Istat: carrello spesa record. Inflazione stabile, benzina a +20,8%
1 maggio 2012
Ad aprile il rincaro annuo del
cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei prodotti acquistati
con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,7% un valore,
superiore al tasso d’inflazione (3,3%), che risulta il più alto da
settembre 2008. Lo rileva l’Istat nelle stime preliminari.
La reazione dei consumatori. “Tradotto
in termini di costo della vita, significa che una famiglia di tre
persone spenderà, per fare la spesa di tutti i giorni, 635 euro in più
su base annua, mentre per una famiglia di quattro persone la stangata
sarà di 686 euro all’anno”. E’ quanto calcolano le associazioni dei
consumatori. “E’ evidente che aumentare ad ottobre l’Iva significherebbe
una ulteriore spinta sui prezzi già alle stelle”, aggiunge. Secondo le
associazioni infatti, “l’effetto sull’inflazione sarebbe variabile tra
l’1,32% e l’1,74%, a seconda che scattino anche gli arrotondamenti e le
speculazioni”.
Inflazione zona euro. Secondo Eurostat,
l’inflazione nella zona euro dovrebbe segnare un lieve calo al 2,6% mese
di aprile rispetto al 2,7% di marzo.
Carburanti. Sempre nel mese di aprile il
prezzo della benzina aumenta su base annua del 20,8%, in forte
accelerazione rispetto al 18,6% di marzo, mentre su base mensile sale
del 3,1%. L’Istat aggiunge che il rialzo tendenziale è il più alto
almeno dal gennaio del 1996. Il tasso d’inflazione annuo ad aprile resta
invece stabile al 3,3%, lo stesso valore già registrato sia a marzo che
a febbraio. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,5%.
L’istituto di statistica rileva anche un rincaro congiunturale marcato
si registra per il prezzo del Gpl (+4,4%), il cui tasso di variazione
tendenziale accelera ulteriormente e sale al 12,5% (dal 7,7% di marzo).
Infine, il prezzo del gasolio per riscaldamento aumenta dello 0,3% sul
mese precedente e del 10,1% su quello corrispondente del 2011 (era
+11,7% a marzo).
Gas e energia elettrica. Ad aprile
l’Istat segnala per i beni energetici, con riferimento al comparto
regolamentato, un aumento congiunturale dovuto principalmente al rialzo
del prezzo dell’energia elettrica (+3,6%), il cui tasso di crescita
tendenziale tuttavia scende al 10,9% (dall’11,2% di marzo). In aumento
risulta, sottolinea l’Istituto nelle stime preliminari, anche il prezzo
del gas (+1,5%), che cresce su base annua del 15,1% (era +15,6% a marzo
2012). D’altra parte ad aprile è scattata la prima tranche di
incrementi, decisi dall’Autorità per l’energia, sulle bollette di gas e
luce.
Disoccupazione in Italia. E la
disoccupazione in Italia nel quarto trimestre 2011 ha raggiunto il 9,7%,
il tasso più alto dal 2001 ma “il tasso reale potrebbe risultare
superiore poichè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono
250.000 lavoratori in cig”. Lo afferma l’Ilo, l’Agenzia internazionale
delle Nazioni Unite sul Lavoro nella sua scheda sull’Italia, definendo
“allarmante” il livello dei Neet. La disoccupazione giovanile sale al
32,6%, più che raddoppiata dall’inizio del 2008, mentre i disoccupati di
lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. I
lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5% del totale e
i Neet e cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non
frequentano corsi di formazione, hanno raggiunto la cifra allarmante di
1,5 milioni. Dall’inizio della crisi l’occupazione a tempo parziale e
determinato è cresciuta fino ad arrivare rispettivamente al 15,2% e al
13,4% del totale, mentre il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% di
quello a tempo determinato non è frutto di una scelta dei lavoratori.
Disoccupazione mondiale.
