I
dati relativi all’occupazione femminile in Italia, se confrontati con il resto
della media dei Paesi europei o più evoluti, denotano un gap significativo,
mediante di oltre 15 punti percentuali, a sfavore delle donne italiane.
Infatti, a fronte della media europea del 60% di occupazione femminile, da noi,
fa riscontro il 43%”.
E’
quanto ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro
Nicolò, intervenendo, questo pomeriggio, al seminario promosso da “Italia
Lavoro” tenutosi alla sala “Giuditta
Levato” di Palazzo Campanella. “E’ già un dato che in sé suscita allarme, di
vago sapore discriminatorio sotto il profilo delle politiche di genere, ma la
disaggregazione che sottende, cioè una lettura più analitica, lascia
intravvedere una realtà che allarga le sue propaggini alla qualità del lavoro
femminile in Italia, ai tempi di vita, alle prospettive di carriere”.
“Ebbene
– rilancia Nicolò- è proprio in questo contesto che deve inserirsi la buona
politica, capace di innescare processi virtuosi a sostegno della donna affinchè
le sue potenzialità e la sua capacità di incidere nel tessuto produttivo
emergano nel contesto necessariamente più flessibile e di conciliazione di
tempi di vita e lavoro dei nostri giorni”.
“La
materia è vasta, ma se non se ne comincia a parlarne in maniera costante e
direi anche, favorendo la presenza in politica di una platea più vasta di donne
impegnate nelle istituzioni,
difficilmente, sul paino culturale e sociale, potremo riportarci ai
livelli standard europei- aggiunge Nicolò-. Da qui, dunque, riflettere su nuove
forme di welfare, su come riorganizzare l’impatto della presenza femminile sui
luoghi di lavoro, favorendo la flessibilità di impiego, ove lo consentano le
strutture della produzione, garantendo così quell’apporto di intelligenze e
sensibilità tipico delle donne cui, a mio parere, nessuno paese civile può
rinunciare, pena la decadenza della sua stessa struttura sociale”.
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