ANTITRUST E GUARDIA DI FINANZA BLOCCANO “TRAPPOLE” INTERNET SU SMARTPHONE
24 novembre 2012
Stop ai servizi a pagamento non richiesti attivati inconsapevolmente dai consumatori che navigano in internet utilizzando smartphone e tablet. Lo ha deciso l’Antitrust che, in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Mercati e il Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, ha disposto la sospensione della pratica messa in atto dalla società Neomobile e ha ottenuto l’oscuramento dei banner collegati alla società Tekka Lab. Nei prossimi giorni l’Antitrust deciderà se sospendere o meno i banner collegati alla società Noatel alla quale il procedimento per pratica commerciale scorretta è stato notificato questa settimana.
Secondo le numerose segnalazioni ricevute, i consumatori, navigando in mobilità su internet, cliccavano su banner o link che apparivano sullo schermo, anche solo per potere proseguire la navigazione, e si trovavano inconsapevolmente abbonati a servizi premium (ad esempio giochi, screen saver, applicazioni, suonerie, concorsi a premi etc.) al costo di 5 euro settimanali, che venivano automaticamente scalati dal credito telefonico. I fornitori del servizio non davano inoltre alcuna indicazione sulle procedure per disattivare gli abbonamenti.
Nelle settimane scorse funzionari dell’Antitrust e i militari della Guardia di Finanza hanno svolto ispezioni presso le sedi delle società per acquisire documentazione utile alle istruttorie avviate.
Intanto, secondo quanto diffuso in una ricerca della newsletter Mediaduemila, quasi 8 milioni di italiani sono esposti a furto d’identità. Il 60% degli europei che frequenta le reti sociali e utilizza internet, per comprare e vendere online, rivela i propri dati personali sui siti cui accede.
Di questi quasi il 90% rilascia informazioni biografiche, il 50% informazioni sociali e il 10% informazioni sensibili. Ma il 70% di questi dichiara di essere preoccupato di come le imprese usano questi dati e ritiene di avere solo un controllo parziale, se non nullo, su queste informazioni. Se se guarda alla popolazione giovanile mondiale addirittura il 30% che ha accesso a internet condivide online informazioni private ignorando le informative sulla privacy e molto spesso utilizza connessioni non sicure.
“L’utente deve decidere quale immagine vuole proiettare nel mondo – ha dichiarato Derrick De Kerckhove, massmedioalogo e direttore scientifico della rivista – deve avere accesso ai dati raccolti su di lui oltre ad avere il diritto di decidere se essere incluso in una statistica di acquisti. E’ necessaria una costituzione globale che protegga i diritti del cittadino, la sua privacy e garantisca il potere di gestire la propria persona digitale. Esiste non solo un diritto – continua De Kerchove – ma anche un dovere di sapere. Bisogna insegnare fin dalla scuola come gestire il proprio profilo digitale e come imparare a difendersi dal controllo per non mettersi addosso una camicia di forza elettronica”.
Fonte: repubblica.it
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