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sabato 21 aprile 2012

ADICO: le News

Tasse, arriva un’altra mazzata. I comuni metteranno l’Imu-bis


21 aprile 2012
Ennesima stangata in arrivo. Questa volta dai primi cittadini di ogni città, ancora ignari della portata. Forse perché infilata all’ultimo momento nel decreto sulle semplificazioni fiscali, approvato giovedì dalla Camera. L’imposta di scopo – come si legge su Repubblica – rinasce dalle ceneri e si candida ad essere l’Imu-bis. Uno strumento nelle mani dei sindaci per finanziare asili, scuole, parchi, biblioteche, strade, parcheggi. Ma anche una nuova tassa sul mattone, il bancomat più gettonato in questo tempo di crisi e sacrifici.
Istituita da Prodi con la Finanziaria 2007, l’imposta di scopo doveva essere la leva dei Comuni a parziale copertura delle opere pubbliche (prime case escluse). Un flop, in realtà. Utilizzata pochissimo – scelta da neanche una ventina di città – finisce poi nel decreto sul Federalismo fiscale dello scorso anno che a sua volta rimanda a un regolamento da emanarsi entro il 31 ottobre 2011. Caduto nel nulla. Ecco allora il Semplifica-Italia che rende l’imposta più appetibile. Sotto tre aspetti: applicata per il doppio del tempo, fino a 10 anni dai 5, finanzierà il 100% delle opere, non più il 30, estesa anche alle prime case. Bel colpo.
Un’altra tassa sul mattone, però. Il motivo è chiaro. L’imposta funziona come l’Imu: stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille, colpisce tutti gli immobili. Aumentano poi anche le opere finanziabili (lo “scopo”), come il restauro e la conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che nuovi spazi per eventi, potenziamento del trasporto locale, arredi urbani significativi, giardini, musei. I sindaci individuano le opere, scelgono l’aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l’imposta. Il mancato inizio dell’opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell’imposta.

Fonte. affaritaliani.it

 

 

Pasta, con crisi boom di consumi


20 aprile 2012
La pasta torna a essere, nel pieno della crisi, un prodotto di punta nella nostra alimentazione tanto che nel 2012 si è registrato un aumento nelle vendite pari al 4,7 per cento. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop diffusa in occasione della presentazione della “prima pasta tutta italiana dal campo allo scaffale”.
Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali con circa 26 chili per persona nell’ultimo anno, quantità tre volte superiore a quella consumata da uno statunitense, da un greco o da un francese, cinque volte a quella mangiata da un tedesco o uno spagnolo e sedici volte da un giapponese. Seguono l’Italia i “mangiatori di pasta” del Venezuela (13 chili) e della Tunisia (12 chili). In Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi. L’Italia è leader anche nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella di Stati Uniti (2 milioni), Brasile (1,3) e Russia (858mila tonnellate). Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia. Nel corso del 2011 sono aumentate dell’8 per cento le esportazioni in valore di pasta italiana e un aumento record (+ 60%) si è verificato in Cina, dove comunque la domanda resta contenuta.
I consumatori più appassionati di pasta italiana sono i tedeschi, seguiti da francesi, inglesi, statunitensi e giapponesi. La riscossa della pasta ha trainato anche le semine di grano duro in Italia, che avrebbero fatto segnare nel 2012 un incremento di circa 150mila ettari (+13% su base annua), ammontando complessivamente a 1,35 milioni di ettari, sulla base di una indagine Ismea. A livello regionale si stimano aumenti consistenti in Puglia e Marche (+15 per cento circa) e Sicilia (+20) mentre in controtendenza sarebbe la Basilicata dove gli ettari avrebbero subito una contrazione di circa il 10 per cento.
L’italianità della pasta è considerata il vero valore aggiunto del prodotto secondo un sondaggio online condotto dalla Coldiretti. Arriva la prima pasta autarchica, italiana al 100%, dal campo allo scaffale. Una collaborazione inedita Coldiretti-Coop porta sulle tavola una pasta a marchio garantito e alta qualità, che valorizza territorio e grano italiani.
Una sorta di “compromesso storico” della tavola tra soggetti spesso antagonisti lungo la filiera agroalimentare, i quali hanno però deciso di mettere insieme le risorse migliori del Bel Paese: italiano al 100% è il grano, italiani al 100% sono i produttori e la rete della distribuzione. Non solo, il nuovo prodotto veicola anche un forte valore aggiunto ambientale, economico e nutrizionale: il grano arriva tutto dal cuore della Sicilia, dalla zona di Enna, salvando così dall’abbandono interi territori in zone difficili, garantendo occupazione e reddito a lavoratori in una fase di forte crisi. Tra i protagonisti del progetto Coldiretti-Coop c’è infatti il pastificio Cerere del Consorzio agrario Lombardo Veneto, situato in provincia di Enna. In base all’accordo – spiegano Il presidente di Coldiretti Sergio Marini e il presidente di Coop Italia Vincenzo Tassinari – il grano sarà pagato agli agricoltori a un prezzo premiante. L’origine del grano è un vantaggio anche per i consumatori, come insegnano i nutrizionisti. Per la maggiore qualità e il minore contenuto di aflatossine (classificate potenzialmente cancerogene), che aumentano a causa dei lunghi trasporti del cereale importato e la sua conservazione in ambienti umidi. I cinque formati di pasta di grano duro trafilata al bronzo, a essiccazione lenta, no Ogm, arriverà negli scaffali degli oltre 1.400 punti-vendita Coop con il marchio unico 100% Italia.

