ADICO: IN VACANZA MENO CASH E PIÙ “MONETA DI PLASTICA”
22 giugno 2012
Gli italiani utilizzano sempre meno cash contante in vacanza – si legge nel comunicato appena diffuso dall’ADICO – e più carte di credito, bancomat o prepagate.
Basti pensare che oltre un terzo dei prelievi e dei pagamenti effettuati con il Bancomat si concentra proprio da giugno e settembre e secondo le stime dell’Associazione bancaria italiana, durante l’estate vengono effettuati in media circa 250 milioni di prelievi per un ammontare di circa 42 miliardi di euro, calcolando che solo i pagamenti ammontano ad oltre 20 miliardi di euro.
Basti pensare che oltre un terzo dei prelievi e dei pagamenti effettuati con il Bancomat si concentra proprio da giugno e settembre e secondo le stime dell’Associazione bancaria italiana, durante l’estate vengono effettuati in media circa 250 milioni di prelievi per un ammontare di circa 42 miliardi di euro, calcolando che solo i pagamenti ammontano ad oltre 20 miliardi di euro.
I motivi – fa sapere l’ADICO – che con le carte di credito, prepagate e Bancomat dotati di circuito internazionale si possono acquistare viaggi all’estero e pacchetti vacanze, prelevare denaro agli sportelli automatici senza doversi preoccupare di convertire gli euro in altra valuta e usufruire di una serie di servizi in tutto il mondo, come noleggiare un’automobile e pagare il conto dell’albergo o del ristorante.
La moneta elettronica e’ quindi molto comoda, ma soprattutto sicura – spiega il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – si ha, la disponibilità di fare compere con la stessa libertà del contante, si ha la garanzia che nel caso di furti o smarrimenti, con una semplice telefonata si allerta la propria banca non si perde il denaro. In questo caso, e’ consigliabile portare sempre con sè il contatto del servizio assistenza della carta.
Capitolo a parte le prepagate: rappresentano una valida alternativa al contante soprattutto per i più giovani, dal momento che permettono di prelevare dagli Atm e di pagare nei negozi aderenti al circuito internazionale nei limiti dell’importo precedentemente caricato.
A tal proposito ecco il decalogo dell’Adico con i consigli per un uso corretto e sicuro delle carte di pagamento anche in vacanza.
Non avere troppo denaro contante con sé per evitare furti sotto l’ombrellone o nei luoghi affollati di vacanza e divertimento. Meglio utilizzare il Bancomat o la carta di credito – al ristorante come al casello autostradale o per fare acquisti in uno dei 700 mila negozi che hanno un Pos – oppure prelevare il contante volta per volta secondo le necessità.
Prelievi con il bancomat: memorizzare il codice di sicurezza (Pin) – indispensabile per prelevare banconote – e di non conservarlo vicino alla carta Bancomat, per evitare che in caso di furto o smarrimento sia facilmente individuabile. Quando si fa rifornimento di contante, inoltre, è bene accertarsi sempre che non ci siano installazioni anomale sugli sportelli o sguardi indiscreti di persone che possano memorizzare il nostro codice segreto (meglio digitare il numero coprendo la tastiera con l’altra mano)..
Prima di partire verificare scadenza e plafond di spesa della propria tessera di plastica: in questo modo eviteremo di mettere in valigia una carta inutilizzabile perché scaduta o perché nelle settimane precedenti abbiamo esaurito la somma disponibile. La data di scadenza è indicata sulla carta, mentre le informazioni sul plafond sono scritte sul contratto o si possono chiedere alla propria banca. Quando si fanno acquisti, è buona norma controllare sempre l’importo prima di digitare il proprio codice segreto o firmare la ricevuta della carta. È utile conservare le ricevute di pagamento e controllare l’estratto conto per rilevare eventuali spese non autorizzate. Le operazioni sospette vanno segnalate subito alla propria banca.
In caso di smarrimento o di furto della carta è fondamentale avere sempre a portata di mano il numero nazionale o internazionale da contattare per bloccarla immediatamente, evitando che possa essere usata per acquisti a nostra insaputa. Il numero può essere memorizzato sul telefono cellulare che portiamo con noi.
Una soluzione pratica e molto diffusa soprattutto tra i giovani è la carta prepagata. Ricaricabili o «usa e getta», si differenziano dalle altre carte perché le somme che contengono sono pagate in anticipo (come le ricariche dei telefoni cellulari). Nominative o al portatore, le prepagate si possono richiedere in banca, anche se non si ha un conto corrente, e hanno un tetto massimo di spesa che in genere non supera i 2.000-2.500 euro. Sono consigliabili per i viaggi dei figli e in generale per tutti coloro che preferiscono non usare la propria tessera di plastica in giro per il mondo.
