(di Alessandro Sgherri) (ANSA) - REGGIO CALABRIA, 24 GEN - A Reggio Calabria, nel settore della grande distribuzione alimentare, non c'era la possibilita' di una leale concorrenza tra imprese. Se un'azienda voleva rifornirsi di generi alimentari, fossero pane, frutta, bevande, prodotti lattiero-caseari, o anche di tabacchi, doveva necessariamente rivolgersi alla galassia di societa' che ruotavano intorno alla cosca Tegano. A tenere le fila di quello che era diventato un vero e proprio cartello di imprese sarebbero stati Giuseppe e Barbara Croce', padre e figlia, noti imprenditori reggini, che stamani sono stati arrestati nel corso dell'inchiesta ''Assenzio 2'' coordinata dalla Dda e portata a termine da guardia di finanza, Dia e carabinieri. I due, secondo l'accusa, si sarebbero incaricati di tenere fede ai patti assunti con i Tegano dall'ex consigliere comunale di centrodestra Dominique Suraci anche dopo il suo arresto, avvenuto nel luglio scorso con l'accusa di essere il referente della cosca nel settore della grande distribuzione alimentare e l'interlocutore politico del clan. Nonostante l'arresto, pero', i patti sarebbero stati mantenuti grazie ai Croce' tramite contratti di fornitura con imprese riconducibili alle singole cosche cittadine guidate da imprenditori che hanno lavorato sotto la protezione dei piu' importanti gruppi criminali di Reggio, accaparrandosi enormi fette di mercato e accumulando patrimoni. L'operazione di oggi, a giudizio degli stessi investigatori, dimostra come la 'ndrangheta ''sia forte ed in grado di infiltrarsi in attivita' economiche lecite, essenziali per l'economia cittadina''. Ma l'inchiesta evidenzia anche un dato nuovo, la nascita dei trust che segna ''il salto di qualita'''. Imprese ''mafiose'' e ''para mafiose'', infatti, avevano creato un vero e proprio cartello, governato dalla cosca Tegano, che si relazionava con le societa' dei Croce' alla stregua di un unico gruppo imprenditoriale sponsorizzato dall'appartenenza al sodalizio mafioso. Stamani tutte queste societa', per un valore di 30 milioni, sono state sequestrate. E non ci sono solo quelle dei Croce', che gestivano supermercati, noleggio auto e mini market. Ce ne sono altre, riconducibili, piu' o meno direttamente, alla cosca, come quella intestata al genero del boss Giovanni Tegano od alla figlia dello stesso boss. Ma gli investigatori sono anche riusciti a mettere le mani sulle quote di alcune societa' che Suraci avrebbe tentato di salvaguardare schermandole con societa' fiduciarie, una delle quali di diritto elvetico. Tentativo, tuttavia, fallito.
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