caritas contenute nel Rapporto povertà 2012 dell’organismo pastorale della Cei: 27.630 i volontari sparsi nelle Caritas diocesane e 2.832 i Centri di ascolto che si fanno carico di un vasto bisogno sociale di persone e famiglie, italiane e straniere. Quasi 5 mila i servizi socio-assistenziali e le attività di contrasto alla povertà realizzate dalla Chiesa in Italia e più di 3.500 i centri di distribuzione di beni primari (cibo, vestiario, etc.) nelle diocesi.
Negli ultimi 3 anni, dall’esplosione della crisi economica, c’è stata un’impennata degli italiani che si sono rivolti ai Centri Caritas e che ormai sono il 33,3%. Aumentano casalinghe (+177,8%), anziani (+51,3%) e pensionati (+65,6%).
Gli interventi sono aumentati, nei primi sei mesi del 2012, del 44,5% rispetto al 2011. Secondo il rapporto, inoltre, la richiesta di aiuti economici ai centri diocesani (dati 2011) è molto più diffusa tra gli italiani (20,4%) rispetto a quanto accade fra gli stranieri (7,4%). Questi ultimi, invece, chiedono più lavoro (17% contro 8,9% italiani) e soprattutto più orientamento (13,4% contro il 3,6%).
Secondo i curatori del rapporto, la richiesta di sussidi economici è più alta fra gli italiani a causa dell’età media più anziana rispetto agli immigrati e alla conseguente maggiore diffusione di disabilità o altre patologie tra i nostri connazionali. Quanto agli aiuti erogati dai Centri, si confermano al primo posto beni e servizi materiali, sia nei confronti degli italiani che degli stranieri, mentre i sussidi economici forniti ancora una volta riguardano molto più gli italiani (23,8%) che gli immigrati (6,9%). Un dato che si spiegherebbe con il peggioramento delle condizioni economiche dei nostri connazionali.
Ed è interessante anche notare come le Caritas diocesane abbiano istruito 3.897 pratiche per il “Prestito della speranza”, un’iniziativa anticrisi promossa da Caritas e Abi (associazione delle banche). Oltre 26 milioni di euro la cifra complessiva richiesta. Ma le diocesi italiane hanno promosso anche altri 985 progetti anti-crisi, di cui 137 nell’ambito del microcredito per le famiglie e 61 in quello per le imprese.
Tante le cifre sui servizi offerti dalla Caritas contenute nel Rapporto povertà 2012 dell’organismo pastorale della Cei: 27.630 i volontari sparsi nelle Caritas diocesane e 2.832 i Centri di ascolto che si fanno carico di un vasto bisogno sociale di persone e famiglie, italiane e straniere. Quasi 5 mila i servizi socio-assistenziali e le attività di contrasto alla povertà realizzate dalla Chiesa in Italia e più di 3.500 i centri di distribuzione di beni primari (cibo, vestiario, etc.) nelle diocesi.
Negli ultimi 3 anni, dall’esplosione della crisi economica, c’è stata un’impennata degli italiani che si sono rivolti ai Centri Caritas e che ormai sono il 33,3%. Aumentano casalinghe (+177,8%), anziani (+51,3%) e pensionati (+65,6%).
Gli interventi sono aumentati, nei primi sei mesi del 2012, del 44,5% rispetto al 2011. Secondo il rapporto, inoltre, la richiesta di aiuti economici ai centri diocesani (dati 2011) è molto più diffusa tra gli italiani (20,4%) rispetto a quanto accade fra gli stranieri (7,4%). Questi ultimi, invece, chiedono più lavoro (17% contro 8,9% italiani) e soprattutto più orientamento (13,4% contro il 3,6%).
Secondo i curatori del rapporto, la richiesta di sussidi economici è più alta fra gli italiani a causa dell’età media più anziana rispetto agli immigrati e alla conseguente maggiore diffusione di disabilità o altre patologie tra i nostri connazionali. Quanto agli aiuti erogati dai Centri, si confermano al primo posto beni e servizi materiali, sia nei confronti degli italiani che degli stranieri, mentre i sussidi economici forniti ancora una volta riguardano molto più gli italiani (23,8%) che gli immigrati (6,9%). Un dato che si spiegherebbe con il peggioramento delle condizioni economiche dei nostri connazionali.
Ed è interessante anche notare come le Caritas diocesane abbiano istruito 3.897 pratiche per il “Prestito della speranza”, un’iniziativa anticrisi promossa da Caritas e Abi (associazione delle banche). Oltre 26 milioni di euro la cifra complessiva richiesta. Ma le diocesi italiane hanno promosso anche altri 985 progetti anti-crisi, di cui 137 nell’ambito del microcredito per le famiglie e 61 in quello per le imprese.
INCAPACITA’ DEL WELFARE DI FRONTE ALLE NUOVE POVERTA’
C’è una “evidente incapacità” dell’attuale sistema di welfare a farsi carico delle nuove forme di povertà, delle nuove emergenze sociali derivanti dalla crisi economico-finanziaria. È quanto denuncia Caritas Italiana nel suo Rapporto. Diversi i limiti evidenziati: la dispersione delle misure economiche su un gran numero di provvedimenti nazionali, regionali, locali, gestiti da enti e organismi di diversa natura, senza un coordinamento complessivo; l’estremo ritardo con cui vengono attivate le misure di sostegno economico, soprattutto quelle legate alla perdita del lavoro e alla perdita di autonomia psico-fisica; l’estrema varietà nella definizione del livello di reddito della famiglia, necessario per poter usufruire di determinate prestazioni; il forte carattere categoriale di gran parte delle misure di sostegno economico o di agevolazione tariffaria degli enti locali: le soglie e i criteri di accesso alle varie opportunità assistenziali sono estremamente diversificate, creando dei vicoli ciechi spesso difficili da prevedere all’avvio dell’iter di richiesta della misura.Infine, il progressivo restringimento delle disponibilità finanziarie nel settore socio-assistenziale sta determinando la chiusura o la negazione repentina dei diritti ad una serie di fasce sociali che, fino a poco tempo fa, beneficiavano dell’intervento.
