Famiglie povere senza difesa perso il 12% del potere d’acquisto
16 aprile 2012
C’è un gruppo di famiglie italiane
che dalla crisi non è mai uscito. Neanche nel 2010, anno in cui
l’economia del Paese era tornata a crescere. Sono quelle più povere,
costrette ad arrangiarsi con meno di mille euro al mese. Per lo più
pensionati, molte donne, in gran parte residenti al Sud o nelle Isole.
Il loro reddito disponibile, negli ultimi anni, non ha fatto che
diminuire. Lo rivela un’analisi di tre ricercatori, Monica Montella,
Franco Mostacci e Paolo Roberti, basata sui dati della Banca d’Italia e
pubblicata sul sito lavoce.info. Nel biennio 2009-2010 il reddito delle
famiglie italiane, al netto dell’inflazione, è di poco aumentato. Ma
mentre per la classe media il recupero di potere d’acquisto è stato
sensibile, il decimo più povero delle famiglie italiane lo ha visto
scendere del 4,5%. Una caduta che sommata a quella del biennio
precedente, del 7,5%, spinge il bilancio familiare per il periodo
2007-2010 in profondo rosso. Di 1000 euro da usare per spese e bollette
quasi 120 sono andati persi.
L’IDENTIKIT
Per dare corpo ai numeri gli autori
disegnano un profilo delle famiglie più svantaggiate. Quasi sei su dieci
vivono al Sud o nelle Isole e sono formate da un solo componente. Nel
57,5% dei casi il capofamiglia è donna, un valore quasi doppio rispetto
alla media italiana. Cittadini con un livello di istruzione basso: la
metà non ha nessun titolo di studio o solo la licenza elementare. Ma ciò
che più li accomuna è il vivere fuori dal mondo del lavoro. Esserne
esclusi, come nel caso del 22% dei capifamiglia disoccupati, quando il
dato complessivo per l’Italia non arriva al 4%. O esserne usciti: la
metà di loro è in pensione.
MONOREDDITO
Da dove arrivano i soldi? Nella torta
delle entrate delle famiglie la fetta più importante è quella degli
stipendi, quasi il 40% del totale. Seguono pensioni e rendite,
rispettivamente al 25 e al 22%. Se però isoliamo il gruppo delle
famiglie più deboli la ricetta per arrivare a fine mese cambia. Il
lavoro, autonomo o subordinato, conta appena per un quarto, mentre la
quota dei trasferimenti netti si allarga, tra pensioni e sussidi, fino
al 52%. Ma più ancora del “come”, sui bilanci domestici incide il
“quanto”, la varietà delle fonti di reddito. In quasi tutte le famiglie
più povere è solo uno dei componenti a guadagnare. Se in Italia le
famiglie monoreddito sono molte, quasi la metà del totale, nel gruppo
dei più svantaggiati arrivano a nove su dieci.
INVERSIONE DI TENDENZA
Tra il 2006 e il 2008 il potere
d’acquisto delle famiglie italiane era sceso del 4,1%. Nei due anni
successivi è tornato a crescere, dello 0,3%. Ma dell’inversione di
tendenza hanno beneficiato soprattutto le famiglie a reddito medio, tra i
25 e i 35mila euro l’anno, che hanno visto le disponibilità di spesa
aumentare di quasi il 2%. Così nel biennio l’indice di Gini, termometro
delle disuguaglianze del Paese, è sceso di qualche decimo. “Ma quello è
un valore complessivo”, spiega Franco Mostacci, uno degli autori della
ricerca, “i dati scomposti per classi di reddito dicono di più”.
Qualcosa di preoccupante rispetto al welfare italiano: “Fino al 2006
erano i più deboli ad ottenere i maggiori dividendi della crescita
economica. Poi la tendenza si è invertita: la redistribuzione della
ricchezza li ha sfavoriti”. Da tenere presente, in tempi di riforme
delle pensioni e del lavoro.
di Filippo Santelli
fonte. Repubblica.it
fonte. Repubblica.it
Fornero: governo a casa se riforma del lavoro non passa
15 aprile 2012
“Finora abbiamo ricevuto critiche per
troppa incisività o troppo poca incisività, ma su una cosa siamo
decisi: andremo in Parlamento e se la riforma non dovesse passare
andremo a casa”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel
corso di un convegno sull’occupazionale giovanile a Reggio Calabria.
“C’è grande disagio sociale in questo Paese”, ha affermato il ministro.
La titolare del dicastero del Welfare ha anche parlato della mancanza di
crescita e sviluppo “negli ultimi 15-18 anni in Italia. Siamo fermi o
in alcuni anni addirittura in negativo mentre la Cina e altri Paesi
crescevano”. Il ministro Fornero ha aggiunto che “senza crescita in
aggregato ci si impoverisce” e ha sostenuto che negli ultimi decenni si è
registrata una sperequazione nella distribuzione del reddito “a danno
delle classi medie e povere”.
