(ANSA) - VIBO VALENTIA, 14 FEB - Continuavano ad operare nello stesso settore e con la stessa struttura aziendale della societa' fallita che, ''sulla carta'', era stata trasferita nel giro di pochi mesi a due persone residenti in Piemonte, ma che di fatto continuava ad operare nel vibonese con un'altra ragione sociale. E' la tecnica utilizzata dai fratelli Ivano, Emiliana e Giuseppe Ceravolo, i tre imprenditori vibonesi arrestati stamani insieme al loro commercialista, Sergio Scalise, di LameziaTerme (Catanzaro) per bancarotta fraudolenta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Vibo Valentia. Lo stratagemma, secondo l'accusa, era finalizzato a sottrarre disponibilita' finanziarie ed altre utilita' al concordato fallimentare che, tra l'altro, non ha trovato alcun documento contabile per la ricostruzione del volume d'affari e degli altri fatti societari. Un'operazione per la quale sarebbe stato fondamentale il contributo del commercialista, che ha consentito il fittizio trasferimento di quote societarie. L'indagine della Guardia di finanza che ha portato agli arresti domiciliari gli imprenditori ed il professionista e' iniziata lo scorso anno su delega della Procura di Vibo Valentia che ha posto la propria attenzione sulla procedura concorsuale nell'ambito della quale e' stato dichiarato il fallimento della societa' Food Service, operante nella produzione e vendita all'ingrosso e al dettaglio di prodotti ittici surgelati e alimentari in genere. L'attivita' investigativa, concentrata sull'ipotesi della distrazione di beni dalla procedura, cosi' come segnalato dagli stessi giudici della Sezione fallimentare del Tribunale, ha permesso ai finanzieri di accertare che gli arrestati, attraverso vari artifici economico-contabili e la costituzione di altre societa' alter-ego della fallita, la Cerpesca e la Cerpesca Ceravolo, avevano distratto dal patrimonio aziendale beni societari e risorse finanziarie per centinaia di migliaia di euro. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate le societa' Cerpesca e Cerpesca Ceravolo, per un valore di un milione di euro. L'inchiesta e' frutto della collaborazione instaurata tra la Sezione fallimentare del Tribunale di Vibo Valentia, la Procura e la Guardia di finanza che ha portato, nell'ultimo periodo, all'arresto di 15 persone ed al sequestro di beni per 7,5 milioni di euro.
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