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lunedì 21 maggio 2012

SEL - Maxi confisca a Campolo: serve trasparenza, urge un regolamento per l’assegnazione dei beni per un uso sociale


La notizia della maxi confisca all’imprenditore Gioacchino Campolo è sicuramente un risultato importante sul piano della lotta alla criminalità organizzata, grazie al lavoro compiuto dalla Magistratura e delle Forze dell’Ordine. Quei beni, per un valore complessivo stimato di 330 milioni di euro, accumulati in maniera illecita, oggi dovranno tornare alla comunità cittadina, vittima della speculazione mafiosa, e riusati per scopi sociali. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea, chi e come potrà usufruire di quei beni? Quando e come verranno assegnati? In base a quali progetti?
Reggio Calabria è il secondo Comune d’Italia per beni confiscati alla mafia. Tuttavia manca un regolamento nell’assegnazione dei beni agli aventi diritto, né è mai stato fatto un bando che stabilisse i criteri precisi dell’assegnazione. Urge immediatamente che il Comune di Reggio Calabria si doti di tale regolamento, in modo che sia possibile istituire un albo di cooperative e associazioni aventi diritto, ovvero titolate ad usufruire dei beni confiscati e informare gli aventi diritto dell’elenco completo con relative caratteristiche dei beni confiscati alla mafia destinati al Comune. Inoltre, tramite un bando annuale, il Comune potrà chiedere agli aventi diritto di presentare proposte di utilizzo dei beni in base ad obiettivi specifici che il Comune stesso individuerà. Infine il regolamento servirà a istituire un sistema di controllo successivo circa l’effettivo utilizzo dei beni assegnati.
Stabilire regole di trasparenza per l’assegnazione e l’utilizzo dei beni confiscati è prerogativa necessaria per portare a compimento il lavoro prezioso della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e per dare forza all’impegno sociale di quanti si battono quotidianamente contro le mafie. E’ necessario evitare che qualcuno pensi di utilizzare l’assegnazione di tali beni come una concessione di “favori” solo per alcuni “fortunati” in base ad amicizie e prossimità politiche, innescando un sistema clientelare al quale spesso assistiamo in questa Città, piuttosto che come diritti realmente riconosciuti in base a regole trasparenti e precise.

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