Nel
suo percorso artistico, costellato di grandi successi e unanimi apprezzamenti,
ha incontrato i numeri uno della direzione d’orchestra, da Riccardo Muti a
Zubin Metha, da Daniel Oren a Lorin Maazel ed ha anche avuto il privilegio di
cantare accanto a Luciano Pavarotti che la volle con sé a Philhadelphia, era il
1996, nel gala dei vincitori del “Pavarotti International”, concorso che si era
aggiudicato l’anno prima.
Fiorenza
Cedolins è una delle voci più rappresentative del panorama lirico nazionale, molto
apprezzata e richiesta all’estero, come testimonia l’Aida di Giuseppe Verdi
nella quale canterà da qui a poco in Brasile, al Teatro Municipal di Rio De
Janeiro.
Il
suo amore per la lirica è equamente distribuito tra Puccini e Verdi, tanto che
il soprano si definisce, non senza ironia, una “bigama musicale”, innamorata
persa dei due maestri, rispettivamente di Torre del Lago e Busseto.
Ed
è questo amore viscerale per Verdi che la porterà sabato e domenica prossimi al
“Rendano” di Cosenza per l’apertura della 53esima stagione lirica, curata dal
direttore artistico Isabel Russinova, che ha in programma, come primo titolo in
cartellone, proprio un omaggio al compositore di Busseto, in coincidenza con il
bicentenario della nascita.
Sabato 2 marzo, alle ore
20,30, la “prima”, domenica 3 marzo,
alle ore 17,00, la replica.
“L’Omaggio
a Verdi – la vita, le lettere, l’amore” - questo il titolo - è un condensato
di prosa, teatro, lirica e sinfonica, in
cui il ricordo di Verdi incrocia le sue eroine,
soprattutto Giuseppina Strepponi,
prima compagna e poi seconda moglie del compositore, con cui Verdi intrattenne
un fitto carteggio. La Strepponi fu un grande soprano della scena lirica del
tempo, protagonista, tra l’altro, delle prime rappresentazioni del “Nabucco” e
dell’Ernani.
A
Cosenza Fiorenza Cedolins, protagonista assoluta dell’omaggio verdiano del
teatro di tradizione cosentino, arriverà direttamente da Lugano dove ha
avviato, in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera Italiana e in collaborazione con l’Associazione “Lugano
lirica”, una serie di corsi di alto perfezionamento squisitamente dedicati al
repertorio italiano. “Una bella sfida – la definisce la cantante – con la quale
ci siamo proposti di far rinascere l’opera lirica anche a Lugano valorizzando
il lavoro attento e minuzioso che si sta portando avanti sui giovani talenti.”
Verdi
ha scandito da sempre la carriera di Fiorenza Cedolins, dal suo debutto sulle
scene con “I Lombardi alla prima crociata”, opera difficilissima del primo
Verdi.
“Il
ruolo che ho cantato di più in assoluto come numero di recite – afferma ancora
la Cedolins - è stato “Il Trovatore”. In questo bicentenario verdiano mi sto
gratificando enormemente nel riportare in scena i personaggi che questo
grandissimo compositore e tra i più grandi geni della storia ci ha dato. Quindi
per me è un particolare piacere, ma anche una responsabilità non da poco,
cantare a Cosenza, dove peraltro non sono mai stata, in una serata interamente
dedicata a Verdi.
Tra
l’altro, in questa specialissima occasione, ho scelto per la prima volta di
debuttare sulle scene una grandissima pagina della scrittura verdiana che è
Macbeth, portando sul palcoscenico del “Rendano” una delle pagine più impervie
di tutta la letteratura del compositore. Ci sarà questa esclusiva per Cosenza,
nessun altro l’ha ancora ascoltata.
L’idea
di fare una serata che presenti sì la musica, ma anche un commento recitato che
in qualche modo possa delineare anche l’uomo Verdi è un’idea che ho proposto a
Isabel Russinova già quattro o cinque mesi fa, all’epoca del nostro primo
contatto. E’ bello intonare tutte le romanze, ma perché, mi sono chiesta, data
la coincidenza con il bicentenario, non riuscire comunque, attraverso un
percorso musicale, a raccontare al pubblico anche aspetti della vita e del
carattere del compositore che non tutti conoscono?
Ricordare
al pubblico gli aspetti poco conosciuti della vita di Verdi contribuirà a dare
una caratterizzazione più interessante e più approfondita alla serata, perché quello che a me non piace nella
musica è fare solo sfoggio esteriore della voce e dei bei suoni. E’ un po’
riduttivo per l’arte. Mi considero un’interprete verdiana, anzitutto
nell’intimo perché le mie origini appartengono ad una famiglia molto umile in
un paese che al confronto Busseto è una metropoli e quando leggo la storia e la
vita di Verdi mi commuovo perché mi
riporta alla memoria le cose della mia vita. Capire qual è il lato
profondamente intimo e la grande dignità di un uomo che per arrivare ha dovuto spendere
la sua esistenza, tanto sudore, tanto sangue e tanta fatica, partendo da meno
di niente, è una cosa che, se mi è consentito con un pizzico di presunzione, mi
sento un po’ di condividere con questo autore. Ed è per questo, forse, che la mia scelta di forgiare la mia voce per
essere aderente anche alla vocalità della scrittura verdiana è stato fin
dall’inizio uno dei miei obiettivi. In questo senso mi sento molto vicina a
tutti i personaggi della drammaturgia verdiana perché l’anima della sua musica
scaturisce squisitamente e fatalmente dalla persona, con i suoi pregi, i suoi
difetti, i suoi lati straordinari.”
Dai
grandi direttori d’orchestra che ha incontrato, Fiorenza Cedolins confessa di
aver mutuato molte cose. “Sono stata abbastanza “opportunista” da prendere
tutto quello che potevo da tutti. Ho iniziato a cantare professionalmente a
ventuno anni. Ho imparato dai colleghi meno in vista, ma anche dai massimi nomi
della direzione d’orchestra e della regia. In primis dal maestro Roberto
Benaglio, per due anni mio maestro di spartito e con il quale ho messo a punto
l’accento verdiano.
E
poi da due grandi direttori: Zubin Metha che è un uomo la cui sintesi musicale
è straordinaria, nel senso che ti fa capire dal primo respiro qual è la sua
logica musicale, con una coerenza, una unitarietà ed una compattezza che per
Verdi sono assolutamente indispensabili e poi con Daniele Gatti che per me è il
direttore verdiano italiano numero uno al mondo e grazie al quale ho avuto più
chiari altri aspetti dell’interpretazione verdiana, che sono poi quelli più
squisitamente intimisti e che spingono alla ricerca di quei colori che
stimolano il profondo sentire”.
E
Verdi è ancora nel destino di Fiorenza Cedolins se si pensa che dopo Cosenza
sarà diretta ancora da Daniele Gatti per la Messa da Requiem al Regio di Parma,
mentre la prossima estate, il 10 agosto, sarà all’Arena di Verona, ancora con
“Aida”, sul podio Daniel Oren, per la regia di Gianfranco De Bosio. Un evento
speciale, per il bicentenario della nascita e per il centenario della prima
rappresentazione di “Aida” nel tempio della lirica veronese, che risale al
1913.
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