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lunedì 16 aprile 2012

Regione: Franchino (Pd) su ordine del giorno - lavoratori in esodo

"Con l'ordine del giorno presentato in Consiglio regionale insieme ad altri colleghi e di cui sono primo firmatario, auspico che la Regione, per quanto di sua competenza, e comunque il Governo, assumano tutte le iniziative legislative e regolamentari necessarie alla risoluzione delle problematiche che interessano i lavoratori in esodo, onde evitare che gli stessi rimangano senza stipendio e senza pensione per un periodo di tempo fino a circa sei anni in più rispetto alla previgente normativa pensionistica".
E' quanto rende noto il consigliere regionale del Pd, Mario Franchino che invita "la Regione anche a tenere conto delle osservazioni e degli emendamenti proposti in merito dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome".
Franchino ripercorre tutti i passaggi legislativi: "Al fine di razionalizzare il complessivo assetto organizzativo degli Uffici della Giunta e della stessa Assemblea, il Consiglio regionale ha emanato norme per l'esodo volontario del personale scaglionandone gli effetti agli anni 2011, 2012 e 2013. Da parte sua, il Governo nazionale, nell'ambito degli interventi legislativi per il contrasto alla crisi economica ha disposto, oltre ad una rilevante modifica dei requisiti minimi di età e di servizio richiesti per il collocamento a riposo per dimissioni volontarie, anche la disapplicazione delle norme regionali che disciplinano l'esonero dal servizio. Tale blocco ha inciso anche sui diritti dei dipendenti che, avendo già maturato i requisiti anagrafici e contributivi per il collocamento a riposo in base alla previgente normativa pensionistica, hanno chiesto la risoluzione del rapporto di lavoro entro il 31.12.2011. La riforma delle pensioni e la correlata sospensione delle norme che disciplinano l'esodo anticipato hanno provocato forte disagio sociale, traducendosi in una massiccia reazione. La mancata soluzione dell'emergenza dei lavoratori cosiddetti 'esodati' si tradurrebbe - ha concluso Franchino - in una ulteriore penalizzazione per una realtà socio-economica già pesantemente segnata dalla crisi occupazionale".

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