Il sottosegretario regionale alla
Presidenza, con delega alla Protezione civile Franco Torchia – informa una nota
dell’ufficio stampa della Giunta -, rispondendo alle polemiche sollevate dopo
l’esondazione del fiume Crati, che ha sommerso di acqua e fango il Parco
archeologico di Sibari, precisa che “è vero che la Protezione civile regionale
non ha i mezzi adeguati per intervenire nei casi di grande emergenza, ma questo
è un dato di fatto che ho sempre rappresentato in tutte le situazioni e
spiegato in tutte le lingue. La Protezione civile regionale ha il dovere di
intervenire e lo ha sempre fatto anche
attivando quel grande esercito rappresentato dalle associazioni di
volontariato e dai loro mezzi. È ingeneroso - prosegue Torchia - accusare la
Protezione civile regionale i cui
tecnici, anche in questo caso, sono
stati i primi ad arrivare sui luoghi del disastro per verificare cosa e quanto
si poteva fare. Non voglio certamente tirarmi fuori dalle responsabilità ma,
laddove ci sono disastri al territorio o quando si tratta di salvare vite
umane, il Sistema di Protezione civile ha sempre dimostrato tempestività e
generosità. A Sibari – evidenzia
ancora il sottosegretario - tutti oggi stanno facendo la loro parte, a cominciare dai
Vigili del Fuoco, ai consorzi di bonifica, alla Coldiretti e mettiamo,
all’ultimo posto, la Protezione civile. Solo per dovere di cronaca, per quanto ci
riguarda, abbiamo immediatamente provveduto ad inviare una pompa idrovora di 3000 litri e
successivamente altre 2 autopompe 4x4 del servizio AIB e, comunque, in assetto
di emergenza idrogeologica per altri 6000 litri e 2 pompe barellabili per altri 4000 litri . Si tratta –
sottolinea il sottosegretario Torchia - di attrezzature molto potenti. Inoltre,
otto associazioni di volontariato si avvicendano per dare il loro contributo.
Insieme ad essi anche il gruppo di operai forestali di Cosenza distaccati presso la Protezione civile i quali stanno lavorando con passione ed
abnegazione, senza che nessuno gli riconosca questo tipo di lavoro. Quindi mi
pare proprio fuori luogo rimpallarsi responsabilità o accusare qualcuno di
ritardi o carenze sugli interventi emergenziali. In Calabria – chiarisce il sottosegretario - lo stato di abbandono di
vaste aree del territorio è diventato ormai un fenomeno preoccupante che si
aggiunge all’incuria e alla mancanza di manutenzione da parte degli enti
preposti. Sono sufficienti perciò
precipitazioni piovasche più intense del solito per provocare danni ingenti. E
le piogge che nei giorni scorsi hanno interessato la Sibaritide sono state particolarmente eccezionali. La
fragilità del territorio basta quindi ad annunciare i disastri alluvionali.
Se poi si aggiungono anche le
relazioni della Protezione civile, ben si comprende come il sistema della
difesa dal dissesto idrogeologico nella nostra regione non funziona
correttamente”.
Il sottosegretario Torchia, torna poi indietro negli anni e ricorda che
“durante degli eccezionali eventi
atmosferici di settembre 2009, l’esondazione del Canale Stombi, a causa del
mancato funzionamento delle pompe idrovore, aveva provocato l’allagamento del
Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide. Già allora la Protezione civile
regionale aveva rappresentato la necessità di effettuare un urgente intervento
volto al ripristino delle normali condizioni di deflusso a mare del fiume Crati
descrivendo lo scenario che, puntualmente, si è verificato nei giorni scorsi,
con il completo allagamento degli scavi archeologici. Ma nella nostra regione
il problema rimane sempre lo stesso: rincorrere le emergenze. Pertanto – si
domanda l’esponente regionale - di quante autopompe idrovore dovrebbe essere dotata
la protezione civile? Quante risorse bisogna investire per realizzare un parco
macchine che andrebbe utilizzato solo nelle emergenze, con l’inevitabile costo
della manutenzione? Sicuramente, una Protezione civile più forte sarebbe meglio
in grado di affrontare le emergenze che,
in Calabria, sono ormai costanti. Ma l’impegno delle istituzioni – sottolinea
Torchia - deve andare oltre l’intervento emergenziale. Occorre ripartire dalla
prevenzione che non è un compito soltanto della Regione. Si tratta di una vera
e propria svolta culturale che deve vedere il cittadino come primo
protagonista. in seguito ci sono diversi livelli istituzionali, comuni e
province che hanno un grande ruolo da svolgere. Essi sono i veri guardiani del
territorio che governano. Ecco – afferma infine il sottosegretario Torchia - la
prevenzione parte proprio da lì. Poi viene l’altra politica, quella che deve
programmare lo sviluppo. E per fare questo occorre investire nella messa in
sicurezza del territorio. O si comprende questo o la Calabria non avrà futuro”.
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