“Italiani più poveri e vittime dell’usura”
10 febbraio 2012
Sono 14,7 milioni gli italiani a rischio povertà o esclusione sociale. Solo in Germania, in termini assoluti, ce ne sono di più (15,9 milioni). L’allarme sui dati relativi al 2010, è stato lanciato da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea. In percentuale, il fenomeno, rappresenta il 24,5% della popolazione del nostro paese, mentre il 6,9% è, invece, registrato come in condizioni di severe privazioni materiali.
Il dato italiano è comunque in leggera flessione percentuale rispetto al 2009 (-0,2% da 24,7 a 24,5), mentre nella media europea è in crescita (da 23,1% da 23,4%). Nel “rischio di povertà o esclusione sociale” Eurostat include tre categorie: basso reddito (inferiore al 60% della media nazionale), privazioni materiali, bassa intensità lavorativa (adulti che impiegate e retribuite per meno del 20% del potenziale annuale).
Il dato italiano è comunque in leggera flessione percentuale rispetto al 2009 (-0,2% da 24,7 a 24,5), mentre nella media europea è in crescita (da 23,1% da 23,4%). Nel “rischio di povertà o esclusione sociale” Eurostat include tre categorie: basso reddito (inferiore al 60% della media nazionale), privazioni materiali, bassa intensità lavorativa (adulti che impiegate e retribuite per meno del 20% del potenziale annuale).
Nell’intera Unione europea è quella dei bambini e dei giovani fino a 17 anni la fascia di età più esposta: 26,9%, contro il 23,3% degli adulti in età lavorativa (18-64 anni) ed il 19,8% degli anziani. In Italia l’istitutyo europeo di statistica registra percentuali superiori alla media europea: 28,9% dei giovani (0-17 anni), 24,7% degli adulti e 20,3% degli anziani.
“I dati confermano quanto avevamo denunciato lo scorso gennaio” dice a l’Opinione, Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani. “La crisi economica, l’aumento delle tasse sul consumo, l’aggressione al patrimonio familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse a rate, la impossibilità di accesso al credito bancario, la crescita dei giochi d’azzardo legalizzati ed il boom delle carte di credito revolving, con tassi del 28,62%, – dichiara Carlomagno – stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani di spregiudicati usurai”.
Nel 2012 dilaga l’usura in tutta Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno, a seguito della grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie e le piccole imprese. Il sovra indebitamento delle famiglie in Italia, a dicembre 2011, è cresciuto del 217,4%, rispetto allo stesso mese del 2010 e l’usura è aumentata del 148,2%.
Secondo il presidente dell’Associazione dei Contribuenti, in Italia nel 2012 sono a rischio d’usura 2.960.000 famiglie e 2.420.000 piccoli imprenditori. Il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 42.500 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 62.
“I dati confermano quanto avevamo denunciato lo scorso gennaio” dice a l’Opinione, Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani. “La crisi economica, l’aumento delle tasse sul consumo, l’aggressione al patrimonio familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse a rate, la impossibilità di accesso al credito bancario, la crescita dei giochi d’azzardo legalizzati ed il boom delle carte di credito revolving, con tassi del 28,62%, – dichiara Carlomagno – stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani di spregiudicati usurai”.
Nel 2012 dilaga l’usura in tutta Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno, a seguito della grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie e le piccole imprese. Il sovra indebitamento delle famiglie in Italia, a dicembre 2011, è cresciuto del 217,4%, rispetto allo stesso mese del 2010 e l’usura è aumentata del 148,2%.
Secondo il presidente dell’Associazione dei Contribuenti, in Italia nel 2012 sono a rischio d’usura 2.960.000 famiglie e 2.420.000 piccoli imprenditori. Il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 42.500 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 62.
800 euro. “Al primo posto delle regioni maggiormente esposte all’usura – ci spiega Vittorio Carlomagno – troviamo la Campania, Liguria, Valle d’Aosta, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Puglia, Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Lazio, Liguria, Friuli V-Giulia, Umbria, Trentino-A.
Adige, Sardegna, Basilicata, Marche e Molise”. Ma a pesare sulle tasche degli italiani e a ridurli in povertà, incide molto anche il vizio del gioco. “L’Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavoli da gioco, una media quasi 2.205 euro a persona. I giocatori più incalliti sono quelli residenti in Molise con il 57%, segue la Campania con il 51% e dalla Sicilia 50,7%.
In ultimo posto troviamo quelli del Trentino Alto Adige con il 31,9%. In Italia, il gioco legalizzato coinvolge circa 31,7 MLN di persone, di cui 7,9 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 72 MLD di euro”. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato del 8,1%, passando, in tre anni, da 860 mila unità a 3,3 milioni, raggiungendo il 33% di tutte le giocate.
