Premettendo
la legittimità per chiunque di aspirare ad una qualsiasi carica rappresentativa
di una qualsivoglia associazione, Ente, categoria, o federazione, quello che
non bisogna mai dimenticare è l’etica di un comportamento che non deve mai
offendere ed intaccare l’onorabilità dell’organismo che si intende
eventualmente rappresentare.
Accade,
invece, che le recenti esternazioni dell’aspirante alla Presidenza del Coni
regionale della Calabria, Tino Scopelliti, non abbiano affatto rispettato
questa aurea regola di civiltà.
Dispiace
davvero, e moltissimo, a chi ha dedicato
allo sport ed al suo mondo, anni di impegno, dedizione, affetto, passione e
sacrifici, ascoltare considerazioni che poco hanno a che vedere con lo sport,
inteso nel suo significato più alto: cioè amicizia, reciproca comprensione,
rispetto delle regole, e
soprattutto rispetto dell’avversario.
Proprio quello che è mancato nelle considerazioni del signor Scopelliti che in
occasione delle Assemblee elettive dell’Asi (vedi http://www.youtube.com/watch?v=uZanauXIB3w),
nell’annunciare la sua volontà di candidarsi alla guida del massimo governo
sportivo calabrese, invece di anticipare l’elaborazione e la presentazione di
programmi, idee e progetti di sviluppo e rilancio dello sport calabrese, ha esordito con una serie di
inaccettabili dichiarazioni, gran parte delle quali rivolte al suo più
probabile avversario.
Al
di là di ogni valutazione, qui inopportuna, sulla gestione odierna del CONI
Calabria, che sarà oggetto del giudizio dell’Assemblea regionale calabrese in
sede di voto per il rinnovo degli organismi statutari, quello che mi ha
fortemente turbato sono state le offese, gratuite ed ingiuste, rivolte allo sport calabrese e nazionale. Perché non è affatto disonorevole
“distribuire bottigliette d’acqua” all’interno di un impianto sportivo, a
chiunque. Sono scene che fanno parte di una filosofia di vita, che, da sempre,
ha visto protagonisti i più grandi ed autorevoli rappresentanti dello sport
italiano ed internazionale.
Lo
sport è fatto di tante anime. Non ci sono solo gli atleti, che restano
l’elemento più importante e fondamentale in qualsiasi disciplina sportiva. Ci
sono anche tanti uomini e donne, che lavorano nello sport e per lo sport. Senza
di essi sarebbe impossibile far muovere la grande macchina che fa andare avanti
lo sport, sia a livello professionistico, ma ancora di più a livello
dilettantistico. Sono professionisti,
operai, disoccupati, studenti, imprenditori che allo sport, nei vari incarichi,
di dirigenti, allenatori, assistenti, magazzinieri, hanno deciso di “donare”,
tempo, passione, impegno, e molto spesso anche risparmi guadagnati in anni di
duro lavoro personale e familiare. E
sono gli stessi che spesso attorno a qualsivoglia campo di gioco, negli
spogliatoi, o sugli spalti, svolgono mansioni anche molto umili, non necessariamente
legate al loro status sociale o alla loro professione. Ma lo fanno e lo
continueranno sempre a fare perché lo sport “viene prima di tutto”.
E’
grazie ai sacrifici, all’attaccamento, alla disponibilità di queste persone che lo sport italiano è
diventato grande nel mondo. Non ci sono latitudini nel nostro Paese in cui
l’approccio allo sport sia stato diverso da un luogo all’altro. E allora
suonano offensive, ingiuste e ingenerose per tutti le considerazioni del signor
Tino Scopelliti che evidentemente ha una visione dello sport che è sicuramente
diversa da tutti gli altri.
La
mia non vuole essere la “difesa di ufficio” di nessuno. Qui non si tratta di
difendere l’amico Presidente del CONI. Si tratta di difendere la dignità dello
sport in generale: sia di chi lo pratica, sia di chi lo dirige e chi,
soprattutto lo cura volontariamente, e ne consente quotidianamente lo
svolgimento. Ho anch’io avuto “l’onore”
di vendere gassose sugli spalti, distribuire bottigliette d’acqua, fare persino
le pulizie negli spogliatoi. Non è per questo che sento calpestata la mia
dignità di uomo e di professionista in campo legale. Attività che ho anche messo gratuitamente a disposizione delle federazioni
sportive, e per la mia in particolare, dedicando tempo, lavoro e risorse
economiche personali. Per questo, non permetto a nessuno, e per nessuna ragione
al mondo, di oltraggiare e disonorare un settore che ancora, per molti versi,
in Italia ed in Calabria, in particolare, rappresenta il meglio che questo
Paese ha da offrire al mondo intero. Se il signor Tino Scopelliti intende
aspirare a diventare il massimo rappresentante dello sport calabrese, lo faccia
pure. Ne ha il diritto. Ma non può pensare di conquistare un ruolo prestigioso
ed autorevole offendendo e diffamando lo sport che lui aspira, forse, a guidare,
come se fosse un novello “Messia” che viene a mettere ordine e pace in un
settore che di tutto ha bisogno, invece, tranne che di questo.
All’aspirante
candidato alla Presidenza del CONI regionale calabrese rivolgo un solo invito:
quello di prendere una penna, o un computer, scelga lui, per stilare un
progetto credibile e innovativo per il futuro dello Sport in Calabria. Idee
concrete e innovative per lo sport calabrese, non sogni destinati a rimanere
nascosti nel cassetto. Ma con una preghiera: per carità, lasci perdere le
“bottigliette d’acqua”. Non è con quelle che si costruisce il futuro dello sport
calabrese.
Maurizio Condipodero*
*Delegato
regionale FIBS Calabria
Presidente della commissione legale FIBS
Componente della giunta regionale CONI
Calabria
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