Dai farmacisti agli avvocati, dai tassisti ai ferrovieri fino ai benzinai, tutti pronti ad incrociare le braccia e a proclamare sciopero. Il fronte del no alle liberalizzazioni del governo Monti è quanto mai eterogeneo, fatto di categorie che ben poco hanno in comune se non la difesa dello status quo rispetto alle novità introdotte dal corposo decreto approvato ieri. Dalla prossima settimana partiranno, quindi, una raffica di scioperi indetti per protestare contro le nuove norme, a partire da quello dei tassisti che hanno deciso di astenersi dal lavoro lunedì prossimo.Taxi – 23 gennaio. Dopo giorni di agitazione “selvaggia”, le auto bianche hanno proclamato una giornata ufficiale di sciopero per l’inizio della settimana. Nonostante alcune delle richieste dei tassisti siano state accolte (su licenze plurime e extraterritorialità), i sindacati hanno comunque confermato lo stop. Oggi a Roma, Napoli e Milano il servizio dei taxi è stato regolare. «I tassisti a Roma oggi sono in servizio. Abbiamo chiesto loro di sospendere assemblee e sit-in per prepararsi allo sciopero generale di lunedì che durerà 12 ore, dalle 8 alle 20» ha spiegato il segretario nazionale di Unica-Cgil Taxi, Nicola Di Giacobbe. «Non abbiamo ancora il testo definitivo del decreto emanato dal governo ma come categoria abbiamo ceduto in numerosi punti. Tuttavia per noi è vincolante l’ottenimento dello sgravio dell’Iva sui beni strumentali, il carburante professionale e il riconoscimento di mestiere usurante. Sono diritti sacrosanti e se i tassisti riescono a risparmiare su Iva e carburante potranno abbassare le tariffe», afferma il presidente nazionale di Uritaxi, Loreno Bittarelli.Tir – 23-27 gennaio. Gli autotrasportatori di TrasportoUnito si fermano per ben 5 giorni, giudicando insufficienti le misure per trimestralizzare il recupero di una parte delle accise sui carburanti.Ferrovie e sindacati di base – 27 gennaio. Lo sciopero di 24 ore (dalle 21 del 26 gennaio) è stato proclamato dall’Orsa per protestare contro quello che viene considerato «un attacco al lavoro», ovvero la cancellazione dell’obbligo di applicare il contratto nazionale di settore. I sindacati di base protestano, invece, contro la manovra “salva-Italia” «che riduce il potere d’acquisto dei salari attraverso l’aumento dell’Iva, dell’Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina», contro l’adozione dell’Ici sulla prima casa e contro la riforma delle pensioni.Farmacie – 1° febbraio. Federfarma ha annunciato una possibile chiusura dei punti vendita «se il Parlamento non modificherà il testo del decreto. La Federazione è favorevole a nuove aperture pari a circa il 10% del totale delle farmacie esistenti, ma rifiuta la prospettiva di un aumento dell’attuale numero fino a un massimo di 7.000 esercizi in più. L’associazione dei proprietari di farmacie ieri sera ha diffuso una nota in cui annuncia il no al decreto del governo perché «incoerente e contrario allo svolgimento regolare del servizio farmaceutico» e proclama lo stato di agitazione. «Abbiamo ipotizzato uno sciopero delle farmacie il primo febbraio se il Parlamento non modidificherà il testo del decreto sulle liberalizzazioni», ha detto oggi il presidente di Federfarma, Anna Rosa Racca, al termine dell’Assemblea dell’associazione. «Noi abbiamo sempre detto che siamo disponibili ad un confronto, al momento negato, e abbiamo più volte dichiarato che siamo favorevoli a nuove aperture pari a circa il 10% del totale delle farmacie esistenti – prosegue Racca – ma con questo decreto si potranno aprire alla fine 7mila farmacie, con il conseguente impoverimento di tutto il servizio a danno dei cittadini».Avvocati – 23-24 febbraio. I legali hanno proclamato sette giorni di sciopero contro le liberalizzazioni, i primi due il 23 e il 24 febbraio, gli altri a marzo a cavallo del loro congresso straordinario, convocato per il 9 e il 10 marzo. Non solo: faranno sentire la loro voce anche con sit-in davanti a Palazzo Chigi e alle sedi di Camera e Senato e occupazioni simboliche di cento palazzi di giustizia, e persino con una manifestazione a Strasburgo, oltre a inondare di fax e telegrammi di protesta i tavoli del presidente della Repubblica Napolitano e del premier Monti. È una «liberalizzazione selvaggia», sostengono gli avvocati, il governo vuole «ridurre la funzione costituzionale dell’avvocato a una mera attività mercantile», ma così «comprime lo stesso diritto del cittadino alla difesa».Benzinai – 10 giorni da definire. Il fronte dei gestori è spaccato. La Figisc Confcommercio è stata la prima a minacciare 7 giorni di serrata, ma è pronta a revocarli, mentre Faib e Fegica hanno per il momento confermato i loro 10 giorni di agitazione, in attesa di vedere il testo definitivo del decreto. Il problema di fondo è quello dell’esclusiva e di come verrà modificata. Faib e Fegica-Cisl avevano già annunciato la serrata per 10 giorni delle pompe per protesta contro la «retromarcia del governo sulle liberalizzazioni». «Non possiamo fare i dieci giorni di sciopero proclamati, nella minaccia è sottinteso il fatto – ha spiegato Landi – che la sua attuazione avverrà nel rispetto della commissione di garanzia, non più quindi di 72 ore consecutive. Nei prossimi giorni valuteremo e calendarizzeremo le date della protesta».
Fonte: Il messaggero.it
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