Per i pagamenti online, prima di inserire i dati è buona norma verificare che il sito offra una connessione protetta.
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CASTA: IL SENATO TAGLIA I DEPUTATI DA 630 A 508
21 giugno 2012
L’Aula di Palazzo Madama dà il via libera, quasi all’ unanimità, all’articolo 1 del ddl sulle riforme costituzionali, che prevede la riduzione dei deputati da 630 a 508 (di cui 8 eletti all’Estero), l’abbassamento a 21 anni dell’età per essere eletti.
Per evitare l’accusa di ’conflitto di interessì, il presidente del Senato, Renato Schifani, assicura che entro mercoledì prossimo, saranno tagliati anche i senatori.
Rinviati invece in commissione, su decisione di Schifani, i due veri nodi della riforma: il semipresidenzialismo e il Senato federale sui quali ieri sembrava essersi saldata nuovamente l’asse Pdl-Lega. Si tratta di due nodi aggiunti in seguito, da leghisti e pidiellini, al testo che aveva ottenuto il via libera dai tecnici della maggioranza coordinati da Luciano Violante e che hanno di fatto condizionato l’intero provvedimento. La scelta di far tornare in commissione i due temi caldi arriva in una seduta d’Aula piuttosto tesa. Il presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, accusa Schifani di non essere stato «garante istituzionale e politico» quando ha considerato ammissibili gli emendamenti del Pdl sul semipresidenzialismo: la prima «violazione» del patto “ABC” intercorso in commissione.
«Non sono un segretario politico», è la secca replica di Schifani che torna a giustificare l’ammissibilità di quegli emendamenti sostenendo che il testo delle riforme parla di modifiche alla Costituzione anche per “la forma di governo”. Grazie alla protesta, però, il Pd ottiene il rinvio in commissione del Senato federale e del semipresidenzialismo: la parte del testo su cui c’è l’intesa Pdl- Lega. Ma riesce anche a mettere in sicurezza il taglio dei parlamentari. Una volta ridotto il numero dei deputati, infatti, sembrerebbe d’obbligo fare altrettanto con i senatori. Ma la norma sugli eletti di Palazzo Madama è nell’articolo 2 sul Senato federale quello tornato in commissione (e prevede la riduzione da 315 a 200 dei senatori che rappresentano i territori cancellando quelli eletti all’estero). Così, tra lunedì e martedì la commissione Affari Costituzionali dovrà trovare una nuova intesa sul punto da portare in Aula. «Con l’articolo 2 – assicura il relatore Carlo Vizzini – torneremo sicuramente in Aula mercoledì. Esamineremo solo la parte sul Senato federale mentre sulla riduzione dei senatori è già tutto stabilito». E nel Pd e nell’ Udc c’è chi propone di mandare il testo alla Camera per garantire l’ok definitivo almeno sul taglio di tutti i parlamentari: deputati e senatori. «Mettiamo in sicurezza le parti che riusciamo a votare insieme», chiede la Finocchiaro, preoccupata che si arrivi a un nulla di fatto sull’intero provvedimento.
Il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri chiede però un immediato pronunciamento anche sull’elezione diretta del capo dello Stato perché «il cammino delle riforme non può essere interrotto». «Auguriamoci di farle in questa legislatura», è l’auspicio del presidente della Camera Gianfranco Fini. E intanto esplode la polemica. Per il segretario di Sel Nichi Vendola il voto di oggi è solo «un mini spot». Mentre il deputato Pino Pisicchio (Api) parla di «bizzarrie» e di «conflitto di interessi» se Palazzo Madama non riducesse anche il numero dei senatori.
Per evitare l’accusa di ’conflitto di interessì, il presidente del Senato, Renato Schifani, assicura che entro mercoledì prossimo, saranno tagliati anche i senatori.
