Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "So bene che posso essere ucciso da un momento all'altro. La 'ndrangheta non perdona. Ma questa e' la strada che ho scelto". E' la dichiarazione di Rocco Varacalli, l'uomo che per primo ha raccontato l'infiltrazione della 'ndrangheta nel nord ovest d'Italia, riportata nel libro del giornalista Federico Monga "Sono un uomo morto", pubblicato da Chiarelettere. "Una storia raccontata in presa diretta", dice l'autore che nel libro ha voluto occuparsi piu' "dell'aspetto antropologico, umano e meno dell'inchiesta giudiziaria". L'idea del libro nasce da un contatto del pentito con il giornalista: "Mi disse - racconta all'Adnkronos - che voleva fare un libro per raccontare tutta la verita' sulla 'ndrangheta". Un modo per ripercorrere la sua vicenda personale, che inizia dalla Calabria dove Varacalli e' nato, e si sviluppa a Torino dove la mamma lo ha mandato "per allontanarlo dalla malavita calabrese". Ma e' proprio a Torino che inizia la sua 'carriera' di 'ndranghetista. "A Torino - racconta l'autore - incontra un amico di suo padre che gli chiede di custodirgli della droga sulla base del compenso di un milione e mezzo. Lui la droga non l'aveva mai vista ma accetta l'offerta. Da li' il passo e' breve. Capisce che spacciare e' meno faticoso e piu' remunerativo del lavoro. E quindi comincia a spacciare". Entra nella criminalita' organizzata fino ad arrivare ad essere un camorrista 'con i gradi', ma poi si pente. "Lui dice di sentirsi tradito da quelle regole che ha sottoscritto, che continuerebbe anche a sottoscrivere, ma che non vengono sottoscritte da altri della 'ndrangheta".
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