La drammatica vicenda che investe i lavoratori di Acquereggine rappresenta un nuovo e ignobile sfregio alle elementari regole di civiltà democratica e, fra l’altro, si configura come una gravissima violazione dei diritti dei lavoratori di cui dovranno rispondere quei soggetti, ben individuati, che hanno effettuato scelte palesemente e indiscutibilmente discriminatorie.
Come noto, Acquereggine, aveva definito, per i motivi di cessazione dell’attività, una procedura di mobilità per tutti i 124 dipendenti, nessuno escluso.
Infatti, con una formale comunicazione indirizzata a tutti i dipendenti fu reso noto che il 29 febbraio u.s. era da considerarsi l’ultimo giorno lavorativo per i lavoratori di Acquereggine.
Insomma, una vera e propria macelleria sociale che, a causa di precise responsabilità politiche e amministrative, andava a colpire decine di famiglie private di qualsiasi prospettiva occupazionale.
Ma, a questo punto, è accaduto l’inverosimile e la vicenda ha assunto contorni squallidi ed inaccettabili poiché è stata messa in atto una violenta sistematica azione clientelare che ha privilegiato alcuni ed ha umiliato e penalizzato moltissimi lavoratori.
Infatti, stranamente per 39 dipendenti di Acquereggine (29 operativi e 10 amministrativi) si è trovata una soluzione e hanno continuato a lavorare poiché agli stessi è stata assicurata una proroga del rapporto di lavoro che è stato trasformato, con decorrenza 1 marzo 2012, a tempo indeterminato. Conseguentemente, le stesse 39 unità sono state impiegate a tempo pieno, con il relativo adeguamento dello stipendio.
In sostanza, Acquereggine, in maniera palesemente discriminatoria e senza adottare alcun oggettivo criterio aziendale né formulare alcun tipo di graduatoria di merito, ha effettuato la scelta dei 39 “fortunati” lavoratori.
Una scelta evidentemente indecente, lesiva dei diritti e della dignità dei lavoratori.
Inoltre, altri 44 lavoratori (36 operativi, 2 responsabili di zona e 6 unità delle squadre) sono stati collocati in mobilità con la remota illusione e la cinica promessa di essere ricollocati presso nuove società di gestione del medesimo servizio nei Comuni della Provincia di Reggio Calabria (con esclusione della città di Reggio Calabria).
Infine, 39 lavoratori sono stati posti in mobilità senza neanche la possibilità, per quanto totalmente aleatoria, di essere ricollocati presso nuove società di gestione.
Insomma, tranne i 39 miracolati da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, si è conseguita una strage di lavoratori, ben 82, e si è rubato il futuro a decine di famiglie.
E’ questo il capolavoro, fondato solo ed esclusivamente sulla discriminazione e sul clientelismo, realizzato da Acquereggine.
E’ del tutto ovvio che questa gravissima vicenda non la faremo, mai, cadere nel dimenticatoio. L’enorme gravità degli atti e delle scelte effettuate, senza alcun criterio oggettivo di merito, chiedono una forte risposta e una denuncia ad ogni livello.
In tal senso, nel caso non vi sarà un rapido e concreto intervento mirato alla salvaguardia di tutti i lavoratori, nessuno escluso, di Acquereggine, valuteremo ogni iniziativa per tutelare le maestranze discriminate e per evidenziare, senza alcuna reticenza, le chiare complicità e le limpide incongruenze effettuate con l’operazione di discriminazione.
Su questa tristissima vicenda non faremo sconti a nessuno e investiremo le autorità competenti alle quali, in questo caso, consegneremo un corposo e incontrovertibile dossier dal quale trasparirà la natura assolutamente illogica e palesemente discrezionale dell’operazione che riguarda l’esclusiva salvaguardia soltanto di una minima parte dei lavoratori di Acquereggine. Il lavoro deve essere garantito a tutti. Non ci sono né ci possono essere lavoratori di Serie A e lavoratori di Serie B, per giunta selezionati senza alcun criterio se non quello clientelare da chi ha voluto rendersi protagonista di questa indecente e vergognosa iniziativa.
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