Rinviati invece in commissione, su decisione di Schifani, i due veri nodi della riforma: il semipresidenzialismo e il Senato federale sui quali ieri sembrava essersi saldata nuovamente l’asse Pdl-Lega. Si tratta di due nodi aggiunti in seguito, da leghisti e pidiellini, al testo che aveva ottenuto il via libera dai tecnici della maggioranza coordinati da Luciano Violante e che hanno di fatto condizionato l’intero provvedimento. La scelta di far tornare in commissione i due temi caldi arriva in una seduta d’Aula piuttosto tesa. Il presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, accusa Schifani di non essere stato «garante istituzionale e politico» quando ha considerato ammissibili gli emendamenti del Pdl sul semipresidenzialismo: la prima «violazione» del patto “ABC” intercorso in commissione.
«Non sono un segretario politico», è la secca replica di Schifani che torna a giustificare l’ammissibilità di quegli emendamenti sostenendo che il testo delle riforme parla di modifiche alla Costituzione anche per “la forma di governo”. Grazie alla protesta, però, il Pd ottiene il rinvio in commissione del Senato federale e del semipresidenzialismo: la parte del testo su cui c’è l’intesa Pdl- Lega. Ma riesce anche a mettere in sicurezza il taglio dei parlamentari. Una volta ridotto il numero dei deputati, infatti, sembrerebbe d’obbligo fare altrettanto con i senatori. Ma la norma sugli eletti di Palazzo Madama è nell’articolo 2 sul Senato federale quello tornato in commissione (e prevede la riduzione da 315 a 200 dei senatori che rappresentano i territori cancellando quelli eletti all’estero). Così, tra lunedì e martedì la commissione Affari Costituzionali dovrà trovare una nuova intesa sul punto da portare in Aula. «Con l’articolo 2 – assicura il relatore Carlo Vizzini – torneremo sicuramente in Aula mercoledì. Esamineremo solo la parte sul Senato federale mentre sulla riduzione dei senatori è già tutto stabilito». E nel Pd e nell’ Udc c’è chi propone di mandare il testo alla Camera per garantire l’ok definitivo almeno sul taglio di tutti i parlamentari: deputati e senatori. «Mettiamo in sicurezza le parti che riusciamo a votare insieme», chiede la Finocchiaro, preoccupata che si arrivi a un nulla di fatto sull’intero provvedimento.
Il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri chiede però un immediato pronunciamento anche sull’elezione diretta del capo dello Stato perché «il cammino delle riforme non può essere interrotto». «Auguriamoci di farle in questa legislatura», è l’auspicio del presidente della Camera Gianfranco Fini. E intanto esplode la polemica. Per il segretario di Sel Nichi Vendola il voto di oggi è solo «un mini spot». Mentre il deputato Pino Pisicchio (Api) parla di «bizzarrie» e di «conflitto di interessi» se Palazzo Madama non riducesse anche il numero dei senatori.
FIAT CONDANNATA PER DISCRIMINAZIONE: DOVRÀ ASSUMERE 145 LAVORATORI A POMIGLIANO
21 giugno 2012
Una sentenza che emoziona. Maurizio Landini, numero uno della Fiom, si è commosso durante la conferenza stampa convocata dopo la sentenza del Tribunale di Roma che impone alla Fiat di assumere a Pomigliano 145 operai iscritti al sindacato. La voce si è incrinata quando il leader dei metalmeccanici della Cgil ha ringraziato «tutti gli iscritti dentro gli stabilimenti della Fiat per le discriminazioni pesanti subite. Se siamo qui è anche grazie a loro» ha detto. Il Lingotto ha fatto sapere di voler presentare ricorso. Lo si apprende dall’azienda che non fa per ora alcun commento sul merito della sentenza. Il ricorso dovrà essere presentato entro trenta giorni.
RISPETTARE LA SENTENZA – «Mi aspetto che la Fiat rispetti la sentenza. Troverei singolare che qualcuno vada via dal Paese perchè in Italia si devono rispettare le leggi e la Costituzione» ha detto il segretario della Fiom. Non devono rientrare solo i 145, è il momento che rientrino tutti i 5mila» lavoratori che erano in forza a Pomigliano. Al momento ne sono stati assunti solo 2.000. «Così non si potrà dire che ci sono quote garantite», aggiunge Landini
GARANZIE SUL FUTURO DELLA FIAT – Landini ha poi chiesto garanzie all’esecutivo sul futuro degli stabilimenti Fiat in Italia. «Chiediamo un intervento esplicito del governo perché venga garantito che Fiat faccia quello che deve fare, a cominciare dagli investimenti». Per Landini infatti «c’è un vuoto sul futuro degli stabilimenti Fiat in Italia» ed esiste «un rischio molto concreto che un intero settore industriale salti con prezzi altissimi per tutti i lavoratori».
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