Mi occupo di energia da
molti anni - dichiara l’on. Nino Foti –
l’ho fatto in qualità di Vice
Presidente del G.M.E. – Gestore del Mercato Elettrico,
società per azioni costituita dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale
S.p.A. (attualmente Gestore dei Servizi Elettrici - GSE S.p.A.), ancora prima
l’ho già fatto in qualità di Vice Presidente Nazionale dell’IPI, Istituto per la Promozione Industriale
nonché promuovendo diversi incontri nazionali sul tema peraltro anche alla
presenza dell’allora Ministro allo Sviluppo Economico Antonio Marzano o con il
già Sottosegretario all’Energia Stefano Saglia.
L’ho già fatto
ripeto e lo sto continuando a fare nel ruolo di parlamentare presso le deputate
sedi nazionali competenti. Credetemi dunque – prosegue l’on.
Nino Foti - la mia non è dunque una
valutazione a cuor leggero ma,
sinceramente, devo ammetterlo: riconosco nel progetto della
Centrale a Carbone di Saline Ioniche promosso da SEI SpA, controllata dalla
società svizzera REPOWER, tutte le caratteristiche di un progetto
concreto e realizzabile.
Sono un figlio
della Calabria – dichiara l’on. Nino Foti -
segnatamente della Provincia di Reggio Calabria, ed ho vissuto tutta l’amarezza dell’incompiuta industriale su Saline
Ioniche che ha dato vita a quella che si può, non a torto, definire come
un’autentica cattedrale nel deserto. Un esempio dal passato da cui imparare per non sbagliare ancora. Siamo di
fronte ad un progetto, quello promosso da SEI per la realizzazione della
Centrale a Carbone di Saline Ioniche, rispetto al quale ritengo che la
Politica, quella vera intendo con la P maiuscola, ha sì il dovere di
interrogarsi in modo libero e incondizionato, per capirne fino in fondo ogni
aspetto, ma ha anche il dovere di assumersi le proprie responsabilità.
Serve capire se
si tratta davvero dell’ultimo treno per lo sviluppo di quell’area così
fortemente violentata in passato da scelte sbagliate. Serve capire se il futuro di molti nostri
giovani debba essere ancora quello fatto di emigrazione forzata o se, invece,
questo Progetto potrà rappresentare per molti di questi nostri giovani il tanto
agognato posto di lavoro che oggi non c’è.
Servirà davvero capire tutto questo. Ma ritengo che chiunque sarà
chiamato ad esprimersi, poiché deputato istituzionalmente a farlo, dovrà
fondamentalmente dimostrare di avere il coraggio di decidere, anche a rischio
di apparire momentaneamente impopolare purché lo faccia in modo davvero
responsabile. Il Ministero dell’Ambiente
ha già deciso esprimendosi favorevolmente sul progetto sconfessando il rischio
inquinamento nonché gli anatemi preconcetti e le minacce di matrice
ambientalista di quanti vanno disseminando solo terrore nella popolazione
intorno all’idea dell’esistenza di tale Centrale o di quanti non trovano il
coraggio di adottare scelte forse solo apparentemente impopolari.
La
Presidenza del Consiglio dei Ministri lo ha già fatto
rilasciando positivamente il proprio parere VIA in ordine a tale progetto. La
portata storica di quanto è accaduto non lo si può capire se non si conosce la
storia industriale del nostro Paese e, soprattutto, quanto accaduto in casi
analoghi a quello del Progetto per la realizzazione della Centrale a Carbone di
Saline Ioniche. Aver ottenuto da parte
di SEI – Re Power tale Decreto da parte della Presidenza del Consiglio dei
Ministri (DPCM) rappresenta un passaggio istituzionale fondamentale che
certifica la compatibilità ambientale dell’investimento e tale conclusione non è per nulla da darsi per scontata. Un altro
impianto calabrese, quello di Rossano Calabro, per cui era stata chiesta la
riconversione a carbone, si è visto negata la VIA dallo stesso ministero
dell’Ambiente.
