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sabato 26 gennaio 2013

Il sottosegretario Torchia interviene sulle polemiche per l’esondazione del fiume Crati

Il sottosegretario regionale alla Presidenza, con delega alla Protezione civile Franco Torchia – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta -, rispondendo alle polemiche sollevate dopo l’esondazione del fiume Crati, che ha sommerso di acqua e fango il Parco archeologico di Sibari, precisa che “è vero che la Protezione civile regionale non ha i mezzi adeguati per intervenire nei casi di grande emergenza, ma questo è un dato di fatto che ho sempre rappresentato in tutte le situazioni e spiegato in tutte le lingue. La Protezione civile regionale ha il dovere di intervenire e lo ha sempre fatto anche  attivando quel grande esercito rappresentato dalle associazioni di volontariato e dai loro mezzi.  È  ingeneroso - prosegue Torchia - accusare la Protezione civile regionale i  cui tecnici, anche in questo caso,  sono stati i primi ad arrivare sui luoghi del disastro per verificare cosa e quanto si poteva fare. Non voglio certamente tirarmi fuori dalle responsabilità ma, laddove ci sono disastri al territorio o quando si tratta di salvare vite umane, il Sistema di Protezione civile ha sempre dimostrato tempestività e generosità.  A Sibari – evidenzia ancora  il sottosegretario -  tutti oggi stanno  facendo la loro parte, a cominciare dai Vigili del Fuoco, ai consorzi di bonifica, alla Coldiretti e mettiamo, all’ultimo posto, la Protezione civile. Solo per dovere di cronaca, per quanto ci riguarda, abbiamo immediatamente provveduto ad inviare una pompa  idrovora di 3000 litri e successivamente altre 2 autopompe 4x4 del servizio AIB e, comunque, in assetto di emergenza idrogeologica  per altri 6000 litri  e 2 pompe  barellabili  per altri 4000 litri. Si tratta – sottolinea il sottosegretario Torchia - di attrezzature molto potenti. Inoltre, otto associazioni di volontariato si avvicendano per dare il loro contributo. Insieme ad essi anche il gruppo di operai forestali di Cosenza  distaccati presso la Protezione civile  i quali stanno lavorando con passione ed abnegazione, senza che nessuno gli riconosca questo tipo di lavoro. Quindi mi pare proprio fuori luogo rimpallarsi responsabilità o accusare qualcuno di ritardi o carenze sugli interventi emergenziali. In Calabria – chiarisce  il sottosegretario - lo stato di abbandono di vaste aree del territorio è diventato ormai un fenomeno preoccupante che si aggiunge all’incuria e alla mancanza di manutenzione da parte degli enti preposti.  Sono sufficienti perciò precipitazioni piovasche più intense del solito per provocare danni ingenti. E le piogge che nei giorni scorsi hanno interessato la Sibaritide  sono state particolarmente eccezionali. La fragilità del territorio basta quindi ad annunciare i disastri alluvionali.
Se poi si aggiungono anche le relazioni della Protezione civile, ben si comprende come il sistema della difesa dal dissesto idrogeologico nella nostra regione non funziona correttamente”.
Il sottosegretario Torchia, torna poi indietro negli anni e ricorda che “durante degli eccezionali  eventi atmosferici di settembre 2009, l’esondazione del Canale Stombi, a causa del mancato funzionamento delle pompe idrovore, aveva provocato l’allagamento del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide. Già allora la Protezione civile regionale aveva rappresentato la necessità di effettuare un urgente intervento volto al ripristino delle normali condizioni di deflusso a mare del fiume Crati descrivendo lo scenario che, puntualmente, si è verificato nei giorni scorsi, con il completo allagamento degli scavi archeologici. Ma nella nostra regione il problema rimane sempre lo stesso: rincorrere le emergenze. Pertanto – si domanda l’esponente regionale - di quante autopompe idrovore dovrebbe essere dotata la protezione civile? Quante risorse bisogna investire per realizzare un parco macchine che andrebbe utilizzato solo nelle emergenze, con l’inevitabile costo della manutenzione? Sicuramente, una Protezione civile più forte sarebbe meglio in grado di affrontare le emergenze  che, in Calabria, sono ormai costanti. Ma l’impegno delle istituzioni – sottolinea Torchia - deve andare oltre l’intervento emergenziale. Occorre ripartire dalla prevenzione che non è un compito soltanto della Regione. Si tratta di una vera e propria svolta culturale che deve vedere il cittadino come primo protagonista. in seguito ci sono diversi livelli istituzionali, comuni e province che hanno un grande ruolo da svolgere. Essi sono i veri guardiani del territorio che governano. Ecco – afferma infine il sottosegretario Torchia - la prevenzione parte proprio da lì. Poi viene l’altra politica, quella che deve programmare lo sviluppo. E per fare questo occorre investire nella messa in sicurezza del territorio. O si comprende questo o la Calabria non avrà futuro”.

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