Quando si parla di Pino Faraca non si
sa dove finisce il ciclista e dove inizia l’artista.
Perché in lui le due dimensioni hanno
sempre convissuto, rappresentando quasi due universi paralleli.
Da quando un brutto incidente lo portò
via anzitempo dal mondo delle corse in bicicletta, non ha più montato le due
ruote, ma la bicicletta ha continuato a stare al centro del suo pulsare, anche
quello artistico, all’interno del buen retiro che Pino Faraca ha fissato nel
centro storico, nel suo studio-galleria d’arte in Vico IV Santa Lucia. E lì che
continua a dipingere biciclette, corse e scene dal giro, con la passione di
sempre, quella stessa passione che, acclamato beniamino dei suoi orgogliosi
concittadini, gli aveva permesso di scalare montagne e di rituffarsi a
perdifiato per ripide discese che allungavano il suo sguardo sorpreso sulle
valli dei percorsi ciclistici di quel Giro d’Italia di cui sarebbe potuto
essere protagonista per tanto tempo ancora.
Non è il caso di rimuginare su un
passato che non può più ritornare, ma le sue imprese ciclistiche, da quando
indossò la maglia bianca di giovane rivelazione del primo Giro d’Italia cui
partecipò sono scolpite nell’immaginario collettivo e sono patrimonio della
città di Cosenza che nessuno vuol disperdere.
Mossi da questo intento, i consiglieri
comunali della Commissione cultura che ha ospitato Pino Faraca a Palazzo dei
Bruzi, più da artista che non da ciclista, ma le due anime non fanno altro che
mescolarsi diventando imprescindibili l’una dall’altra, ha rivolto un appello
al Sindaco Mario Occhiuto, per far sì che, in occasione del passaggio a Cosenza
della prossima edizione del Giro d’Italia, in programma per l’8 maggio del
2013, quando la città dei Bruzi sarà sede di partenza della tappa
Cosenza-Matera, la figura di Faraca, il ciclista, ma anche il pittore, venga
ricordata adeguatamente, come ambasciatore della città di Cosenza nel resto del
Paese per il contributo che il ciclista cosentino ha dato alla corsa rosa più
acclamata d’Italia e per quel che continua a dare al ciclismo anche da artista.
L’appello è stato lanciato al Sindaco
dal Presidente della Commissione Claudio Nigro e da Mimmo Frammartino, Maria
Lucente, Giovanni Quintieri, Massimo Bozzo e Pino Spadafora che hanno con i
loro interventi nella seduta che ha ospitato Faraca sostanziato la loro
richiesta. Una richiesta corroborata anche dalla presenza del Presidente
provinciale del CONI Pino Abate che viaggia sulla stessa lunghezza d’onda e che
in dicembre conferirà a Faraca un premio nell’ambito della consueta festa delle
stelle dello sport, come quello che la Commissione cultura gli ha appena
consegnato.
Frammartino, artefice e relatore della
proposta di ospitare a Palazzo dei Bruzi il ciclista ed artista cosentino,
richiamando alla memoria le imprese di Pino Faraca negli anni settanta ed
ottanta e rileggendo in commissione un vecchio articolo del decano dei
giornalisti esperti di due ruote Gino Sala. Nel quale Faraca viene ricordato
come passista-scalatore nei professionisti della pedalata, dove rimase dall’81
al 1986. In quegli anni ottenne un sorprendente undicesimo posto nel suo primo
Giro d’Italia, piazzamento che gli valse la maglia bianca, portata sulle spalle
con orgoglio perché si trattava di un riconoscimento attribuito al miglior
neoprofessionista. Il ricordo di Gino Sala, ripreso dal consigliere
Frammartino, si spinge più in là, all’81, quando Faraca figurò addirittura tra
i ciclisti in odore di nazionale. Il commissario tecnico dell’Italia Alfredo
Martini lo aveva selezionato per il “grande salto”, ma a spezzare i sogni di
gloria fu la rovinosa caduta nel Giro dell’Appennino. Da probabile campione a
comparsa il passo fu breve. L’anticamera dell’addio definitivo alle corse.
Quindi, prima il negozio di biciclette che porta il suo nome, poi la galleria
d’arte nel centro storico di Cosenza, dove oggi continua a dare sfogo alla sua
creatività.
Il rimpianto non è affatto svanito e
quando prende la parola in commissione cultura Pino Faraca trattiene a fatica
l’emozione. Poi, con grande umiltà ed una sensibilità che pochi possono ancora
oggi esibire, prende a raccontare e a raccontarsi.
Di quando, Adriano De Zan indimenticato
cronista televisivo della corsa rosa, rimase affascinato dai suoi quadri, al
punto di insistere per portarli al Giro d’Italia.
O ancora di quando Ernesto Colnago,
famosissimo imprenditore, ex ciclista e costruttore di bici da corsa, gli
commissionò di recente un quadro, “Oltre il 2012”, per la Fiera di Milano.
Ora che ha appeso la bici in soffitta e
che si dedica esclusivamente all’arte, la sua galleria di corso Telesio è una
sorta di sancta santorum zeppa di tele. Non solo ciclismo, ma anche
autoritratti ed altri bei quadri dedicati anche al calcio.
Un impasto tra futurismo e cubismo. Alcune di
queste apprezzatissime tele sono state invitate a Reggio Emilia alla Fiera
dell’Arte internazionale.
Faraca con il suo racconto suscita
l’emozione di tutta la commissione cultura, come afferma Maria Lucente.
“Occorre celebrare oggi soprattutto l’artista” – sottolinea Giovanni Quintieri.
E Massimo Bozzo, che ricorda, appena undicenne, di una cena a casa sua a
Donnici, ospite di riguardo il patròn del Giro d’Italia di tutti i tempi
Vincenzo Torriani, non ha dubbi nel definire Pino Faraca “la massima
espressione dello sport nella città di Cosenza”. Per Pino Spadafora Faraca “non
è stato solo un apprezzato anche se sfortunato ciclista, ma una grande persona
per la sua modestia e le sue doti umane”.
Un’analisi
che ci trova tutti d’accordo e che fa venire in mente i versi della bellissima
canzone di Gino Paoli dedicata a Fausto Coppi: “un omino che non ha la faccia
da campione, ma con un cuore grande come l'Izoard”, la vetta scalata più volte
da Coppi al Tour de France.
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