“Il governo Monti deve fare di più. Si possono risanare i conti introducendo una tassa volontaria come l’IUG, con il pieno consenso di tutti gli italiani. Per un reale rilancio dell’economia e per accompagnare il paese dall’uscita della crisi economica servono misure che non deprimono i consumi come l’aumento dell’IVA o delle accise”.
E tornando ai dati Eurostat, Vittorio Carlomagno, spiega come anche la pressione da parte del fisco sulle famiglie italiane metterà in ginocchio chi è già in difficoltà. “Abbiamo avuto un’aggressione al patrimonio famigliare da parte del fisco, sia direttamente attraverso una risicossione coattiva con Equitalia, sia indirettamente attarverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati”.
I cittadini hanno dovuto contrarre debiti per far fronte ad una rateizzazione delle imposte. “Un uso più attento e un minor uso di azioni cautelari- spiega Carlomagno- come fermi amministrativi, pignoramenti dei conti correnti, ipoteche sugli immobili, avrebbero consentito di colpire i grandi evasori e non i cittadini che si trovano in uno stato di insolvenza perchè materialmente impossibilitati dalla povertà ad adempiere agli obblighi del fisco”.
Nonostante si parli di 14 milioni di italiani a rischio pevertà, è curioso come siano anche quelli che più di tutti in Europa, posseggono la casa di proprietà. “Se è vero che da un lato abbiamo molti italiani proprietari della loro prima casa, è anche vero che dall’altro lato abbiamo il debito che aumenta.
Stiamo registrando acquisti a rate addirittura del cibo giornaliero. Gli italiani spendono ciò che non hanno. Andiamo alla ricerca di un consumismo che di fatto non ci possiamo permettere”. Secondo il presidente dell’Associazione dei Contribuenti, il possesso della prima casa non è sufficiente per confutare i dati Eurostat.
“C’è inoltre da rilevare – conclude – che le banche spingono all’aquisto dell’immobile anche là dove non ci sarebbero le capacità reddituali per garantire il pagamento delle rate del mutuo. Si registra infatti un tasso di insolvenza bancario, proprio relativo ai mutui, più alto in Europa”.
Adige, Sardegna, Basilicata, Marche e Molise”. Ma a pesare sulle tasche degli italiani e a ridurli in povertà, incide molto anche il vizio del gioco. “L’Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavoli da gioco, una media quasi 2.205 euro a persona. I giocatori più incalliti sono quelli residenti in Molise con il 57%, segue la Campania con il 51% e dalla Sicilia 50,7%.
In ultimo posto troviamo quelli del Trentino Alto Adige con il 31,9%. In Italia, il gioco legalizzato coinvolge circa 31,7 MLN di persone, di cui 7,9 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 72 MLD di euro”. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato del 8,1%, passando, in tre anni, da 860 mila unità a 3,3 milioni, raggiungendo il 33% di tutte le giocate.
“Il governo Monti deve fare di più. Si possono risanare i conti introducendo una tassa volontaria come l’IUG, con il pieno consenso di tutti gli italiani. Per un reale rilancio dell’economia e per accompagnare il paese dall’uscita della crisi economica servono misure che non deprimono i consumi come l’aumento dell’IVA o delle accise”.
E tornando ai dati Eurostat, Vittorio Carlomagno, spiega come anche la pressione da parte del fisco sulle famiglie italiane metterà in ginocchio chi è già in difficoltà. “Abbiamo avuto un’aggressione al patrimonio famigliare da parte del fisco, sia direttamente attraverso una risicossione coattiva con Equitalia, sia indirettamente attarverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati”.
I cittadini hanno dovuto contrarre debiti per far fronte ad una rateizzazione delle imposte. “Un uso più attento e un minor uso di azioni cautelari- spiega Carlomagno- come fermi amministrativi, pignoramenti dei conti correnti, ipoteche sugli immobili, avrebbero consentito di colpire i grandi evasori e non i cittadini che si trovano in uno stato di insolvenza perchè materialmente impossibilitati dalla povertà ad adempiere agli obblighi del fisco”.
Nonostante si parli di 14 milioni di italiani a rischio pevertà, è curioso come siano anche quelli che più di tutti in Europa, posseggono la casa di proprietà. “Se è vero che da un lato abbiamo molti italiani proprietari della loro prima casa, è anche vero che dall’altro lato abbiamo il debito che aumenta.
Stiamo registrando acquisti a rate addirittura del cibo giornaliero. Gli italiani spendono ciò che non hanno. Andiamo alla ricerca di un consumismo che di fatto non ci possiamo permettere”. Secondo il presidente dell’Associazione dei Contribuenti, il possesso della prima casa non è sufficiente per confutare i dati Eurostat.
“C’è inoltre da rilevare – conclude – che le banche spingono all’aquisto dell’immobile anche là dove non ci sarebbero le capacità reddituali per garantire il pagamento delle rate del mutuo. Si registra infatti un tasso di insolvenza bancario, proprio relativo ai mutui, più alto in Europa”.
di Rossella Gemma
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