L’effetto complessivo, sottolinea il rapporto, è quello di “un vero e proprio percorso a ostacoli, dotato di irrazionale logica, in cui la presenza di barriere e veti incrociati rende quasi impossibile l’esigibilità dei diritti e la fruizione tempestiva del servizio, anche in presenza di oggettive situazioni di bisogno”.
L’effetto complessivo, sottolinea il rapporto, è quello di “un vero e proprio percorso a ostacoli, dotato di irrazionale logica, in cui la presenza di barriere e veti incrociati rende quasi impossibile l’esigibilità dei diritti e la fruizione tempestiva del servizio, anche in presenza di oggettive situazioni di bisogno”.
VOGLIA DI RIPARTIRE
Anche se la crisi continua a mordere, in Italia comincia a esserci voglia di ripartire. Affiora la volontà di rimettersi in gioco, l’aspirazione a migliorare la propria situazione. Lo testimoniano molte delle persone che si rivolgono ai Centri Caritas per chiedere aiuto, secondo quanto rileva il Rapporto povertà 2012 dell’organismo pastorale della Cei.
Ai volontari dei centri non si chiedono più soltanto sussidi economici, beni materiali o protezione per la notte, ma anche orientamento a servizi, riqualificazione professionale, formazione e recupero della scolarità perduta. Purtroppo questo tipo di persone, che il rapporto definisce i “ripartenti”, non trova sempre adeguato sostegno e riposta alla sua disponibilità a rimettersi in gioco. Da un lato, l’età non gioca sicuramente a loro favore: la maggior parte dei disoccupati che si rivolgono alla Caritas, oltre il 37% del totale, è nella fascia dell’età adulta. Inoltre, l’appiattimento verso il basso della qualità del mercato del lavoro provoca il fenomeno delle “false partenze”: accettare un’offerta di lavoro non determina sempre la risoluzione dai problemi, in quanto dietro un gran numero di offerte si celano situazioni di evidente sfruttamento, sotto-retribuzione, condizioni di lavoro al limite del degrado, e così via.
Ai volontari dei centri non si chiedono più soltanto sussidi economici, beni materiali o protezione per la notte, ma anche orientamento a servizi, riqualificazione professionale, formazione e recupero della scolarità perduta. Purtroppo questo tipo di persone, che il rapporto definisce i “ripartenti”, non trova sempre adeguato sostegno e riposta alla sua disponibilità a rimettersi in gioco. Da un lato, l’età non gioca sicuramente a loro favore: la maggior parte dei disoccupati che si rivolgono alla Caritas, oltre il 37% del totale, è nella fascia dell’età adulta. Inoltre, l’appiattimento verso il basso della qualità del mercato del lavoro provoca il fenomeno delle “false partenze”: accettare un’offerta di lavoro non determina sempre la risoluzione dai problemi, in quanto dietro un gran numero di offerte si celano situazioni di evidente sfruttamento, sotto-retribuzione, condizioni di lavoro al limite del degrado, e così via.
Fonte: avvenire.it
IL GOVERNO SALVA LA LEGGE 104, MA IL TAGLIO ALLE DETRAZIONI CI SARÀ
17 ottobre 2012
La stretta sui permessi previsti dalla Legge 104/92 non ci sarà, e non ci sarà nemmeno la tassazione delle pensioni di invalidità (ma quelle di guerra faranno cumulo con il reddito). Sono gli ultimi rimaneggiamenti alla Legge di stabilità, che il governo ha messo a punto prima di inviare il testo del decreto al Quirinale (il passaggio successivo è l’approdo in Parlamento).
Detrazioni dimezzate già per il 2012
Tra le misure restano però confermati i tagli sulle detrazioni fiscali già sul reddito del 2012, nonostante per tutta la giornata di ieri si fosse parlato dell’ipotesi di applicare le nuove restrizioni a partire dalle dichiarazioni dei redditi relative al 2013.
A rischio il taglio dell’aliquota Irpef
La modifica, si è saputo ieri, avrebbe comportato la cancellazione del calo della seconda aliquota Irpef, quella che dal 27% scenderà al 26%.
“A regime”, ha detto il ministro dell’Economia Vittorio Grilli”, “con la nostra manovra sull’Irpef, rimettiamo 6 miliardi nelle tasche degli italiani e ne riprendiamo 1,2 attraverso la riduzione delle detrazioni e delle deduzioni”. Nonostante ciò, la retroattività delle detrazioni è stata contestata da tutte le forze politiche che sostengono il governo.
Profili i di incostituzionalità per le modifiche alla 104
Soddisfazione, invece, per al modifica alle restrizioni introdotte nella legge 104, e che riguardava solo i dipendenti pubblici.
Sulla norma che tagliava del 50% la retribuzione per i tre giorni di permesso previsti per assistere un parente disabile, il Colle avrebbe individuato possibili profili di incostituzionalità, perchè la “stretta” avrebbe creato uno squilibrio tra i diritti dei dipendenti pubblici e quelli dei lavoratori del settore privato.
Di Giulia Nitti
fonte: il salvagente.it
fonte: il salvagente.it
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