Nella serata del 10.10.2012, i Carabinieri
del R.O.S., del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dei “Cacciatori di
Calabria”, a conclusione di una serrata attività tecnica e di prolungati
appostamenti, hanno arrestato il boss Domenico CONDELLO, soprannominato “Micu u pazzu”, inserito nell’elenco dei
latitanti di massima pericolosità in ambito nazionale, facenti parte del
"programma speciale di ricerca". Il latitante, cugino di Pasquale il
“Supremo”, boss della ‘ndrangheta
arrestato dal ROS nel 2008, condannato a diversi ergastoli, è stato catturato
in Catona (RC) tra Via Sabauda e Via Figurella, mentre effettuava uno
spostamento a bordo di una vettura condotta da MEGALE Roberto, classe 1984,
pregiudicato reggino, tratto a sua volta in arresto per procurata inosservanza
di pena. Il ricercato ed il favoreggiatore non hanno opposto resistenza, mentre
il tentativo di fuga del favoreggiatore è stato immediatamente neutralizzato
dai militari dell’Arma. I due non erano armati.
Elemento di vertice
dell’omonima cosca della ‘Ndrangheta di Reggio Calabria (RC), il boss
cinquantaseienne era ricercato dal
1991 e deve espiare la pena dell'ergastolo per omicidio, associazione di tipo
mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, rapina, armi, ed altro. Dallo
stesso anno era ricercato in campo internazionale per l’arresto ai fini
estradizionali.
Dopo l’arresto del “supremo”, CONDELLO Domenico aveva assunto la
guida dell’organizzazione criminale dirigendone gli affari, soprattutto nel
traffico di stupefacenti e di armi, nell’infiltrazione negli appalti, nel
controllo del racket delle estorsioni.
La storia della cosca Condello si intreccia con la storia della guerre
di mafia a Reggio. Nella seconda metà degli anni ‘80 i Condello-Imerti si staccarono
dal clan De Stefano (uscito vincitore dalla prima guerra combattuta contro il
clan Tripodo, contrario ad immettersi nel traffico di droga) di cui fino alla
metà dei ’70 avevano fatto parte iniziando un sanguinosissimo scontro
combattuto a colpi di kalashnikov e autobombe che alla fine lascerà sul terreno
più di seicento morti.
Era il lontano
10 ottobre 1985 allorché, in Villa San Giovanni, un’autovettura Fiat 500
imbottita di esplosivo e posteggiata accanto all'autovettura blindata del noto boss IMERTI
Antonino cl.1946 - cognato del CONDELLO
Domenico - veniva fatta
esplodere con comando a distanza. La deflagrazione aveva provocato la morte di
tre persone - SPINELLI Umberto, PALERMO Vincenzo e PALERMO Angelo - guardie del corpo di IMERTI Antonino - ed il ferimento
di quest'ultimo e di BUDA
Natale, persona che notoriamente svolgeva la mansioni di autista del boss.
Il 13 ottobre, a soli tre giorni di distanza, nel rione Archi di Reggio
Calabria e cioè nel cuore del suo regno, veniva ucciso Paolo DE
STEFANO, capo incontrastato
dell’omonima famiglia. Assieme a lui cadeva il fido picciotto PELLICANÒ Antonino. I
due, che si trovavano in stato di latitanza, stavano viaggiando a bordo di una
moto intestata a SARACENO Bruno (classe 53), affiliato alla
cosca DE STEFANO e più volte segnalato
quale autista di DE STEFANO Orazio nel periodo della latitanza di questi.
I due gravi
fatti di sangue avevano segnato la clamorosa rottura dell'unità della cosca De Stefano con le federate famiglie dei CONDELLO e dei FONTANA di Archi, ed il conseguente loro transito nelle fila del
gruppo facente capo ad IMERTI
Antonino che, seppur originario di Fiumara di Muro, aveva da tempo trasferito
il suo centro di affari - leciti ed illeciti - nel più prosperoso centro di Villa
San Giovanni.
Quest’episodio
rappresenta l’inizio della “carriera criminale” del CONDELLO
Domenico nelle file del nuovo “federamento”
anti – destefaniano; difatti, a seguito di tale episodio delittuoso veniva
colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in data
21.10.1985, per il reato di duplice omicidio, porto e detenzione abusiva di
armi ed altro.
In data
30.07.1986 veniva colpito da un Mandato di Cattura emesso dal Giudice
Istruttore presso il Tribunale di Reggio Calabria per duplice omicidio ed
altro.
In data
11.10.1986 veniva colpito da un Mandato di Cattura emesso dal Giudice
Istruttore del Tribunale di Reggio Calabria per associazione di tipo mafioso.
In data
07.12.1990 veniva colpito dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere
emessa dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria per inosservanza
degli obblighi impostigli dell’A.G., a seguito di scarcerazione per decorrenza
dei termini della custodia cautelare, per associazione di tipo mafioso ed
altro.
In data 22.05.1992 veniva colpito da un Ordine
di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio
Calabria, dovendo espiare la pena di anni 6, mesi 1 e giorni 17 di reclusione
per violazione art. 416 bis C.P..
In data 03.04.1993 veniva colpito
dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio GIP di
Reggio Calabria, per associazione di tipo mafioso ed altro.
In data 25.03.2004 veniva colpito
dall’Ordine di carcerazione della Procura Generale della Repubblica c/o la
Sezione di Corte di Appello di Reggio Calabria, dovendo espiare la pena dell’ergastolo per omicidio.
Le recenti operazioni concluse dall’Arma
sul capoluogo reggino (Indagini META, LANCIO e REGGIO NORD), che hanno
interessato gli affiliati alle cosche “CONDELLO” e “DE STEFANO-LIBRI”, tra cui
lo stesso CONDELLO Domenico, hanno confermato le sinergie criminali, nel corso
del tempo instauratesi e consolidatesi tra le citate consorterie, in passato
sanguinosamente contrapposte ed oggi nuovamente federate per privilegiare il
perseguimento di obiettivi illeciti condivisi. In tal senso, particolarmente
significativa è risultata l’accertata costituzione di un organismo decisionale unitario, al vertice del quale era stato
posto CONDELLO Pasquale, coadiuvato da DE STEFANO Giuseppe, il cui ruolo di
raccordo era svolto proprio da CONDELLO Domenico e LIBRI Pasquale, allo scopo
di assicurare il rispetto delle regole elaborate e la ripartizione dei proventi
tra le diverse locali del capoluogo.
Durante la sua latitanza, CONDELLO Domenico
ha continuato a gestire con autorità le strategie della cosca di riferimento,
imponendo la propria leadership sui diversi gruppi criminali del
capoluogo reggino nella ripartizione delle attività criminali tra le diverse
cosche locali.
L’intervento andrà
pertanto ad incidere in maniera significativa sulle dinamiche evolutive della
‘ndrangheta reggina, ponendo fine all’ascesa del CONDELLO, ormai proteso ad
estendere la propria influenza criminale anche al di fuori del capoluogo
reggino.
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