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giovedì 9 febbraio 2012

Cosenza: Un Rigoletto in giacca e cravatta. Prime anticipazioni sull’opera che debutterà il 24 febbraio al “Rendano”

Al “Rendano” si prova, a ritmo sostenuto, il “Rigoletto” di Giuseppe Verdi , secondo titolo operistico e quinto della stagione lirico-sinfonica del teatro di tradizione cosentino, in vista del debutto il prossimo 24 febbraio (ore 20,30). La “prima” sarà preceduta, mercoledì 22 febbraio, dall’anteprima per le scuole  (ore 17,00). Unica replica, domenica 26 febbraio, alle ore 17,00.

Curvo in avanti nel suo tradizionale costume cinquecentesco (tutt’intorno il buio).

Poi via il costume che i melomani sono stati abituati a conoscere e - coup de theatre- il gobbo per antonomasia del melodramma italiano resta in calzamaglia nera.

Via pure la gobba, e, dopo aver assunto una postura regolare, prende dal buio un elegante abito dei giorni nostri e lo indossa. Dalla gobba rimasta al centro del palcoscenico, sospesa nel buio, trae quindi una grande cravatta, sproporzionatamente larga e lunga, e se l’annoda al collo.

Un Rigoletto in giacca e cravatta, dunque, quello immaginato per il “Rendano” di Cosenza dal regista Francesco Antonio Castaldo. Napoletano, lunga militanza nel cinema (aiuto di Steno e di Pasquale Squitieri, collaboratore  anche di Ennio De Concini, tra i massimi sceneggiatori italiani),  ma impegnato pure  nel teatro di prosa (è stato aiuto regista di Carlo Giuffrè) e in tv.

Alla sua prima regia lirica in assoluto, si è appassionato al mondo del melodramma grazie ad un programma televisivo, “Il paese del belcanto”, che ha realizzato dal 2007 al 2009 per Rai International, 30 puntate da 30 minuti ciascuna sui teatri lirici e sulla lirica nelle città italiane. Nel 2010 ha ,invece, scritto e diretto il suo primo lungometraggio per il cinema: “Il sesso aggiunto” che racconta senza reticenze il dramma dell’eroina.

Il “Rigoletto” del “Rendano” sarà un allestimento nuovo di zecca, interamente prodotto  dal teatro di tradizione cosentino, e risente di una forte attualizzazione che non si ferma solo ai costumi di Rigoletto e degli altri personaggi che dal Duca di Mantova (sempre in giacca e cravatta) alle altre donne in scena (in abiti succinti e tacchi a spillo) strizzano l’occhio alla modernità.

Anche se è regola d’oro dello spettacolo che ogni riferimento a cose, fatti o persone debba essere puramente casuale, nel “Rigoletto” di Francesco Antonio Castaldo, abbastanza espliciti dovrebbero risultare i riferimenti ad accadimenti piuttosto recenti della vita politica nazionale.

Nel ruolo del titolo, il baritono Damiano Salerno, che è stato Rigoletto di recente, sia a Londra che al Regio di Torino. Il Duca di Mantova è il tenore Alessandro Liberatore. Gilda (la figlia di Rigoletto) è il soprano spagnolo Sandra Pastrana. Nei panni di Sparafucile, il basso bulgaro Eugenio Staminorov. Maddalena (sorella di Sparafucile) è la cantante bulgara Ekaterina Metlova, recentemente impegnata nel ruolo di “Carmen” al “Petruzzelli” di Bari.

Completano il cast i cosentini Raffaella Lupinacci (Giovanna), Saverio Pugliese (il cortigiano Borsa) e Annalisa Sprovieri (la Contessa di Ceprano).

Altri interpreti sono Abramo Rosalen (il conte di Monterone), Antonio Barbagallo (Marullo) e Antonino Mercurio (Il conte di Ceprano).

Le scene, interamente realizzate nel laboratorio di falegnameria del Teatro “Rendano”, portano, invece, la firma di una collaudata coppia di artisti, Pierluigi Manetti e Dora Zagari. I costumi, sono, invece, di Rosalia Guzzo.

A dirigere l’Orchestra lirico-sinfonica del Teatro “Rendano” sarà Giovanni Pelliccia che è anche maestro concertatore e direttore musicale del teatro cosentino.

Bruno Tirotta dirigerà, invece, il coro lirico “Francesco Cilea” di Reggio Calabria.



Il Direttore artistico Taggeo affascinato dalla chiave di lettura di Castaldo



Incuriosito e interessatissimo a questa modernizzazione del “Rigoletto” firmata da Francesco Antonio Castaldo è il direttore artistico del “Rendano” Albino Taggeo. 

“Ci sono dei soggetti d’opera – afferma Taggeo - che si prestano benissimo ad una trasposizione temporale, indietro o avanti nel tempo. In questo caso è accaduto che proprio per bilanciare il Nabucco tradizionale, con cui avevamo inaugurato la stagione, con un Verdi innovativo, ho individuato nel “Rigoletto” la possibilità di trasporre dal punto di vista temporale ai nostri giorni tutta la vicenda che ben si cala nella condizione sociale attuale, sia per il soggetto che per i personaggi. Le prime battute dell’opera, nel rispetto della tradizione, nascono nel periodo storico nel quale è ambientata la vicenda del Rigoletto. Dopo, però, al di là dei tempi, la stessa vicenda può essere vissuta ai giorni nostri.

Le ultime pagine  della partitura vedono la vicenda riportata alla tradizione con una sorta di effetto flashback.

Mi ha affascinato – sottolinea con convinzione Albino Taggeo - la proposta del regista Castaldo  e soprattutto la sua visione che è quella di individuare nei caratteri dei personaggi principali una collocazione precisa in alcune categorie che purtroppo, ancora oggi, affollano la nostra società capitalistico-industriale, fondata ancora su una preminenza dell’uomo sulla donna e in questo il personaggio del Duca è altamente significativo. Basti pensare alle celebri arie che intona, “questa o quella per me pari sono” o “la donna è mobile”. La figura del maschio ad ogni costo non è solo del 1500, ma anche del 2012. Altra figura collocata ai giorni nostri è Gilda, una pasionaria, animata dal desiderio di non essere in linea con i parametri tipici del romanticismo che, però, alla fine resterà comunque travolta dagli eventi e da questa concezione della donna-oggetto che per lei risulta un vero e proprio macigno.

Rigoletto era allora un buffone di corte, un servo del potere. Nella trasposizione diventa una sorta di “portaborse”.

E’ secondo me un’intuizione geniale. Anche sul cast mi sono preso delle responsabilità chiamando a raccolta cantanti molto giovani, dai trenta ai quarant’anni, che hanno già debuttato l’opera altrove diverse volte.”

La “prima” di Rigoletto sarà preceduta martedì 21 febbraio, alle ore 17,00, nella sala “Quintieri”, dal convegno dal titolo “Egemonici e subalterni” – Rigoletto come metafora tra deboli e potenti, tra gli inermi e gli arroganti del potere, tra rassegnazione e delirio di onnipotenza.

Vi parteciperanno, oltre al direttore artistico del “Rendano” Albino Taggeo e al direttore d’orchestra Giovanni Pelliccia, il regista Francesco Antonio Castaldo, il cast artistico e soprattutto il prof.Carlo Serra, docente di Estetica Musicale all’Università della Calabria, il maestro Paolo Mechelli, docente di storia della musica al Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza. Coordina Pia Tucci, storica della musica.

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