Il ventaglio di Associazioni partecipi ha ribadito, con la propria presenza, il fatto che quando lo Stato fa lo Stato, ma ancor più quando la Società fa la Società Civile, i diritti di tutti hanno voce e garanzia di ristoro.
Questo il messaggio che lascia quella presenza in aula, silenziosa ma piena di affetto e gratitudine, quasi a volersi rifare agli occhi di Anna Maria, per le tante, troppe, assenze fin lì registrate, durante il percorso processuale che l’ha vista protagonista già di tante battaglie, poi vinte.
Ecco perché appare inspiegabile, sotto ogni punto di vista, la scelta dei difensori degli imputati di reiterare la richiesta di proseguire l’udienza a porte chiuse (poi rigettata dallo stesso Giudice per mancanza dei presupposti previsti dalla Legge), utilizzando l’argomento di una presunta pressione psicologica che verrebbe a determinarsi proprio per la presenza - a detta loro - “indiscreta” di pubblico (più o meno organizzato).
Non potrà mai dipendere dal numero dei presenti in aula la sacralità o meno della giustizia, che deve fondarsi, invero, su norme, codici, prove e quant’altro utile a costruire una verità processuale, nel pieno e regolare svolgimento di un dibattimento in cui i protagonisti sono e rimangono le parti costituite e non chi, nello stesso processo, vuole solo entrarci per accompagnare simbolicamente la parte offesa, che tanto ha sofferto di solitudine in questi anni.
Pertanto, l’Ufficio Legale Nazionale dell’Associazione Libera di don Luigi Ciotti si augura che le aule giudiziarie, autentico presidio di legalità, siano aperte alla società civile, a tutti coloro che vogliono stare accanto alle vittime e non sia impedito loro di guardare in faccia la legge, affinché ricorrano sempre più le condizioni di poter scegliere consapevolmente da che parte stare.
Reggio Calabria-Roma, 14 marzo 2012
Ufficio Legale Nazionale
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