VERSAMENTI IMU. IL VADEMECUM DELLE SCADENZE
18 giugno 2012
Oggi è l’ultimo giorno per il pagamento della prima rata dell’Imu, l’imposta municipale unica introdotta dal governo con il decreto salva Italia. Cambia così la tassazione immobiliare, con un significativo inasprimento per permettere all’Erario di recuperare gli introiti persi con l’eliminazione dell’Ici. Si tratta di un’imposta che dovrebbe sostenere le casse dello Stato e dei Comuni complessivamente per 21,4 miliardi. Ma le difficoltà nel calcolo, le incertezze legate alle aliquote finali non ancora stabilite – lo saranno solo a dicembre – hanno suscitato polemiche e critiche sia per l’impatto sui portafogli delle famiglie sia per quello potenziale a livello macroeconomico: il Censis ha stimato un possibile calo del 20% del valore degli immobili, anche se altre stime sono meno negative. Per orientarsi, in quattro schede una mini-guida all’Imu.
IL CALENDARIO – Si paga in 2 o 3 rate?
Dipende dall’immobile. Oggi è l’ultimo giorno utile per pagare la prima rata dell’Imu senza incorrere in sanzioni. Ai proprietari di prima casa è stata concessa la possibilità di scegliere il numero delle rate in cui frazionare l’imposta. Si può optare per il pagamento in due rate, con il conguaglio al 16 dicembre (che slitta a lunedì 17), oppure in tre rate, utilizzando la finestra del 16 settembre (fino a lunedì 17 settembre). Se il contribuente ha scelto due rate, entro oggi deve pagare il 50% dell’imposta base; se ha scelto tre rate, entro oggi va versato il 33% del totale. L’indicazione va fatta nel modulo F24 con il quale si paga, indicando i codici «0101» per le due rate o «0102» per le tre rate. Attenzione però: l’agevolazione di rateizzare in tre volte vale solo per l’abitazione principale; per gli altri fabbricati si potrà solo pagare in due rate. Il conguaglio di dicembre consentirà anche di conoscere il peso effettivo dell’imposta, sulla base delle maggiorazioni o degli sconti che i singoli Comuni decideranno di applicare.
GLI SPORTELLI – Il conto online serve?
Evita la banca o la posta L’ammontare dell’imposta ha creato non poche preoccupazioni, visto che il metodo è cambiato rispetto alla vecchia Ici e non è chiaro quale sarà il saldo finale. I Caaf sono stati presi d’assalto per il calcolo, ma specialmente per i casi più semplici si può fare anche da soli o con l’aiuto di alcuni siti come www.amministrazionicomunali.it, su cui preparare il modulo F24 da stampare e poi presentare in banca o in posta. Oggi è presumibile che gli sportelli siano affollati di contribuenti, per cui chi ha un conto online presso un istituto di credito può scegliere la strada più comoda di pagare l’F24 via Internet. Per calcolare l’Imu, si parte dalla rendita catastale (si trova sul rogito o facendo una visura catastale anche online), che va rivalutata del 5% e poi moltiplicata per 160. Questa è la base imponibile, cui applicare l’aliquota dello 0,4% per l’abitazione principale e dello 0,76% per gli altri fabbricati. Dal risultato vanno sottratte le detrazioni: 200 euro per l’abitazione principale e 50 euro per ogni figlio convivente con meno di 26 anni, fino a 600 euro totali.
LE SANZIONI – Gli interessi di mora?
Bassi se il ritardo è poco Pagare o non pagare l’Imu? Secondo un sondaggio di Unimpresa il 15% dei contribuenti chiamati a pagare l’imposta potrebbe non rispettare la prima rata di oggi. E un altro 25% non intenderebbe pagare neanche al saldo di dicembre. Per Stato e Comuni la perdita potrebbe oscillare tra 2 e 8 miliardi di euro. Attenzione alle sanzioni però: chi non presenta la dichiarazione Imu rischia una multa tra il 100% e il 200% dell’imposta con un minimo di 51 euro. Se invece si paga l’acconto in ritardo, con il cosiddetto «ravvedimento operoso», entro 14 giorni dalla scadenza la sanzione sarà dello 0,2% più interessi di mora (2,5%); da 15 a 30 giorni di ritardo, la sanzione è del 3% più la mora; oltre 30 giorni e fino a un anno dalla scadenza, la sanzione salirà al 3,75% oltre alla mora. In caso di accertamento però la sanzione per il mancato versamento sarà del 30%. Se la dichiarazione viene presentata ma risulta infedele o incompleta, la sanzione va dal 50 al 100% della maggiore imposta dovuta. Le verifiche fiscali possono essere effettuate fino a cinque anni dalla scadenza dell’imposta.
LO STATO E I COMUNI – Per le seconde case?
