Leggere
ciò che è accaduto al giovane Claudio fa davvero molto male. Rabbia, dolore, sconcerto,
un mix di sensazioni che ti fanno gridare “ma perché?!”, anche se non esiste
alcun logico e ragionevole motivo a ciò che è successo ieri sera. Perché dare
un cazzotto gratuito a un ragazzo, perché insultarlo e dileggiarlo perché è
omosessuale?! Ma soprattutto, una volta giunto in ospedale, laddove Claudio
avrebbe dovuto sentirsi semplicemente al sicuro, perché ancora umiliarlo?!
Questa storia è davvero raccapricciante.
Claudio
ha subito una doppia aggressione omofoba, una violenza discriminatoria e machista
della quale questa società è intrisa fino al collo, compresa la nostra
“tranquilla” cittadina, una Reggio che non si scompone mai, che non si indigna
né si stupisce di fronte a nulla. Non so se mai sono accaduti fatti analoghi a
Reggio; mi fa pensare che questo drammatico fatto sia accaduto adesso che sta
crescendo pian piano la mobilitazione e l’attenzione per i diritti civili e che
le tematiche lgbt cominciano ad essere discusse di più, ora che si sta cercando
di rompere il velo del silenzio e si sta cominciando a pretendere attenzione,
anche dalla politica e dalle istituzioni. La politica e le istituzioni però
devono rispondere.
Dalla
politica è giusto pretendere azioni concrete tese alla diffusione di una
cultura del rispetto e della non discriminazione. Urge una legge nazionale
contro l’omofobia, più volte affossata in Parlamento, e l’impegno ad adoperarsi
per il raggiungimento di una società normale. Si normale. Perché quello che è
accaduto a Claudio non è normale. Chi lo ha picchiato così come chi gli ha
barbaramente consigliato di recarsi da uno psicologo per “curare” la sua
omosessualità sicuramente ne necessita in prima persona, di uno bravo!, come si
suole dire in questi casi. Sento di riporre fiducia nelle forze dell’ordine e mi
auguro che chi ha insultato, picchiato e umiliato Claudio venga perseguito per
i reati che ha commesso. Ritengo che immediati provvedimenti debbano essere
presi nei confronti del personale paramedico che ha assistito Claudio in
ospedale riservandogli nuovi insulti e nuova violenza, questa volta psicologica
ma ugualmente dolorosa come il cazzotto ricevuto poco prima. Non è minimamente
accettabile che un infermiere si lasci andare ad esternazioni omofobe trattando
Claudio come un malato perché omosessuale. L’omosessualità non è una malattia.
L’omofobia lo è. E’ un vero e proprio cancro sociale. La dirigenza degli
Ospedali Riuniti deve dare una risposta a Claudio e a tutti noi e deve
intraprendere immediatamente tutte le azioni necessarie, anche disciplinari,
affinché ciò che è accaduto non si verifichi mai più.
A
Claudio va la nostra totale vicinanza, solidarietà e ammirazione per la forza che
ha dimostrato nel denunciare pubblicamente ciò che gli è accaduto. Tutti coloro
che ogni giorno si battono per una società dove tutti gli esseri umani siano
liberi ed eguali in dignità e diritti oggi si sentono feriti e offesi. Per
questo non possiamo che dire con forza che SIAMO TUTTI CLAUDIO.
Laura
Cirella
Coordinatrice
provinciale
Sinistra
Ecologia Libertà
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