Bambini contesi, usati come arma di ricatto, al centro di duelli legali. Quando non addirittura rapiti da un genitore. Nell’Europa del terzo millennio le migrazioni, la mobilità professionale e lo studio rimescolano nazionalità e culture. E a fare le spese di matrimoni e unioni che finiscono in modo conflittuale sono proprio loro, gli elementi più fragili di una famiglia. I dati Eurostat parlano chiaro: ogni anno si contraggono 2 milioni di matrimoni, di cui 300 mila “bi-nazionali”. E ogni anno un milione di coppie divorziano, 140 mila delle quali di coniugi di diverse nazionalità. Così, l’ufficio del “Mediatore del Parlamento europeo per i casi di sottrazione internazionale di minori” ha potenziato il suo impegno per far fronte alla crescente richiesta di interventi. Condensando ora l’esperienza accumulata in un pratico Vademecum.
Al Mediatore – istituito nell’87, dal 2009 è affidato a Roberta Angelilli del Pdl, vicepresidente del Parlamento europeo – sono arrivate in due anni centinaia di richieste, e 98 sono state le procedure aperte. Grazie a un lavoro attento a metà tra accordi extragiudiziali e mediazioni da consultorio, il Mediatore fornisce un supporto ai genitori che fanno il tiro alla fune con i figli, attraverso una lunga fase di ascolto fuori dai rigidi schemi dei tribunali. L’obiettivo? Accompagnare le parti a un accordo, con l’esclusivo obiettivo di tutelare l’interesse superiore del minore.
Questo lavoro di mediazione “diplomatica” tra coniugi in conflitto, di nazioni, culture e spesso religioni diverse, ha permesso al Mediatore di accumulare una competenza e una metodologia preziosa, raccolta ora in un Vademecum operativo tradotto in 23 lingue, prossimamente scaricabile dal sito del Parlamento europeo. Un manuale che fornisce i riferimenti sulla normativa internazionale ed europea – dalla Convenzione dell’Aja al regolamento Bruxelles II bis – e suggerisce cosa fare per prevenire la sottrazione o correre ai ripari.
Nel periodo analizzato si sono rivolte al Mediatore 98 coppie: 40 erano cittadini di Paesi non Ue (russi, israeliani, statunitensi, brasiliani, nordafricani, asiatici, latinoamericani). Ed è dall’Italia che arriva il maggior numero di richieste, 33, seguita da Francia (19), Spagna e Germania (14), In 60 casi sono stati i padri a bussare alla porta del Mediatore, in 18 le madri, in 8 la Commissione petizioni che gestisce le relazioni col Mediatore, in 6 eurodeputati e altrettanti avvocati. I casi riguardavano 123 minori (76 bambine e 47 bambini) tra i 3 e gli 11 anni. In 10 casi s’è avviata la mediazione: 2 i casi risolti, in altri 2 il genitore privato del diritto di visita ai figli l’ha ottenuto, 6 sono in corso di negoziazione. In 42 casi è emersa un’irregolarità nell’applicazione, da parte dello stato firmatario, della Convenzione dell’Aja, in 45 casi non è stata applicato il regolamento Bruxelles II bis o non è stata riconosciuta una sentenza, in un caso è stata seguita una adozione internazionale.
Il Mediatore lavora su due fronti. Se accerta violazioni del regolamento Bruxelles II bis presenta interrogazioni parlamentari alla Commissione, sollecitando l’apertura di procedure di infrazione contro lo Stato membro. Ma allo stesso tempo offre una consulenza legale, mettendo in campo una mediazione con le autorità coinvolte, le parti e gli avvocati. Spesso viene usata la teleconferenza – da sedi istituzionali come ambasciate, consolati o delegazioni del Parlamento europeo – per ridurre costi e logistica. Il traguardo è la firma dell’accordo di mediazione, che fissa il diritto del bambino a mantenere i legami con entrambi i genitori. Così si chiude la procedura, fissando il diritto di affidamento, di visita e di mantenimento. Non di rado propedeutico all’accordo legale. Tutto e sempre nell’interesse del minore. Per informazioni e per scaricare il Vademecum: http://www.europarl.europa.eu/aboutparliament/it/000c205a13/Child-abduction-mediator.html.
Al Mediatore – istituito nell’87, dal 2009 è affidato a Roberta Angelilli del Pdl, vicepresidente del Parlamento europeo – sono arrivate in due anni centinaia di richieste, e 98 sono state le procedure aperte. Grazie a un lavoro attento a metà tra accordi extragiudiziali e mediazioni da consultorio, il Mediatore fornisce un supporto ai genitori che fanno il tiro alla fune con i figli, attraverso una lunga fase di ascolto fuori dai rigidi schemi dei tribunali. L’obiettivo? Accompagnare le parti a un accordo, con l’esclusivo obiettivo di tutelare l’interesse superiore del minore.
Questo lavoro di mediazione “diplomatica” tra coniugi in conflitto, di nazioni, culture e spesso religioni diverse, ha permesso al Mediatore di accumulare una competenza e una metodologia preziosa, raccolta ora in un Vademecum operativo tradotto in 23 lingue, prossimamente scaricabile dal sito del Parlamento europeo. Un manuale che fornisce i riferimenti sulla normativa internazionale ed europea – dalla Convenzione dell’Aja al regolamento Bruxelles II bis – e suggerisce cosa fare per prevenire la sottrazione o correre ai ripari.
Nel periodo analizzato si sono rivolte al Mediatore 98 coppie: 40 erano cittadini di Paesi non Ue (russi, israeliani, statunitensi, brasiliani, nordafricani, asiatici, latinoamericani). Ed è dall’Italia che arriva il maggior numero di richieste, 33, seguita da Francia (19), Spagna e Germania (14), In 60 casi sono stati i padri a bussare alla porta del Mediatore, in 18 le madri, in 8 la Commissione petizioni che gestisce le relazioni col Mediatore, in 6 eurodeputati e altrettanti avvocati. I casi riguardavano 123 minori (76 bambine e 47 bambini) tra i 3 e gli 11 anni. In 10 casi s’è avviata la mediazione: 2 i casi risolti, in altri 2 il genitore privato del diritto di visita ai figli l’ha ottenuto, 6 sono in corso di negoziazione. In 42 casi è emersa un’irregolarità nell’applicazione, da parte dello stato firmatario, della Convenzione dell’Aja, in 45 casi non è stata applicato il regolamento Bruxelles II bis o non è stata riconosciuta una sentenza, in un caso è stata seguita una adozione internazionale.
Il Mediatore lavora su due fronti. Se accerta violazioni del regolamento Bruxelles II bis presenta interrogazioni parlamentari alla Commissione, sollecitando l’apertura di procedure di infrazione contro lo Stato membro. Ma allo stesso tempo offre una consulenza legale, mettendo in campo una mediazione con le autorità coinvolte, le parti e gli avvocati. Spesso viene usata la teleconferenza – da sedi istituzionali come ambasciate, consolati o delegazioni del Parlamento europeo – per ridurre costi e logistica. Il traguardo è la firma dell’accordo di mediazione, che fissa il diritto del bambino a mantenere i legami con entrambi i genitori. Così si chiude la procedura, fissando il diritto di affidamento, di visita e di mantenimento. Non di rado propedeutico all’accordo legale. Tutto e sempre nell’interesse del minore. Per informazioni e per scaricare il Vademecum: http://www.europarl.europa.eu/aboutparliament/it/000c205a13/Child-abduction-mediator.html.
fonte: avvenire.it
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