Negli ultimi 20
anni si possono contare poche autorizzazioni di questo calibro: l’ultima in ordine di tempo è quella di
Civitavecchia, preceduta da Fiumesanto e Vado Ligure. Occorre sapere,
inoltre, che la valutazione sull’impatto ambientale sul progetto della Centrale
a Carbone di Saline Ioniche proposto da
SEI è fondamentale sotto il profilo ambientale e della salute pubblica e, in
particolare, è altrettanto importante quanto contenuto nell’allegato tecnico al
decreto che dettaglia il piano di
monitoraggio, garante del rispetto dei limiti delle emissioni dichiarata
dalle Società. Le pur comprensibili paure da parte delle popolazioni in ordine
all’impatto ambientale – commenta l’on. Foti -
ritengo possano definitivamente essere accantonate. Non c’è motivo di essere impauriti. Quello
che, piuttosto, mi spaventa di più è il pensiero sulle incertezze sul futuro occupazionale dei nostri giovani. Ed è
su questo aspetto che intendo soffermarmi. Ritengo sia indiscutibile che di
fronte alla totale inesistenza di altri progetti, nemmeno lontanamente
equiparabili per tipologia di investimento, di fronte al nulla (dicasi il
nulla!) come alternativa valida per il futuro di questa area della Provincia di
Reggio Calabria, non c’è nessuna scelta da compiere. Dal
punto di vista occupazionale, poi, non si può non valutare tutti i vantaggi
per il territorio. Anche in questo caso, chi istituzionalmente dovrà esprimere
il proprio parere in merito a tale progetto non potrà non tenerne in debito
conto. Perché è di questo che si tratta. Nel dire si oppure no a questo
progetto occorre sapere che la vita
media di una Centrale, come quella proposta da SEI – Re Power , a pieno regime è di trent’anni. Le tipologie di occupazione possibili sono di triplice
valenza. In termini di occupazione
diretta il Progetto della SEI prevede l’assunzione di 140 persone con diversi profili dall’operaio specializzato all’ingegnere,
dal chimico al geologo fino al personale amministrativo. Esiste poi un indotto diretto dal punto di vista
occupazionale che SEI prevede in 160
persone, il cui impiego deriva dall’apertura stessa della Centrale nei più
disparati ambiti: sicurezza, portuali,
catering, cura del verde…
Esiste, infine,
una forma di indotto indiretto
occupazionale quantificabile verosimilmente da 200 persone in su. Ed è proprio su questo aspetto che la
Politica deve e può intervenire. Attorno ad un progetto di simile portata è
bene preparare il terreno, predisponendo interventi necessari a favorire la
giusta conoscenza per i nuovi e futuri piccoli imprenditori e liberi
professionisti delle reali opportunità e delle dinamiche di interesse che
girano intorno a simili insediamenti industriali. Per inventarsi un futuro specializzandosi.
È importante
aprire una riflessione pubblica per guidare questo processo, quando la Società
fa riferimento ai “suggerimenti
costruttivi volti a massimizzare le Sinergie tra la Centrale, con il suo
rinnovato porto, e la struttura locale” vuole dire che dobbiamo essere
proattivi, saper leggere le possibili ricadute di un investimento del genere,
per giunta completamente privato, il più
importante degli ultimi 40 anni, ora che sappiamo che il Ponte è fuori
dalle priorità di questo governo. Alcuni settori che potrebbero beneficiare
dell’indotto di tale insediamento produttivo sono, senza dubbio, la RICETTIVITÀ, la gestione dei SOTTOPRODOTTI (gesso per industria
cartongesso e polveri per cementifici), tutte le attività legate al
funzionamento del PORTO DI SALINE
IONICHE che nel progetto potrà essere sfruttato anche in chiave turistica
con la realizzazione dei 400 posti barca previsti. Attorno al nuovo Porto di
Saline Ioniche potranno sorgere nuove attività commerciali nel settore
dell’industria ittica, della manutenzione e del rimessaggio soprattutto
considerato che, ad oggi, il porto è pressoché inutilizzabile ed i pescatori
locali non hanno strutture nelle vicinanze. Altro interessante aspetto sarà
quello legato all’utilizzo della BIOMASSA,
anche di provenienza agricola, per dare vita alla cosiddetta FILIERA BREVE derivante dal fatto che
la Centrale può usare fino al 5% in cocombustione.
Questi alcuni
dei benefici possibili una volta che la Centrale sarà realizzata.
Nell’immediato
ci sarebbero poi ulteriori vantaggi dal punto di vista occupazionale. Si
parla,infatti, di 5 anni di cantiere con
in media impiegate 850 persone con picchi da 1500. Ad esempio Enel a
Civitavecchia nel realizzare 3 linee di
impianti da 660MW (il progetto SEI ne prevede 2X660 MW) ha necessitato un
cantiere da 4000 persone. Certamente è
prioritario che SEI fornisca adeguate garanzie e che selezioni questo personale
dando priorità assoluta all’occupazione locale. In questi casi si tende ad
organizzare corsi di formazione in fase di cantiere in modo da avere il
personale qualificato con la conclusione dei lavori e, in questo caso, data la
durata, anche prima). Insomma -
conclude l’on. Nino Foti - adesso il destino di Saline Ioniche e
dell’intera Provincia di Reggio Calabria e, oserei dire, della Calabria intera
passa attraverso le mani anzi le menti e la capacità di comprensione delle
popolazioni interessate e di chi ha il compito di amministrarle fino a livello
regionale. È giunto il tempo delle scelte importanti.
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