L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) prevede che nel 2012 la
disoccupazione nel mondo raggiungerà le 202 milioni di unità, a causa
dei contraccolpi delle misure di austerità messe in atto in diversi
Paesi. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite la disoccupazione mondiale
raggiungerà il 6,3% nel 2013 e i giovani fra i 15 e i 24 anni saranno i
più colpiti. L’Ilo ha pubblicato oggi il dato secondo cui fra il 2008 e
il 2009 la crisi economica globale ha fatto perdere 50 milioni di posti
di lavoro.
Tasse e recessione. Le misure di
austerità, sottolinea ancora l’Ilo. “rischiano di alimentare
ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l’inizio della
ripresa economica e il risanamento fiscale. La pressione delle tasse
per ridurre il deficit che dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012″.
Investimenti imprese. E sono in calo gli
investimenti delle imprese europee: nell’ultimo trimestre del 2011,
secondo i dati diffusi oggi da Eurostat, il tasso è ammontato al 20,7%
nell’Eurozona (21% nel terzo trimestre) e al 20,2% nell’Ue a 27 paesi
(era 20,6% nel trimestre precedente); quanto alla quota dei profitti, è
scesa nella zona Euro a 38,1% (era 38,4% nel periodo precedente) per
effetto dell’aumento del costo del lavoro (+0,4%) a fronte di una lieve
diminuzione del valore aggiunto (-0,1%). Gli investimenti sono scesi in
maniera più marcata (-1,7%) rispetto al valore aggiunto (-0,1%).
Stabile, dopo due anni di aumenti, il volume totale delle scorte.
Risparmio e reddito. Aumenta invece il
tasso di risparmio delle famiglie dell’Ue, mentre continuano a scendere i
redditi e gli investimenti rimangono stabili: è la fotografia scattata
da Eurostat nel quarto trimestre 2011, che conferma in parte l’andamento
del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi 2011 nella Ue-17 il
reddito a disposizione delle famiglie – in termini reali – è sceso dello
0,4% dopo un -0,3% nel terzo trimestre. Allo stesso tempo, il tasso di
risparmio è passato dall’11,2% all’11,8% nei 27 e dal 13,5% al 13,7% nei
17.
Prestiti a privati. I prestiti al
settore privato nell’eurozona sono aumentati appena dello 0,6% annuo a
marzo, rallentando dal +0,8% di febbraio, nonostante gli oltre 1000
miliardi di euro prestati dalla Bce alle banche dell’area della moneta
unica. Lo comunica la stessa Eurotower.
Spunti tratti da repubblica.it
1° Maggio senza lavoro: disoccupazione al 9,7%
1 maggio 2012
È tutto pronto a Rieti per la
manifestazione sindacale del 1° maggio, che oggi eccezionalmente, vedrà
nel capoluogo reatino la partecipazione dei segretari generali di Cgil,
Cisl e Uil, Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni. Un
corteo, a partire dalle ore 10 da piazza Mazzini, si snoderà per le vie
cittadine per concludersi, intorno alle 12, in piazza Cesare Battisti,
dove i tre segretari generali interverranno (diretta su Rai Uno dalle
12.05). Per l’occasione sono attese in città tra le 5 e le 6mila
persone, 100 i pullman secondo le stime delle organizzazioni sindacali.
“Cgil, Cisl e Uil – hanno illustrato le segreterie provinciali questa mattina nel corso di una conferenza stampa – hanno deciso di celebrare la Festa del Lavoro a Rieti, perché città-luogo simbolo di tutte quelle realtà italiane in grave crisi occupazionale, cui occorrerà assicurare seri e coerenti progetti di crescita per ripartire verso un domani migliore. La crisi che investe Rieti, peraltro, è la coda lunga di una continua serie di dismissioni, delocalizzazioni, fallimenti societari – hanno aggiunto Cgil, Cisl e Uil – che hanno colpito il nucleo industriale reatino negli ultimi dieci anni, pressoché annullando quel ‘boom’ registrato agli inizi degli anni Settanta. Un tasso di disoccupazione che supera il 30 per cento, rappresenta una fotografia impietosa di un territorio ripiegato su se stesso, con una Regione che sempre più spesso sembra dimenticarsi di Rieti con il risultato di non riuscire a garantire nemmeno un’adeguata assistenza sanitaria, con una totale impotenza dei politici nazionali e locali – hanno concluso – nel controbilanciare fughe di multinazionali e fallimenti di aziende all’interno di un tessuto imprenditoriale, incapace di rigenerarsi e attirare nuovi capitali”.
