“Di strada ne è
stata fatta tanta in termini di civiltà e democrazia, ma ancora vi sono luoghi
del mondo dove - sembrerà assurdo - quelle che per noi sono conquiste nette, restano
per altre comunità, obiettivi lontani da raggiungere”.
E’ quanto afferma
la Presidente della Commissione per le Pari Opportunità Giovanna Cusumano,
all’indomani della prima giornata internazionale delle bambine sancita
dall’Onu.
“Una scelta -
quella delle Nazioni Unite che - secondo Cusumano, contribuirà a far venire
alla luce situazioni di condizionamento ed abuso psicologico e forme di
violenza spesso nascoste, figlie di condizioni di estrema povertà nonché di
regole che si rifanno ad assurde e inaccettabili tradizioni secolari. Come non
ricordare, per esempio, la barbara pratica dell’infibulazione con le gravi
conseguenze sulla salute delle ragazze”.
“Ed ancora, inquietante
è il dato secondo cui nel mondo vi sono 60 milioni di ‘spose bambine’.
Fanciulle per le quali il giorno delle nozze arriva tra gli 8 e i 14 anni, se
non prima; giovani ‘date’ in sposa ad un uomo spesso molto più anziano di loro
e mai incontrato prima” - sottolinea la Presidente.
Per Giovanna Cusumano,
“Nobile è l’intento delle Nazioni Unite che ribadisce la centralità
dell’istruzione, della salute e della protezione delle bambine da ogni
violenza, insieme alla lotta alla povertà: principi questi, inseriti
nell’agenda internazionale”.
“E’ solo liberando
i popoli dalla miseria e garantendo a tutti i bambini, l’istruzione che questi saranno
in grado di scegliere il proprio futuro” - afferma la Presidente della CRPO.
Continua Cusumano:
“Non è un caso infatti se, in termini percentuali, le ‘spose bambine’ provengano
dalle famiglie più povere dei Paesi più disagiati. Per i genitori sono un peso;
vestirle e istruirle costa troppo. Dunque, il matrimonio ha un valore economico
per le famiglie: si sanano i debiti o si ottiene qualcosa in cambio. Alle ‘spose
bambine’ è negata inoltre la possibilità di studiare e di lavorare. Una
condizione di assoluta soggezione che continua ad alimentare il ciclo di
povertà. Per non parlare poi dei problemi di salute legati al parto in età
precoce e alle relative complicazioni”.
“Tutto questo è
inaccettabile: i governi del mondo e le organizzazioni internazionali devono
intervenire efficacemente per debellare la povertà investendo anche in
programmi di sostegno. Le istituzioni e i media – conclude Giovanna Cusumano - devono
interrogarsi sul futuro del mondo rappresentato dai bambini di oggi”.
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