Mercoledì 6 marzo l’Autorità Portuale di
Gioia Tauro si dovrà pronunciare sulla realizzazione del rigassificatore a San
Ferdinando.
E’ una scelta fondamentale. Se dovesse
arrivare una decisione positiva il territorio calabrese si troverebbe costretto
a subire una nuova ferita dai danni incalcolabili.
In questo senso, poi la provincia di Reggio
in questi anni, sta conquistando il guinness dei primati in negatività.
A Gioia c’è l’inceneritore e si sta
tentando di realizzare il raddoppio (peraltro in una situazione data in cui
quello esistente lavora a ciclo ridotto, per cui il raddoppio si spiega solo
con la volontà di bruciare rifiuti provenienti da tutta l’Europa)).
A Gioia c’è anche il depuratore!
Vari movimenti e organizzazioni
politiche – tra cui il PdCI - peraltro stanno tentando di opporsi in tutti i
modi contro un’altra opera negativa che misteriosi giochi internazionali hanno
“catapultato” nel territorio della nostra provincia: la Centrale a carbone di Saline
Joniche.
Già sembra che la sorte di Gioia Tauro
assomigli molto a quella di Saline degli anni scorsi.
Siamo partiti con la prospettiva di
avere la Liquichimica
a Saline ed il Quinto Centro Siderurgico a Gioia Tauro (ricordate il Pacchetto
Colombo?).
Invece siamo arrivati ad avere la Centrale a Carbone a Saline ed il rigassificatore a Gioia Tauro
peraltro in aggiunta all’inceneritore!
Anche in questo caso i poteri che
dirigono i processi economici e sociali di una nazione, purtroppo senza testa,
hanno deciso di scaricare in Calabria opere e impianti devastanti per la
salute e l’ambiente che nessuno vuole.
Purtroppo la debolezza e la poca lungimiranza della rappresentanza politica
regionale e nazionale calabrese rischia di consentire che la Calabria riceva un
ennesimo schiaffo.
Diremmo che è la faccia moderna di una
questione Meridionale che è sempre presente, magari con facce e forme diverse ma sempre uguale negli
effetti.
Prima c’era la Calabria dominata dai
borboni, dai piemontesi, dai podestà, poi c’è stata la Calabria
dell’assistenzialismo che determino le fabbriche al nord e l’emigrazione di
tanti uomini al nord dove c’era il lavoro.
Adesso ci propinano veleni pensando di
far credere ai calabresi creduloni che è l’unico modo di avere posti di lavoro.
È come dire ad un operaio di Taranto vai
c’è l’ILVA che ti assume. Morirai di tumore dopo pochi anni; ma intanto ti
assumono.
Noi pensiamo che uno Stato che ha testa
guarda allo sviluppo della Nazione in maniera uguale; realizza un piano
industriale per tutto il territorio e non solo per un’elite territorialmente
limitata; dove si distribuisce lavoro ed opere strategiche in maniera uniforme
al nord ed al sud e non invece al nord lo sviluppo ed al sud le patacche.
Con il silenzio assordante del Governatore
che ha lasciato Reggio affogata dalla spazzatura ed ora consente a che la Calabria muoia di veleni.
Forse sarebbe stato meglio contribuire a
far diventare il porto di Gioia Tauro non solo un molo dove si scambiano
container da una nave all’altra ma una centrale di smistamento mare-terra con
impiego effettivo di tante maestranze e con il decollo del retro-porto e della
logistica e non pensare di dare il via a
nuove centrali di veleni.
Come PdCI chiediamo che il Comitato
Portuale assume auna posizione forte e chiara a difesa del territorio contro il
rigassificatore che rappresenta l’ultima polpetta avvelenata del nefasto
governo Monti. Per questo insieme a tutti il vasto movimento di lotta contro il
rigassificatore mercoledì 6 marzo anche il PdCI sarà a protestare davanti
all’Autorità Portuale.
Non ci sono alternative: il futuro della Calabria oggi passa dal no al
rigassificatore come 25 anni fa passò dalla battaglia vincente contro la
megacentrale a carbone che il governo e l’ENEL volevano imporre a Gioia Tauro e che consentì di avere oggi un
grande porto tra i più importanti d’Europa.
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