“Voglio dedicare la giornata dell’8 marzo a tutte le donne che lavorano e a quelle che un lavoro lo cercano ma non lo hanno ancora trovato, perché sono convinta dell’inutilità di parlare di una ‘questione femminile’ se non si parla anche di lavoro. Voglio denunciare in primis in Italia, al sud e dunque in Calabria del permanere di una cultura di discriminazione dove alla questione disoccupazione si aggiunge il carico doppio, menage familiare e impegno professionale, quando un lavoro fortunatamente le donne ce l’hanno. Sono argomenti noti ma sarebbe un errore non parlarne perché li conosciamo, anzi ritengo che se ne parla mai abbastanza. La Banca d’Italia – ha aggiunto la Vicepresidente della Regione Antonella Stasi - di recente ci ha ricordato che una percentuale maggiore di occupazione femminile influirebbe positivamente sul PIL e quindi sulla crescita del paese; i guru di management ci dicono, almeno da dieci anni a questa parte, che in un mondo di crescente interdipendenza serve un modello di leadership che promuova la fiducia reciproca, che generi un senso di appartenenza e di engagement nel lavorare su obiettivi comuni. Tratti squisitamente femminili. L'Italia ha il tasso di occupazione femminile più basso d'Europa ma quelle che lavorano lo fanno più di tutte le altre. Ogni giorno, compresa la domenica, una donna italiana lavora, tra casa e ufficio, 7 ore e 26 minuti, un tempo superiore, appunto, a molti paesi europei (un'ora e 10 minuti in più, ad esempio, rispetto ad una donna tedesca). Facile da spiegare: il 77, 7 per cento del lavoro domestico - spesa, lavare, stirare, rigovernare, accompagnare etc. etc - è sulle spalle delle donne. La crisi ha aggravato i problemi strutturali dell’occupazione femminile, quantitativi e in particolare in tema di qualità del lavoro: nel biennio 2008-2010 l’occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%). In totale abbiamo un tasso di occupazione femminile pari al 46.1 %, tra i peggiori in Europa. Con una grave disparità geografica: al Nord la percentuale sale al 56,1%, al Sud tracolla al 30,5%. Il nostro sud, dunque, è il luogo europeo dove le donne lavorano meno in assoluto. Numeri e percentuali che non raccontano la "solita" questione di donne. E' invece una questione di produttività e di crescita economica. Più semplicemente: una faccenda di soldi e di ricchezza, delle famiglie e del paese. Mentre Visco annuncia un 2012 di recessione – ha concluso la Vicepresidente della Regione Antonella Stasi - bisogna partire da qui, dal fatto che se le donne lavorassero ci guadagnerebbero gli indici economici del paese, per trovare il giusto punto di vista, non retorico, non stereotipato, per parlare di donne”.
Nessun commento:
Posta un commento
Puoi commentare questa notizia.