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martedì 24 gennaio 2012

ADICO: Lavoro, le linee del governo in cinque capitoli. Uso limitato della cassa integrazione

Nella riforma del lavoro allo studio del governo ci sarà, ha anticipato il ministro per il Welfare Elsa Fornero nell’incontro avuto con le parti sociali a palazzo Chigi, «uno schema di reddito minimo», che richiede «risorse ora non individuabili». Per questo e per «ragioni di bilancio lo schema potrebbe essere già individuato in questa riforma ma, per le stesse ragioni, l’applicazione normativa potrebbe essere dilazionata».
GLI AMMORTIZZATORI – Il governo propone anche di riformare il sistema di ammortizzatori sociali puntando su un meccanismo con due possibilità: un sostegno per le crisi temporanee e un altro per chi perde il lavoro. «Servono ammortizzatori che facilitino la ricollocazione dei lavoratori – ha detto Fornero -. Per raggiungere l’obiettivo sarebbe importante un passaggio ad un sistema integrato, basato su due pilastri: uno per la riduzione temporanea dell’attività, l’altro, per il sostegno al reddito di chi abbia perso il lavoro». «Gli ammortizzatori saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l’assistenza», ha detto il ministro. La riforma del mercato del lavoro prevederebbe un uso limitatissimo della Cassa integrazione, e solo di quella ordinaria nei casi in cui si possa rapidamente riprendere il lavoro. Tutti gli altri ammortizzatori riguarderebbero interventi dopo il licenziamento con una indennità risarcitorie.
LA PROPOSTA – Il governo ha quindi presentato alle parti sociali un documento in cinque punti per la riforma del mercato del lavoro. Le linee guida del governo per la riforma del mercato del lavoro, illustrate dal ministro Elsa Fornero, sono divise in cinque capitoli: tipologie contrattuali, apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali e servizi per il lavoro. Il tavolo tra il governo e le parti sociali sul lavoro servirà a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori. È l’auspicio del premier Mario Monti, che ha esordito dicendo: «Apriamo oggi un cantiere importante». «Voi, forze produttive, avete il mondo dove competere, noi come governo agiamo in Italia e abbiamo un non facilissimo lavoro da condurre in Europa, spero che il maggiore spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese vi aiuti – ha aggiunto – a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione di imprese e lavoratori ma anche la situazione dell’Italia nella Ue».
NO AL DECRETO – Il premier ha anche rassicurato le parti sociali che non si procederà per decreto sulla riforma del mercato del lavoro ma avverte che «i tempi non possono essere lunghi». Secondo il ministro Fornero, la riforma del mercato del lavoro («una riforma ambiziosa, da fare con un largo consenso») si farà insieme alle parti sociali in tre, quattro settimane, avvalendosi del coordinamento del Governo. «Solo alla fine del confronto – ha aggiunto la Fornero – si potrà parlare di contratto unico». E ha aggiunto: «Occorre un contratto che evolva con l’età dei lavoratori, piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per tutte le età». E soprattutto «la flessibilità dovrà costare di più». Il governo ha poi proposto alle parti sociali di aprire dei gruppi tematici per lavorare via web alla riforma del mercato del lavoro. I gruppi di lavoro informatici saranno cinque per affrontare gli altrettanti punti proposti dal ministro Fornero nel suo documento. L’input della discussione, avrebbe precisato il ministro, verrà dal governo e poi saranno le parti sociali a rispondere con suggerimenti, indicazioni, critiche sui temi che a loro interessano di più.
LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA- «Nel breve periodo ci saranno forti ristrutturazioni, quindi per ora miglioriamo quello che abbiamo», ha invece detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Ha poi aggiunto che «da noi c’è una flessibilità minore che in Germania: noi dobbiamo concentrarci sugli abusi, non dobbiamo toccare l’impianto delle varie forme di flessibilità». Ha ricordato che «il tasso di occupazione italiano prima dei pacchetti Treu-Biagi era al 48%, oggi è al 58%, senza considerare la percentuale di sommerso che è altissima. Attenzione- sottolinea- a ridurre forme di flessibilità in linea con l’Europa». Altra cosa sono gli abusi: lì Confindustria è «in prima linea». Alle parti sociali «piacciono due cose in particolare per favorire l’inserimento dei giovani: l’apprendistato e usare di più le agenzie interinali».
IL DIKTAT DEI SINDACATI – «Non sono linee guida su cui si sviluppa il confronto: vuol dire che non sono state condivise», precisa il leader della Cgil, Susanna Camusso, indicando che non sarà sulla base del documento presentato governo sul mercato del lavoro che si svilupperà una base di discussione. E ha aggiunto: «Le parti sociali al tavolo sono tutte d’accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria», quella tipologia di ammortizzatore sociale, prevista in caso di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale o a impresa assoggettata a procedura concorsuale di fallimento e liquidazione coatta. E anche Raffaele Bonanni, segretario Cisl, è sembrato piuttosto scettico sull’eventuale riforma degli ammortizzatori sociali: «Gli attuali ammortizzatori possono essere una chance molto importante anche per il futuro». «Con la cassa integrazione in deroga e la cassa integrazione straordinaria abbiamo coperto tutti come mai successo e, per fortuna, l’abbiamo fatto in questo momento di crisi», ha ricordato. «Se c’è da rivedere il loro funzionamento in termini di finanziamento della formazione durante la sosta, anche noi- ha detto Bonanni- siamo favorevoli a una misura drastica per tagliare l’evasione sulla formazione. Ma limitatamene a questo e non su altro».

fonte: corriere.it

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