fonte. avvenire.it




Avron, la nuova truffa colpisce i piccoli imprenditori. Adico: «Attenti al Registro del Mercato Nazionale, non pagate»


20 aprile 2012
La truffa non corre solo in rete, ma approda anche nelle cassette postali. E questa volta le vittime sono soprattutto i piccoli e piccolissimi imprenditori, a cui manca solo di vedersi recapitare fatture da migliaia di euro per servizi che non hanno mai richiesto. Dopo Italia-programmi.net ora è la volta di Avron, società con sede legale in Slovacchia, che negli ultimi mesi sta facendo avere a centinaia di aziende e ditte individuali una comunicazione scritta per invitare i titolari ad aggiornare i propri dati in un fantomatico Registro del Mercato Nazionale. E qui scatta il raggiro: compilando il modulo si aderisce a un servizio a pagamento da 1.270 euro l’anno con un contratto di 3 anni. Il tutto naturalmente senza che il malcapitato imprenditore si sia accorto di nulla.
Sono decine i casi in carico all’ufficio legale di Adico Associazione Difesa Consumatori in questo periodo: l’ultima lettera di diffida, spedita all’inizio della settimana, è a nome di una ditta individuale di Mestre, un gommista che è a dir poco impallidito quando si è visto recapitare a casa una fattura da quasi 1.300 euro solo per la prima tranche, e di fronte alla sua intenzione di non pagare ha visto seguire uno stillicidio di solleciti sempre più minacciosi. Ma tra i casi approdati in via Volturno ci sono anche quelli di un vetraio di Murano, della titolare di un salone di bellezza di Marghera, del titolare di una piccola ditta di import-export di Marcon e via così.
La prima comunicazione da Avron è arrivata al gommista lo scorso novembre e aveva tutto l’aspetto di un modulo per comunicare eventuali variazioni dei dati aziendali. «Nello scritto si fa riferimento a una verifica annuale dei dati del Registro del Mercato Nazionale – spiega l’artigiano – ed effettivamente i dati riportati nel modulo erano in parte errati, così ho scritto quelli giusti e ho rispedito il foglio nella busta pre affrancata che avevano fornito, credendo si trattasse di un registro legato alle Pagine Bianche, o alla Camera di Commercio».
Solo leggendo le clausole scritte in caratteri minuscoli, e magari dando un’occhiata al sito www.registro-mn.com e alla sua banca dati quanto meno lacunosa, ci si rende conto che il tutto puzza di bruciato. Se ne sono accorti i consumatori, che ora iniziano a mettere la questione nelle mani dell’ufficio legale di Adico, ma se n’è accorta anche l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che proprio a marzo ha sanzionato la Avron con una multa di 100.000 euro per pubblicità ingannevole: l’Agcm nel provvedimento, pubblicato nel bollettino dello scorso 10 aprile, sottolinea come Avron utilizzi informazioni “che, nel loro complesso, sono idonee ad ingenerare nei destinatari l’erroneo convincimento che la compilazione e l’invio del modulo stesso non comporti alcun onere economico, trattandosi di una mera verifica e aggiornamento dei dati aziendali ivi indicati”.
«Si tratta dell’ennesimo raggiro ai danni dei consumatori, ma a differenza di Italia-Programmi che colpisce indifferentemente chiunque navighi in Internet, questa invece punta ai piccoli e piccolissimi imprenditori, ai liberi professionisti, una categoria economica già duramente provata dalla crisi. – spiega il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori Carlo Garofolini – Molti si sono rivolti a noi disperati di fronte alla prospettiva di dover pagare quasi 4.000 euro in 3 anni per un servizio inesistente e di fatto estorto: ma noi li rassicuriamo, e così come fatto per la truffa perpetrata da Estesa Limited invitiamo tutti a non pagare e a rispondere ai solleciti di pagamento con una lettera di diffida. Confidiamo anche nel fatto che le autorità di vigilanza tengano alta l’attenzione su questa e su altre truffe analoghe, perché chi le mette in atto non deve restare impunito. Gli esperti di Adico sono a disposizione per dare consulenza sia di persona nella sede di Mestre che via email scrivendo a info@associazionedifesaconsumatori.it e infine anche per telefono allo 041.5369637».

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