Cosa
avranno pensato i cittadini della zona nord di Reggio Calabria quando hanno
appreso, dai giornali, la sconcertante notizia che l’acqua che fuoriesce dalle
loro condutture non è potabile?
Avranno,
probabilmente, pensato di telefonare al Sindaco, ma resisi conto del
sopravvenuto impedimento nello svolgimento delle sue funzioni dell’ormai ex
primo cittadino, avranno rivolto il loro pensiero a quel Governatore che si era
pubblicamente mostrato molto sensibile in merito al problema della scarsità
d’acqua nei confronti dei concittadini di Terreti. Ironia a parte, molto più
probabilmente, i cittadini non ne sono stati sorpresi, perché se n’erano già
accorti da soli. Scorrendo un po’ più approfonditamente l’ordinanza dell’ex
Sindaco Arena del 28 settembre, sconosciuta ai più fino a ieri, ci si rende
conto che il problema non sarà risolto fino a che qualche temporale autunnale
non fornirà le quantità d’acqua necessarie a far rientrare i parametri dei
Fluoruri (sali) nei limiti previsti dalla legge. È scandaloso e inquietante che
ancora oggi la popolazione reggina sia costretta a subire queste violazioni dei
diritti riconosciuti dalla legge dello Stato italiano. Quel diritto ribadito
dall’art. 4 del Decreto Legislativo 31/01, secondo il quale “Le acque destinate
al consumo umano devono essere
salubri e pulite”.
Quello
della zona nord, purtroppo, non è un problema isolato e occasionale. La nostra
città soffre da anni, da nord a sud, il male cronico della salinità delle
acque, che le rendono ciclicamente non potabili e inadatte all’uso alimentare,
all’utilizzo per l’igiene della persona e, a volte, per la pulizia della casa. Il
problema è stato più volte portato alla luce, ma mai una soluzione adeguata è
stata fornita ai cittadini di questa città, che continuano, che continuiamo
(perché anche chi scrive vive, come gran parte dei reggini, questa situazione)
da anni a soffrire dell’assenza d’acqua nel periodo estivo e speriamo che
quella che arriva non sia salata.
Ed
a nulla è servita la costruzione del dissalatore voluta dall’allora Commissario
straordinario e Sindaco, oggi Governatore della Regione, Giuseppe Scopelliti.
Un’opera costata 7,5 milioni di euro e che ha portato alla ribalta sulla stampa
nazionale chi lo ha fortemente voluto, solo per i costi della squadra di
collaboratori e consulenti allestita per gestire la situazione.
Quello
dell’acqua è un problema serio e di una gravità incommensurabile, che non può
essere risolto da soluzioni palliative e congiunturali, ma che va affrontato
con chiarezza e decisione per dare una soluzione definitiva ad un male che
angustia da troppo tempo i reggini.
È
necessario, anzi, indispensabile comprendere quale sia, ad oggi, lo stato delle
falde acquifere della nostra città, che appaiono ormai stremate e non più in
grado di sopperire al fabbisogno della popolazione e cercare di trovare nuove
falde a cui attingere. Serve adeguare la rete idrica per ottimizzare l’utilizzo
dell’acqua ed evitare lo spreco della risorsa più preziosa per la vita e la
salute della cittadinanza.
Bisogna
agire con coscienza e responsabilità per dare una risposta strutturale al
problema dell’acqua, che è una risorsa comune e, come ha sancito il referendum
dello scorso anno, è un bene pubblico e va gestito nell’interesse di tutti i
cittadini.
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