Quando
sono stato a Platì molti cittadini, fermandomi per strada, mi chiedevano
alquanto stupiti: “ma che siete venuti a
fare?” ed ancora: “negli ultimi
cinque anni nessun Presidente era mai venuto fin qui. Benvenuti”. Due esclamazioni
cariche di significati, a metà tra rassegnazione e stupore. Frasi
che mi sono rimaste scolpite nella memoria.
Così come le immagini di quelle case in cui sono entrato poiché invitato
a farlo dallo spirito di accoglienza e di ospitalità dei loro proprietari .Ho
visitato abitazioni sopra una frana che stanno purtroppo rovinosamente
crollando, trascinando con sé tutti i sacrifici e tutti i sogni di una vita.
Quanto sta capitando a Platì è però figlio dell’incuria o ancor peggio della
“pigrizia”. Già, perché credo si sia trattato proprio di questo, di quella
“pigrizia” appunto che proprio negli
anni del Presidente Morabito ha letteralmente caratterizzato la gestione
dell’Ente Provincia. Ovviamente, nessuno deve sentirsi immune da
responsabilità. Certo la colpa non sarà stata solo la sua. Infatti alla
Provincia prima di noi, sempre per non uscir fuor di metafora, con Pisolo c’erano anche Biancaneve e i
sette nani… Ironia
a parte. Quando ho letto le affermazioni rese dal mio predecessore, Avv.
Morabito, oggi capogruppo PD in Consiglio Provinciale, non ho potuto fare a
meno che ricordare quelle frasi a me stesso. A Platì, tutti quanti ci siamo
arricchiti di valori umani riscoprendo realtà che, oggi più che mai, vivendo le
stesse una stagione commissariale alla guida del Comune, hanno bisogno di
sentirsi accanto la presenza di istituzioni come la Provincia. Non per fare ulteriori polemiche, ma è
evidente che a Platì, così come in molti altri piccoli comuni dell’entroterra,
non c’è nessuna traccia significativa dell’operato della Provincia degli anni
che hanno immediatamente preceduto il
mio mandato. Non v’è traccia di opere prevista da Morabito per poi essere realizzate.
Questo è sotto gli occhi di tutti. L’unica
cosa che abbiamo trovato recandoci lì sono state delle strade chiuse al
transito da anni, o per lo più dissestate, che hanno ulteriormente isolato
queste zone creando oltre al danno economico soprattutto quello sociale,
ingenerando nelle popolazioni un profondo e generalizzato senso di abbandono e
di sfiducia verso le Istituzioni. A
cosa è servito dunque limitarsi a prevedere, a programmare, magari scrivere
pure un bel libro dei sogni al posto di un programma triennale delle opere
pubbliche che poi effettivamente potesse essere realizzato? Questo è il pessimo
insegnamento che abbiamo ereditato dalla passata amministrazione provinciale.
Questo è un errore che non vogliamo ripetere.
Pertanto, considerate le notevoli e nuove ristrettezze economiche del
periodo di crisi in cui stiamo vivendo, che vedono l’Ente Provincia, al pari
delle altre amministrazioni, penalizzate da drastici tagli e riduzioni di
trasferimenti, valutati i vincoli posti dal necessario rispetto del patto di
stabilità e dal criterio del pareggio di bilancio, stiamo lavorando in questi
mesi per mettere a punto un piano delle opere pubbliche ed un bilancio che sia
realmente sostenibile e che si basi innanzi tutto sull’ascolto del territorio. Per questo ci siamo recati a Platì, così come
in molti altri piccoli Comuni del comprensorio provinciale. Vogliamo dare la
giusta importanza a tutti. Non
basteranno altri cinque anni di attacchi e critiche a mezzi stampa per
riconquistare credibilità nell’opinione pubblica. A che serve evitare il
confronto in Aula per poi strizzare l’occhiolino ai giornali. Forse
staremo pure navigando a vista, anche se non lo credo affatto, ma quantomeno
sono io il nocchiero della nave e non uso come altri il pilota automatico. Nessuno
vuole negare al consigliere Morabito il libero esercizio del proprio ruolo né
il suo diritto alla critica che comunque gradiremmo fosse davvero costruttiva.
Ormai da quasi un anno stiamo portando avanti con i cittadini, iniziando da
quelli che abitano nelle piccole comunità che, in oltre sessant’anni di storia
repubblicana, non hanno mai ricevuto la visita
di un Presidente in carica se non
in concomitanza con i vari appuntamenti
elettorali. Ma adesso a noi spetta il compito di guardare avanti. Di
ripensare il futuro di questi territorio. Ed è questo che andiamo ripetendo
nelle assemblee popolari, a cui siamo invitati, non ci interessa parlare del
passato: a Platì come a Staiti, ad Antonimina come a Grotteria, a Stilo o
ancora a Samo. È chiaro che stiamo dando fastidio. Ma in fondo non ci interessa.
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