“Gli esodati li creano le imprese che mandano fuori i dipendenti, sul tema pensionistico pubblico, a carico della collettività. Dopo i 65mila soluzioni per gli altri. Varietà di stime? Non è colpa del ministero». È questo il passaggio della Fornero sugli esodati nell’intervento nel corso del convegno. Su questa tematica, ha ribadito, “bisogna trovare un equilibrio”.
“Gli esodati li creano le imprese che mandano fuori i dipendenti, sul tema pensionistico pubblico, a carico della collettività. Dopo i 65mila soluzioni per gli altri. Varietà di stime? Non è colpa del ministero». È questo il passaggio della Fornero sugli esodati nell’intervento nel corso del convegno. Su questa tematica, ha ribadito, “bisogna trovare un equilibrio”.
PROTESTA DEI LAVORATORI NEL CORSO DEL CONVEGNO
Un gruppo di lavoratori precari della
Regione Calabria ha fatto una irruzione silenziosa nella sala Calipari
di palazzo Campanella, dove era in corso il convegno sull’occupazione
giovanile al quale ha partecipato il ministro del Lavoro Elsa Fornero.
Lamentano la mancata stabilizzazione. Tenevano in mano alcuni fogli
bianchi con le scritte “lavoratori fantasma” e “lavoratori alla fame”.
La manifestazione è stata promossa dal sindacato Usb. Il goverrnatore
della Calabria Giuseppe Scopelliti ha parlato con il ministro Fornero in
privato, esponendole la situazione dei lavoratori precari e poi ha
spiegato ai sindacalisti che il ministro entro il 15 maggio convocherà
un incontro sul precariato. La precedente trattativa era saltata a causa
della crisi di governo. Uscendo dal convegno, i sindacati hanno
ringraziato a distanza il ministro Fornero che ha risposto “grazie per
la vostra civiltà”.
Fonte: avvenire.it
Imu in tre rate, scontro nel governo. Garofolini: una tassa ingiusta
14 aprile 2012
Sale lo scontro sull’Imu, dopo la
decisione di farla pagare in tre rate. I Comuni frenano: l’impatto –
dicono – sarà «devastante» se la rateizzazione dovesse riguardare anche
la seconda casa. E anche il Pd attacca: così i comuni non pagano gli
stipendi. Niente da fare invece per gli anziani: il rischio di un abuso
di una eventuale agevolazione sulla casa lasciata vuota dalle persone
ricoverate in case di cura o in ospizi non lascia porte aperte a
modifiche. Novità in vista invece per le case affittate a canone
concordato e per le dimore storiche: il relatore sta valutando,
nell’ambito delle risorse disponibili, emendamenti per alleggerire la
tassazione.
Le nuove norme, che avranno l’impatto su moltissimi contribuenti, arrivano mentre il tema fiscale si scalda e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia un nuovo monito contro l’evasione fiscale, defindendo gli evasori «indegni dell’Italia». Il tema Imu poi divide la maggioranza. Al segretario Pdl Angelino Alfano che già da qualche giorno rilancia la necessità della rateizzazione e di un alleggerimento risponde il leader del Pd, Pierluigi Bersani. «Avevamo proposto di alleggerire l’Imu e compensarla con una tassa personale sui grandi patrimoni immobiliari. Questa era la nostra proposta. Vogliamo riprenderla in mano? – si chiede – L’Imu, che è sgradevole, a questo punto va applicata. Alfano dice che bisogna graduarla? Figuriamoci».
La ricaduta che la nuova imposta immobiliare avrà indirettamente sulla condizione degli inquilini sembra non far parte delle preoccupazioni del Governo Monti – tuona il presidente dell’Adico, Carlo Garofolini – si tratta di una tassa ingiusta e vessatoria, che avrà solo un ulteriore effetto depressivo dal punto di vista economico”.
Le nuove norme, che avranno l’impatto su moltissimi contribuenti, arrivano mentre il tema fiscale si scalda e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia un nuovo monito contro l’evasione fiscale, defindendo gli evasori «indegni dell’Italia». Il tema Imu poi divide la maggioranza. Al segretario Pdl Angelino Alfano che già da qualche giorno rilancia la necessità della rateizzazione e di un alleggerimento risponde il leader del Pd, Pierluigi Bersani. «Avevamo proposto di alleggerire l’Imu e compensarla con una tassa personale sui grandi patrimoni immobiliari. Questa era la nostra proposta. Vogliamo riprenderla in mano? – si chiede – L’Imu, che è sgradevole, a questo punto va applicata. Alfano dice che bisogna graduarla? Figuriamoci».
La ricaduta che la nuova imposta immobiliare avrà indirettamente sulla condizione degli inquilini sembra non far parte delle preoccupazioni del Governo Monti – tuona il presidente dell’Adico, Carlo Garofolini – si tratta di una tassa ingiusta e vessatoria, che avrà solo un ulteriore effetto depressivo dal punto di vista economico”.
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