“Cgil, Cisl e Uil – hanno illustrato le segreterie provinciali questa mattina nel corso di una conferenza stampa – hanno deciso di celebrare la Festa del Lavoro a Rieti, perché città-luogo simbolo di tutte quelle realtà italiane in grave crisi occupazionale, cui occorrerà assicurare seri e coerenti progetti di crescita per ripartire verso un domani migliore. La crisi che investe Rieti, peraltro, è la coda lunga di una continua serie di dismissioni, delocalizzazioni, fallimenti societari – hanno aggiunto Cgil, Cisl e Uil – che hanno colpito il nucleo industriale reatino negli ultimi dieci anni, pressoché annullando quel ‘boom’ registrato agli inizi degli anni Settanta. Un tasso di disoccupazione che supera il 30 per cento, rappresenta una fotografia impietosa di un territorio ripiegato su se stesso, con una Regione che sempre più spesso sembra dimenticarsi di Rieti con il risultato di non riuscire a garantire nemmeno un’adeguata assistenza sanitaria, con una totale impotenza dei politici nazionali e locali – hanno concluso – nel controbilanciare fughe di multinazionali e fallimenti di aziende all’interno di un tessuto imprenditoriale, incapace di rigenerarsi e attirare nuovi capitali”.
NUOVO ALLARME DISOCCUPAZIONE PER L’ITALIA
Nuovo allarme disoccupazione per
l’Italia. Questa volta a lanciarlo è l’Ilo, l’agenzia specializzata sul
lavoro dell’Onu, nel suo rapporto mondiale 2012. Ha raggiunto il 9,7%
nel quarto trimestre 2011 e, soprattutto, il tasso reale potrebbe essere
più alto vista la massa di lavoratori in cassa integrazione. Di fronte a
questo dato, attenzione alla norme di austerità, che rischiano di
alimentare la recessione. Non solo. Il debito pubblico va tagliato, ma
senza rinunciare agli investimenti. È ancora una volta più evidente che
servono politiche per la crescita, commentano i sindacati.
La disoccupazione in Italia, certifica l’Ilo, raggiunge nel quarto trimestre 2011 il livello più alto dal 2001, al 9,7%. Ma “il tasso reale potrebbe essere più alto”, perchè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250mila lavoratori in cig”. Le categorie più colpite sono quella dei giovani e quella dei disoccupati di lunga durata. La disoccupazione giovanile, salita al 32,6% durante il 4° trimestre del 2011, è più che raddoppiata dall’inizio del 2008. Allo stesso modo, i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% del totale dei disoccupati durante il 4° trimestre del 2011. Inoltre, prosegue l’Ilo, molti lavoratori escono completamente fuori dal mercato del lavoro: nello scorso anno, il tasso dei lavoratori che non cercano più lavoro ha raggiunto il 5% del totale della forza lavoro. Il numero dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione) ha raggiunto il livello “allarmante” di 1,5 milioni.
“Seri problemi” esistono anche riguardo alla qualità dei posti di lavoro creati. Dall’inizio della crisi, la proporzione dell’occupazione a tempo determinato e a tempo parziale è aumentata fino a raggiungere rispettivamente il 13,4% e il 15,2% dell’occupazione totale. Inoltre, il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% del lavoro a tempo determinato non è frutto della libera scelta dei lavoratori.
