E’
la storia di una straordinaria esperienza educativa quella che viene evocata
dalla mostra “La nave degli Scugnizzi”, inaugurata questa mattina al Convitto
Nazionale, alla presenza dell’Assessore alla formazione della coscienza civica
e alla scuola Marina Machì, che l’ha promossa, del Dirigente scolastico del
Liceo Classico “Bernardino Telesio” Antonio Iaconianni e della curatrice Monia
Valeriano. Presente anche, in rappresentanza della Commissione cultura di
Palazzo dei Bruzi, il consigliere comunale Mimmo Frammartino.
Nelle
bellissime foto in bianco e nero e nei pannelli della mostra è racchiusa la
meravigliosa storia della “Caracciolo”, una pirocorvetta a vela costruita nel
1867 e adibita a Nave Asilo nel 1913. La “Caracciolo” divenne, grazie alla
dedizione assoluta di una grande educatrice come Giulia Civita Franceschi,
figlia di uno scultore fiorentino trapiantato a Napoli, che quando il padre era
via per lavoro si dava un gran da fare intagliando il legno nell’officina di
famiglia, il luogo per una seconda nascita per tutti quei fanciulli abbandonati
nelle strade della città di Napoli, tant’è che i suoi ospiti assunsero presto
il nome di “caracciolini”.
Giulia
Franceschi trasformò, dall’aprile del 1913 fino
al 1928, la “Caracciolo” nella casa di quei bambini di strada che una
casa non l’avevano mai avuta, così come non avevano mai avuto una famiglia. La
sua grande intuizione e vocazione verso l’età infantile diedero vita ad un vero
e proprio modello pedagogico preso ad esempio anche da altri pedagogisti di
fama, come Maria Montessori, Edouard Claparède ed Enrico Ferri.
Per
l’inaugurazione della mostra è stata organizzata una visita guidata degli
allievi delle scuole elementari e medie del Convitto nazionale, accompagnati
dalle insegnanti, che hanno ascoltato con grande interesse l’illustrazione
della curatrice dell’esposizione Monia Valeriano.
La
Valeriano, studiosa di Formia, ha analizzato attentamente tutto il materiale
fotografico sulla “Nave degli scugnizzi” sin dal 1989 e dopo un’intensa
attività di approfondimento ha allestito la prima esposizione nel 2004 a Napoli
nel Complesso monumentale di S.Maria La Nova. Una scelta non casuale, perché
proprio a S.Maria La Nova, Giulia Civita Franceschi aveva tenuto nel 1947 il
suo discorso al Convegno delle donne napoletane per ripristinare la Nave Asilo
“Caracciolo” che era stata dismessa durante il fascismo.
“Anche
la scelta del Convitto Nazionale di Cosenza non è frutto della casualità,
spiega la curatrice della mostra Monia Valeriano. I luoghi sono fondamentali –
ha affermato nel corso dell’inaugurazione la Valeriano – per la loro valenza
simbolica. Il fatto di aver allestito la mostra sulla “Nave degli Scugnizzi” al
Convitto Nazionale predispone i giovanissimi che la visiteranno ad un approccio
diverso all’educazione”.
“Giulia
Civita Franceschi, artefice di questo autentico miracolo educativo come può
essere considerato la Nave Asilo “Caracciolo” – ha aggiunto dal canto suo
Marina Machì, assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola
del Comune di Cosenza – fa venire in mente la figura di una maestra di strada
ante litteram, particolarmente attiva sul fronte delle azioni di contrasto alla
dispersione scolastica. Per le modalità utilizzate, il sistema educativo
abbracciato dalla Franceschi, che si rifaceva da vicino alle teorie
dell’attivismo pedagogico, anche se era accompagnato da azioni molto più
concrete ed intrise di pragmatismo, considera i bambini e i ragazzi uno per
uno, esaltandone le inclinazioni ai fini della loro formazione professionale e
valorizzazione”.
La
mostra “La Nave degli Scugnizzi”, che resterà aperta fino al prossimo 8 marzo,
dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 18,30, con ingresso gratuito,
documenta, attraverso le foto in bianco e nero dell’epoca, tutto l’evolversi
dell’esperienza educativa di Giulia Civita Franceschi, votata al puerocentrismo
(il bambino al centro del suo metodo pedagogico) : dalle lezioni di aritmetica
all’aperto, alla scuola di meccanica e falegnameria allestite a bordo del
veliero, alla lavorazione a mano delle reti adoperate nelle frequenti battute
di pesca.
Un
microcosmo tutto da esplorare, anzitutto da parte delle scuole cosentine che
avranno tanto da apprendere curiosando tra i pannelli e gli scatti della
mostra. Domani
mattina sarà la volta degli alunni della scuola media di via De Rada.
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