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mercoledì 27 febbraio 2013

Cosenza: il soprano Fiorenza Cedolins attesa a cosenza per l'omaggio a Verdi


Nel suo percorso artistico, costellato di grandi successi e unanimi apprezzamenti, ha incontrato i numeri uno della direzione d’orchestra, da Riccardo Muti a Zubin Metha, da Daniel Oren a Lorin Maazel ed ha anche avuto il privilegio di cantare accanto a Luciano Pavarotti che la volle con sé a Philhadelphia, era il 1996, nel gala dei vincitori del “Pavarotti International”, concorso che si era aggiudicato l’anno prima.
Fiorenza Cedolins è una delle voci più rappresentative del panorama lirico nazionale, molto apprezzata e richiesta all’estero, come testimonia l’Aida di Giuseppe Verdi nella quale canterà da qui a poco in Brasile, al Teatro Municipal di Rio De Janeiro.
Il suo amore per la lirica è equamente distribuito tra Puccini e Verdi, tanto che il soprano si definisce, non senza ironia, una “bigama musicale”, innamorata persa dei due maestri, rispettivamente di Torre del Lago e Busseto.
Ed è questo amore viscerale per Verdi che la porterà sabato e domenica prossimi al “Rendano” di Cosenza per l’apertura della 53esima stagione lirica, curata dal direttore artistico Isabel Russinova, che ha in programma, come primo titolo in cartellone, proprio un omaggio al compositore di Busseto, in coincidenza con il bicentenario della nascita.
Sabato 2 marzo, alle ore 20,30, la “prima”, domenica 3 marzo, alle ore 17,00, la replica.
“L’Omaggio a Verdi – la vita, le lettere, l’amore” - questo il titolo - è un condensato di  prosa, teatro, lirica e sinfonica, in cui il ricordo di Verdi incrocia le sue eroine,   soprattutto Giuseppina Strepponi, prima compagna e poi seconda moglie del compositore, con cui Verdi intrattenne un fitto carteggio. La Strepponi fu un grande soprano della scena lirica del tempo, protagonista, tra l’altro, delle prime rappresentazioni del “Nabucco” e dell’Ernani.
A Cosenza Fiorenza Cedolins, protagonista assoluta dell’omaggio verdiano del teatro di tradizione cosentino, arriverà direttamente da Lugano dove ha avviato, in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera Italiana  e in collaborazione con l’Associazione “Lugano lirica”, una serie di corsi di alto perfezionamento squisitamente dedicati al repertorio italiano. “Una bella sfida – la definisce la cantante – con la quale ci siamo proposti di far rinascere l’opera lirica anche a Lugano valorizzando il lavoro attento e minuzioso che si sta portando avanti sui giovani talenti.”
Verdi ha scandito da sempre la carriera di Fiorenza Cedolins, dal suo debutto sulle scene con “I Lombardi alla prima crociata”, opera difficilissima del primo Verdi.
“Il ruolo che ho cantato di più in assoluto come numero di recite – afferma ancora la Cedolins - è stato “Il Trovatore”. In questo bicentenario verdiano mi sto gratificando enormemente nel riportare in scena i personaggi che questo grandissimo compositore e tra i più grandi geni della storia ci ha dato. Quindi per me è un particolare piacere, ma anche una responsabilità non da poco, cantare a Cosenza, dove peraltro non sono mai stata, in una serata interamente dedicata a Verdi.
Tra l’altro, in questa specialissima occasione, ho scelto per la prima volta di debuttare sulle scene una grandissima pagina della scrittura verdiana che è Macbeth, portando sul palcoscenico del “Rendano” una delle pagine più impervie di tutta la letteratura del compositore. Ci sarà questa esclusiva per Cosenza, nessun altro l’ha ancora ascoltata.
L’idea di fare una serata che presenti sì la musica, ma anche un commento recitato che in qualche modo possa delineare anche l’uomo Verdi è un’idea che ho proposto a Isabel Russinova già quattro o cinque mesi fa, all’epoca del nostro primo contatto. E’ bello intonare tutte le romanze, ma perché, mi sono chiesta, data la coincidenza con il bicentenario, non riuscire comunque, attraverso un percorso musicale, a raccontare al pubblico anche aspetti della vita e del carattere del compositore che non tutti conoscono?
Ricordare al pubblico gli aspetti poco conosciuti della vita di Verdi contribuirà a dare una caratterizzazione più interessante e più approfondita  alla serata, perché quello che a me non piace nella musica è fare solo sfoggio esteriore della voce e dei bei suoni. E’ un po’ riduttivo per l’arte. Mi considero un’interprete verdiana, anzitutto nell’intimo perché le mie origini appartengono ad una famiglia molto umile in un paese che al confronto Busseto è una metropoli e quando leggo la storia e la vita di  Verdi mi commuovo perché mi riporta alla memoria le cose della mia vita. Capire qual è il lato profondamente intimo e la grande dignità di un uomo che per arrivare ha dovuto spendere la sua esistenza, tanto sudore, tanto sangue e tanta fatica, partendo da meno di niente, è una cosa che, se mi è consentito con un pizzico di presunzione, mi sento un po’ di condividere con questo autore. Ed è per questo, forse, che  la mia scelta di forgiare la mia voce per essere aderente anche alla vocalità della scrittura verdiana è stato fin dall’inizio uno dei miei obiettivi. In questo senso mi sento molto vicina a tutti i personaggi della drammaturgia verdiana perché l’anima della sua musica scaturisce squisitamente e fatalmente dalla persona, con i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi lati straordinari.”
Dai grandi direttori d’orchestra che ha incontrato, Fiorenza Cedolins confessa di aver mutuato molte cose. “Sono stata abbastanza “opportunista” da prendere tutto quello che potevo da tutti. Ho iniziato a cantare professionalmente a ventuno anni. Ho imparato dai colleghi meno in vista, ma anche dai massimi nomi della direzione d’orchestra e della regia. In primis dal maestro Roberto Benaglio, per due anni mio maestro di spartito e con il quale ho messo a punto l’accento verdiano.
E poi da due grandi direttori: Zubin Metha che è un uomo la cui sintesi musicale è straordinaria, nel senso che ti fa capire dal primo respiro qual è la sua logica musicale, con una coerenza, una unitarietà ed una compattezza che per Verdi sono assolutamente indispensabili e poi con Daniele Gatti che per me è il direttore verdiano italiano numero uno al mondo e grazie al quale ho avuto più chiari altri aspetti dell’interpretazione verdiana, che sono poi quelli più squisitamente intimisti e che spingono alla ricerca di quei colori che stimolano il profondo sentire”.
E Verdi è ancora nel destino di Fiorenza Cedolins se si pensa che dopo Cosenza sarà diretta ancora da Daniele Gatti per la Messa da Requiem al Regio di Parma, mentre la prossima estate, il 10 agosto, sarà all’Arena di Verona, ancora con “Aida”, sul podio Daniel Oren, per la regia di Gianfranco De Bosio. Un evento speciale, per il bicentenario della nascita e per il centenario della prima rappresentazione di “Aida” nel tempio della lirica veronese, che risale al 1913.

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