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giovedì 8 marzo 2012

SEL: Tra il dire e il fare… i voucher per la conciliazione di Scopelliti.

A proposito di “festa della donna”, tra riflessioni e celebrazioni, non può non cadere l’attenzione sul recente bando pubblicato a gennaio 2012 per la nuova erogazione dei “voucher per la conciliazione”.

Si chiamano “azioni positive”, ovvero il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato. Queste azioni positive sono tanto più efficaci quante più donne riescono a coinvolgere e quanto più riescono ad abbracciare tutto l’universo dei lavori di cura affidati ancora oggi in prevalenza alle donne. Già la giunta precedente aveva proceduto nel 2008, all’erogazione di questi voucher con un medesimo bando ma, la giunta Scopelliti ha avuto la capacità di “affossare” anche questo prezioso strumento. Basta fare il vecchio gioco enigmistico delle differenze, scoprendo in tal modo quanto sarà limitata l’efficacia dei voucher previsti dall’attuale bando di questa giunta, e quanto potente e ad ampio raggio d’azione sia stato il precedente bando che ha elargito i voucher a circa 3.000 donne. Il bando pubblicato dall’attuale giunta non contempla tutti i lavori di cura di cui, nella nostra regione si occupano, quasi esclusivamente, le donne, avendo escluso la copertura di spesa per assistenza ad anziani e disabili che non siano figli (il precedente bando copriva i parenti e affini fino al III grado per es. suoceri, cognati, zii, pronipoti e bisnonni anche acquisiti) i malati cronici non autosufficienti e i malati terminali (che il precedente bando copriva ugualmente entro il terzo grado). La cifra riconosciuta è assolutamente irrisoria (250,00 €) rispetto alla precedente (600,00€). Ad ogni beneficiaria fu riconosciuta la consistente somma di € 6.000,00 per ogni familiare a carico. Inoltre l’erogazione non avverrà più con cadenza bimestrale (dunque 5 tranche per 10 mesi), come nel precedente voucher, ma solo in due tranches (al 5° e 10° mese).  Vengono oggi escluse le disoccupate, a meno che non siano in attività di formazione, vanificando la ratio stessa del bando. Infatti la finalità è quella di  “liberare tempo” a quelle donne che non hanno lavoro e non possono affidare i propri familiari alle cure di qualcun altro per mancanza di reddito e sono alla ricerca di un lavoro o vorrebbero frequentare un’attività formativa.

A proposito di badanti e baby sitter, il vecchio bando aveva avuto anche il grande merito di aver fatto emergere tutto il lavoro sommerso di queste figure indispensabili, generando un circolo virtuoso di donne che lavorano e che danno lavoro ad altre donne, con contratto regolare (grazie all’obbligo di rendicontare la spesa con busta paga e relativo bonifico o assegno – dunque con tracciabilità della spesa -  e contratto registrato all’INPS, previsto dal bando precedente) e non più in nero! Scomparse dunque le baby sitter a domicilio: sono infatti riconosciute solo le spese per frequenza a servizi di prima infanzia (rette e servizi a pagamento per asili nido e servizi integrativi scuole materne, comprese quelle di baby sitting), e per figli fino a 3 anni, non più fino a 13 anni. Scoperte le differenze, riteniamo che l’intero bando debba essere sottoposto ad una revisione se vi è la reale intenzione da parte di questo governo regionale di rendere conciliabile il tempo dedicato al lavoro e alla famiglia.

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