L’aliquota si divide L’introduzione dell’Imu dovrebbe rendere allo Stato e ai Comuni circa 21,4 miliardi di euro, versati dai circa 17,5 milioni di italiani proprietari (o comproprietari o titolari di usufrutto o diritto di abitazione) di abitazioni, fabbricati e terreni, oltre che da società e aziende. L’incasso relativo al solo acconto di oggi dovrebbe essere di quasi 10 miliardi, 3,4 dalle prime case e 5,9 dalle seconde abitazioni. In totale allo Stato dovrebbero andare 9 miliardi, e 12 ai Comuni. Secondo la Cgia di Mestre, rispetto alla vecchia Ici le famiglie pagheranno 6,2 miliardi in più. Ogni Comune potrà decidere sulla base dell’incasso dell’acconto di giugno l’aliquota finale di dicembre: sull’abitazione principale quella standard dello 0,4% potrà essere abbassata allo 0,2% o alzata allo 0,6%; per le seconde case e gli immobili non residenziali l’aliquota dello 0,76% potrà oscillare di uno 0,30% in più o in meno. Attenzione: per le seconde case l’aliquota va divisa in due e l’importo indicato sull’F24 con due codici diversi così da poter versare al Comune e allo Stato, cui spetta in ogni caso lo 0,38%. A dicembre, al momento del ricalcolo con le aliquote effettive, la confusione potrebbe aumentare.
di Fabrizio Massaro
fonte: corriere.it
fonte: corriere.it
RISTRUTTURAZIONI AGEVOLATE. ECCO GLI SGRAVI PER LA CASA
17 giugno 2012
Fino al 30 giugno del 2013 sarà più conveniente ristrutturare casa. Il decreto sviluppo infatti ha sostanziosamente innalzato il bonus fiscale per chi riqualifica la propria abitazione o per i condomini che compiono opere di recupero delle parti comuni: lo sgravio infatti passa dal 36% fino a un tetto massimo di 48 mila euro per contribuente (beneficio massimo 17.280 euro in 10 anni) al 50% fino a un tetto di 96 mila euro (vantaggio massimo nel decennio 48 mila euro).
Alla scadenza il bonus dovrebbe tornare a presentarsicon le vecchie caratteristiche. Novità anche per l’altro bonus previsto dalla normativa, quello relativo alle opere di riqualificazione, che doveva scadere il 31 dicembre di quest’anno. Si protrarrà per altri sei mesi (senza ulteriori rinnovi) con una riduzione della quota detraibile, destinata a scendere dall’attuale 55% (che permarrà in vigore fino alla fine del 2012) al 50%. Il valore dell’agevolazione però in questo caso dipende anche dal tipo di opera messa in cantiere e può arrivare, nel caso della riqualificazione di un intero edificio, anche a 100 mila euro, da ripartire sempre in 10 anni. L’allineamento dei due bonus, che non sono ovviamente cumulabili tra loro, permette tra l’altro per tutti i lavori riguardanti il risparmio energetico di superare il problema dell’attribuzione da parte del contribuente di un’opera all’una o all’altro tipo di agevolazione: un caso tipico era quello dei doppi vetri; in teoria se si installavano si trattava di riqualificazione dell’immobile ricadente nel 36% se invece andavano a sostituire doppi vetri già esistenti ma apportando migliori prestazioni certificabili si aveva diritto al 55%. Nella pratica spesso la distinzione era di lana caprina.
Che cosa deve fare il contribuente per ottenere i bonus? Innanzitutto pagare sempre tutto con bonifico bancario tenendo presente che la data del pagamento è quella che conta ai fini: i lavori quindi non vanno ultimati entro il 30 giugno 2012 ma vanno pagati entro quella data. Bisogna conservare tutte le fatture relative alle opere per cui si chiede il bonus; per il bonus sulle agevolazioni bisogna indicare chiaramente il percettore delle somme in sede di dichiarazione dei redditi, per il bonus energetico bisogna avere la certificazione sulle caratteristiche dei lavori o dei materiali ed entro 90 giorni dalla fine dei lavori bisogna inviare il tutto per via telematica all’Enea. Attenzione per chi vuole il bonus ristrutturazioni: quando si usa l’espressione manutenzione straordinaria la legge si riferisce a una precisa categoria edilizia e cioè le opere che comportano una modifica delle superfici dell’immobile e che richiedono il deposito allo sportello edilizio del Comune in cui si trova l’immobile di una segnalazione di inizio attività da parte di un professionista abilitato. Cambiare i pavimenti è un lavoro che non si fa tutti i giorni e certo di impegno economico importante ma per la legge è manutenzione ordinaria e le relative spese sono agevolabili solo se l’operazione rientra in un insieme di opere straordinarie.
Ricordiamo che hanno diritto al bonus non solo i proprietari dell’immobile ma anche gli inquilini o i parenti dei proprietari, la detrazione spetta a chi sostiene le spese. Se il contribuente ha tra i 75 e gli 80 anni può effettuare la detrazione in 5 anni anziché dieci; il periodo si abbassa a tre anni quando a ristrutturare è un ultraottantenne.
Fonte: corriere.it
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