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martedì 23 ottobre 2012

Reggio Calabria: Condipodero su Presidenza CONI Calabria


Premettendo la legittimità per chiunque di aspirare ad una qualsiasi carica rappresentativa di una qualsivoglia associazione, Ente, categoria, o federazione, quello che non bisogna mai dimenticare è l’etica di un comportamento che non deve mai offendere ed intaccare l’onorabilità dell’organismo che si intende eventualmente rappresentare.
Accade, invece, che le recenti esternazioni dell’aspirante alla Presidenza del Coni regionale della Calabria, Tino Scopelliti, non abbiano affatto rispettato questa aurea regola di civiltà.
Dispiace davvero,  e moltissimo, a chi ha dedicato allo sport ed al suo mondo, anni di impegno, dedizione, affetto, passione e sacrifici, ascoltare considerazioni che poco hanno a che vedere con lo sport, inteso nel suo significato più alto: cioè amicizia, reciproca comprensione, rispetto delle  regole, e soprattutto  rispetto dell’avversario. Proprio quello che è mancato nelle considerazioni del signor Scopelliti che in occasione delle Assemblee elettive dell’Asi (vedi http://www.youtube.com/watch?v=uZanauXIB3w), nell’annunciare la sua volontà di candidarsi alla guida del massimo governo sportivo calabrese, invece di anticipare l’elaborazione e la presentazione di programmi, idee e progetti di sviluppo e rilancio dello  sport calabrese, ha esordito con una serie di inaccettabili dichiarazioni, gran parte delle quali rivolte al suo più probabile  avversario. 
Al di là di ogni valutazione, qui inopportuna, sulla gestione odierna del CONI Calabria, che sarà oggetto del giudizio dell’Assemblea regionale calabrese in sede di voto per il rinnovo degli organismi statutari, quello che mi ha fortemente turbato sono state le offese, gratuite ed ingiuste,  rivolte allo sport calabrese e nazionale.  Perché non è affatto disonorevole “distribuire bottigliette d’acqua” all’interno di un impianto sportivo, a chiunque. Sono scene che fanno parte di una filosofia di vita, che, da sempre, ha visto protagonisti i più grandi ed autorevoli rappresentanti dello sport italiano ed internazionale. 
Lo sport è fatto di tante anime. Non ci sono solo gli atleti, che restano l’elemento più importante e fondamentale in qualsiasi disciplina sportiva. Ci sono anche tanti uomini e donne, che lavorano nello sport e per lo sport. Senza di essi sarebbe impossibile far muovere la grande macchina che fa andare avanti lo sport, sia a livello professionistico, ma ancora di più a livello dilettantistico. Sono  professionisti, operai, disoccupati, studenti, imprenditori che allo sport, nei vari incarichi, di dirigenti, allenatori, assistenti, magazzinieri, hanno deciso di “donare”, tempo, passione, impegno, e molto spesso anche risparmi guadagnati in anni di duro lavoro personale e familiare.  E sono gli stessi che spesso attorno a qualsivoglia campo di gioco, negli spogliatoi, o sugli spalti, svolgono mansioni anche molto umili, non necessariamente legate al loro status sociale o alla loro professione. Ma lo fanno e lo continueranno sempre a fare perché lo sport “viene prima di tutto”.
E’ grazie ai sacrifici, all’attaccamento, alla disponibilità di  queste persone che lo sport italiano è diventato grande nel mondo. Non ci sono latitudini nel nostro Paese in cui l’approccio allo sport sia stato diverso da un luogo all’altro. E allora suonano offensive, ingiuste e ingenerose per tutti le considerazioni del signor Tino Scopelliti che evidentemente ha una visione dello sport che è sicuramente diversa da tutti gli altri.
La mia non vuole essere la “difesa di ufficio” di nessuno. Qui non si tratta di difendere l’amico Presidente del CONI. Si tratta di difendere la dignità dello sport in generale: sia di chi lo pratica, sia di chi lo dirige e chi, soprattutto lo cura volontariamente, e ne consente quotidianamente lo svolgimento. Ho anch’io  avuto “l’onore” di vendere gassose sugli spalti, distribuire bottigliette d’acqua, fare persino le pulizie negli spogliatoi. Non è per questo che sento calpestata la mia dignità di uomo e di professionista in campo legale. Attività che ho anche  messo gratuitamente a disposizione delle federazioni sportive, e per la mia in particolare, dedicando tempo, lavoro e risorse economiche personali. Per questo, non permetto a nessuno, e per nessuna ragione al mondo, di oltraggiare e disonorare un settore che ancora, per molti versi, in Italia ed in Calabria, in particolare, rappresenta il meglio che questo Paese ha da offrire al mondo intero. Se il signor Tino Scopelliti intende aspirare a diventare il massimo rappresentante dello sport calabrese, lo faccia pure. Ne ha il diritto. Ma non può pensare di conquistare un ruolo prestigioso ed autorevole offendendo e diffamando lo sport che lui aspira, forse, a guidare, come se fosse un novello “Messia” che viene a mettere ordine e pace in un settore che di tutto ha bisogno, invece,  tranne che di questo.
All’aspirante candidato alla Presidenza del CONI regionale calabrese rivolgo un solo invito: quello di prendere una penna, o un computer, scelga lui, per stilare un progetto credibile e innovativo per il futuro dello Sport in Calabria. Idee concrete e innovative per lo sport calabrese, non sogni destinati a rimanere nascosti nel cassetto. Ma con una preghiera: per carità, lasci perdere le “bottigliette d’acqua”. Non è con quelle che si costruisce il futuro dello sport calabrese. 

Maurizio Condipodero*



*Delegato regionale FIBS Calabria
  Presidente della commissione legale FIBS
  Componente della giunta regionale CONI Calabria

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