La disoccupazione in Italia, certifica l’Ilo, raggiunge nel quarto trimestre 2011 il livello più alto dal 2001, al 9,7%. Ma “il tasso reale potrebbe essere più alto”, perchè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250mila lavoratori in cig”. Le categorie più colpite sono quella dei giovani e quella dei disoccupati di lunga durata. La disoccupazione giovanile, salita al 32,6% durante il 4° trimestre del 2011, è più che raddoppiata dall’inizio del 2008. Allo stesso modo, i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% del totale dei disoccupati durante il 4° trimestre del 2011. Inoltre, prosegue l’Ilo, molti lavoratori escono completamente fuori dal mercato del lavoro: nello scorso anno, il tasso dei lavoratori che non cercano più lavoro ha raggiunto il 5% del totale della forza lavoro. Il numero dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione) ha raggiunto il livello “allarmante” di 1,5 milioni.
“Seri problemi” esistono anche riguardo alla qualità dei posti di lavoro creati. Dall’inizio della crisi, la proporzione dell’occupazione a tempo determinato e a tempo parziale è aumentata fino a raggiungere rispettivamente il 13,4% e il 15,2% dell’occupazione totale. Inoltre, il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% del lavoro a tempo determinato non è frutto della libera scelta dei lavoratori.
spunti tratti da:avvenire.it
Se la scienza scopre che si diventa adulti soltanto a 24 anni
30 aprile 2012
Recenti ricerche sugli adolescenti
pubblicate inThe Lancet tentano di dare una risposta alla domanda «A che
età si diventa adulti?». I ricercatori non si riferiscono alle
apparenti certezze della maturità giuridica: un’età per il sesso, una
per guidare l’auto, una per bere alcolici, un’altra ancora per votare e
così via. Ma la domanda alla quale tentano di rispondere si riferisce
alla maturità naturale e la loro risposta non è quella che
convenzionalmente indicava nella pubertà l’inizio dell’adolescenza e
attorno ai vent’anni l’ingresso nell’età adulta. Secondo i ricercatori
il nostro cervello non si sviluppa del tutto fino all’età di
ventiquattro anni e solo dopo questa età possiamo ragionevolmente
ritenere che si possa entrare nell’età adulta. Prima il cervello degli
adolescenti non sarebbe sufficientemente attrezzato per valutare appieno
le conseguenze dei comportamenti. Questo spiegherebbe la
sottovalutazione dei rischi, degli effetti dell’abuso di alcolici, di
droghe ecc… che in molti ritengono «tipicamente adolescenziale».
Non conterei troppo sulla convinzione che l’ingressonell’età adulta comporti quel tanto di saggezza ed equilibrio che serve a vivere nel mondo senza far troppi danni a noi stessi e al prossimo. Se però le ricerche saranno confermate è senz’altro utile sapere che il cervello degli adolescenti ha tempi di maturazione più lunghi di quelli finora ipotizzati. Si pensi, ad esempio, all’apporto che queste ricerche possono fornire quando si valuta la eventuale discordanza tra l’incapacità legale di agire e la capacità naturale del soggetto minorenne.
Il fatto è che è del tutto discutibile che «adulto» sia sinonimo di «maturo» e «adolescente» sia sinonimo di «immaturo», almeno finché non ci chiediamo «maturo o immaturo per cosa?». Io definisco la maturazione come il processo di acquisizione della capacità di separarsi da esperienze precedenti senza che questo impedisca al soggetto di stabilire nuove relazioni, alla ricerca di nuovi e più soddisfacenti equilibri. La precarietà di ogni equilibrio raggiunto rende continua la ricerca, relative e provvisorie le diverse tappe raggiunte, le diverse maturità, fisiche, affettive, cognitive, morali e sociali. Siamo sempre più o meno maturi per affrontare certe prove e contemporaneamente più o meno immaturi per altre.
Secondo questa definizione, da uno stato fusionale in cui il neonato è ancora soggetto pienamente e sanamente immaturo, nel corso dello sviluppo si afferma con sempre maggiore evidenza la capacità di separarsi e stabilire nuove relazioni. La nostra maturità è messa alla prova ogni giorno.
Il bambino e l’adolescente soffrono se essi stessi o altri confondono il processo, la maturazione, con una o più delle sue tappe, le diverse maturità che vengono via via raggiunte a livelli e in tempi differenti da individuo a individuo. Soffrono se percepiscono, o altri percepiscono, il loro processo di maturazione come privo o carente di caratteristiche essenziali quali il movimento, l’orientamento e la regressione, se in altre parole scambiano, o altri scambiano, un fotogramma con l’intero film della loro vita.
In altri termini, al bambino e all’adolescente va riconosciuto il diritto all’immaturità, totale all’inizio dell’esistenza, ma anche quello al riconoscimento di tempi personali di maturazione che non procede mai senza arresti e regressioni.
Arthur Koestler in Buio a mezzogiorno faceva dire a un suo personaggio, in risposta a chi gli chiedeva a quale età era diventato adulto, che sono le esperienze che ci fanno maturare: «Se vuoi veramente sapere, sono diventato uomo a diciassette anni, quando fui mandato in esilio per la prima volta».
Non conterei troppo sulla convinzione che l’ingressonell’età adulta comporti quel tanto di saggezza ed equilibrio che serve a vivere nel mondo senza far troppi danni a noi stessi e al prossimo. Se però le ricerche saranno confermate è senz’altro utile sapere che il cervello degli adolescenti ha tempi di maturazione più lunghi di quelli finora ipotizzati. Si pensi, ad esempio, all’apporto che queste ricerche possono fornire quando si valuta la eventuale discordanza tra l’incapacità legale di agire e la capacità naturale del soggetto minorenne.
Il fatto è che è del tutto discutibile che «adulto» sia sinonimo di «maturo» e «adolescente» sia sinonimo di «immaturo», almeno finché non ci chiediamo «maturo o immaturo per cosa?». Io definisco la maturazione come il processo di acquisizione della capacità di separarsi da esperienze precedenti senza che questo impedisca al soggetto di stabilire nuove relazioni, alla ricerca di nuovi e più soddisfacenti equilibri. La precarietà di ogni equilibrio raggiunto rende continua la ricerca, relative e provvisorie le diverse tappe raggiunte, le diverse maturità, fisiche, affettive, cognitive, morali e sociali. Siamo sempre più o meno maturi per affrontare certe prove e contemporaneamente più o meno immaturi per altre.
Secondo questa definizione, da uno stato fusionale in cui il neonato è ancora soggetto pienamente e sanamente immaturo, nel corso dello sviluppo si afferma con sempre maggiore evidenza la capacità di separarsi e stabilire nuove relazioni. La nostra maturità è messa alla prova ogni giorno.
Il bambino e l’adolescente soffrono se essi stessi o altri confondono il processo, la maturazione, con una o più delle sue tappe, le diverse maturità che vengono via via raggiunte a livelli e in tempi differenti da individuo a individuo. Soffrono se percepiscono, o altri percepiscono, il loro processo di maturazione come privo o carente di caratteristiche essenziali quali il movimento, l’orientamento e la regressione, se in altre parole scambiano, o altri scambiano, un fotogramma con l’intero film della loro vita.
In altri termini, al bambino e all’adolescente va riconosciuto il diritto all’immaturità, totale all’inizio dell’esistenza, ma anche quello al riconoscimento di tempi personali di maturazione che non procede mai senza arresti e regressioni.
Arthur Koestler in Buio a mezzogiorno faceva dire a un suo personaggio, in risposta a chi gli chiedeva a quale età era diventato adulto, che sono le esperienze che ci fanno maturare: «Se vuoi veramente sapere, sono diventato uomo a diciassette anni, quando fui mandato in esilio per la prima volta».
Fulvio Scaparro
Fonte: corriere.it
Fonte: corriere.it
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