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giovedì 13 ottobre 2011

Ripudiamo il debito pubblico, non è nostro e non dobbiamo pagarlo.

Fratelli d'Italia destiamoci: facciamo causa comune per i nostri interessi personali, riprendiamoci la nostra sovranità economica e nazionale.

Il 15 ottobre a Roma si terrà una manifestazione di importanza fondamentale per il nostro futuro: l'appello ai popoli europei sul debito. Il messaggio che si vuole trasmettere può essere riassunto in una sola parola: "no al debito", rifiutare quindi quanto imposto da Trichet e Draghi, ed emerso in questa vergognosa lettera (non più segreta) da agosto di quest'anno.

La manifestazione è importante perché può costituire una svolta per l'Italia e gli altri paesi euro-deboli, una presa di coscienza collettiva, un inizio per una svolta affinché le banche non impongano le proprie decisioni al popolo italiano, contro il popolo italiano.

Il raduno di sabato 15 avrà rilievo internazionale; europeo poiché visti gli ultimi rivolgimenti anche altre nazioni come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio, si trovano in questa situazione, anche questi popoli stanno subendo questo tentativo di aggressione economica da parte delle grandi banche internazionali.

 

Il debito: la disinformazione di mass-media e politica.

Non pagare il debito non significa creare destabilizzazioni che peggiorino la situazione economica del nostro paese, ma piuttosto, andare contro il progetto criminale di questi personaggi che ha come fine portarci indietro nella recessione, svalutare i nostri diritti ricontrattandoli ad un livello nettamente inferiore.

Televisione e giornali, parlano soltanto di come pagare il debito, ma questo comportamento non rappresenta certo una novità: è risaputo infatti come i mezzi di informazione tradizionali siano asserviti al potere, e di come deformino la realtà dei fatti al fine di ingannare lo stesso popolo al quale dovrebbero offrire un informazione sincera e reale. Non lo fanno poiché è evidente che quest'ultima sia scomoda e ingestibile.

Tantomeno si può chiedere all'attuale politica di intervenire in nostra tutela; se da un lato infatti assistiamo alle azioni di un governo colluso e consenziente con le imposizioni delle grandi banche mondiali, dall'altro l'opposizione non è migliore, non ha idee e non ha intenzione di schierarsi dalla parte del popolo che oramai è rimasto solo, senza veri rappresentanti. Pd e Pdl parlano la stessa lingua, chiedono a noi di pagare un debito contratto e imposto da altri, ma non citano tutti quei personaggi (molti dei quali militano nei vari partiti dei due schieramenti) che complessivamente hanno evaso 9.000 miliardi non pagando tasse, evadendo il fisco, facendo pressioni intimidatorie e mafiose. In tal modo viene dimostrata la teoria secondo la quale la politica è sottomessa alle grandi finanziarie.

 

Non resta quindi che prendere in mano le redini con consapevolezza di popolo e unità, per uscire da questo pantano economico nel quale siamo stati invischiati a nostra insaputa. Sull'esempio del popolo islandese che in un anno e con una popolazione di soli 300.000 abitanti, ha avuto la forza di sottrarsi agli usurai (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Banca Centrale Europea) mandandoli via a pedate dalla loro terra.

Il problema del debito è dovuto sostanzialmente al fatto che essendo questo costituito da una cifra impossibile da pagare per una nazione come l'Italia nei tempi imposti, si ricorre alle grandi banche internazionali che, prestando soldi per pagare parte del debito pregresso, richiedono il rimborso delle cifre prestate ad alti tassi d'interesse. In tal modo il debito aumenta ogni volta che viene erogato un prestito. Si crea così un circuito di dipendenza con le finanziarie creditrici che possono, in nome del credito avanzato nei confronti della nazione debitrice,Oltre intervenire anche pesantemente sulle scelte nazionali. Lo fanno, attraverso i cosiddetti "Diktat", che condizionano di fatto la libertà e la sovranità del popolo.

 

Il debito: perché non va pagato.

Il debito non va onorato per una serie di motivi che abbiamo già trattato in questo post, Il debito che vorrebbero farci pagare, consiste in 1.868 miliardi di euro (dati di marzo 2011 – a cura di bankitalia) di questi: 241 sono attribuiti alle famiglie italiane (e su questi, il governo deve garantirne il rimborso a scadenza);

Il resto del debito è detenuto da investitori istituzionali (le grandi finanziarie) italiane ed estere e si può distinguere in due frazioni:

715 miliardi esteri, importo dovuto alle banche estere e su questo importo del debito deve essere la politica, il governo che ha l'obbligo morale ed istituzionale (in quanto deve tutelare il popolo non le banche), ad aprire un contenzioso con la Bce, chiedendo che venga rinegoziato in quanto allo stato attuale è inaccettabile, ingiusto, impagabile. Non viene detto infatti che le banche europee sono state in parte rimborsate dalla Fed e dalla Bce. Il rimborso va quindi sottratto all'attuale debito. Per fare ciò deve esistere un governo capace di tutelare il proprio popolo e di opporsi a questi soprusi, deve esistere quindi un governo, capace di governare, di fare semplicemente il proprio dovere istituzionale.

I restanti 912 miliardi sono debiti italiani, per evitare che questo debito aumenti, vanno nazionalizzate le banche italiane. Le banche commerciali, devono tornare ad essere dello stato, basta con la privatizzazione selvaggia che ci ha portato a tutto questo.

 

 

 

Uscire dalla crisi: gradualmente e in modo costante.

Va in ultimo avviato un programma di risanamento, i grandi redditi, vale a dire i grandi evasori che non pagano le tasse e dirottano i fondi all'estero, non hanno mai pagato. I dati Bankitalia parlano di un imponibile di circa 3.500 miliardi di euro,  ma vi è ragione di credere che questa cifra sia la metà di quella reale, quindi è plausibile ipotizzare un flusso monetario in ingresso nelle casse dello stato di circa 7.000 - 8.000 miliardi di euro che aumenterà le entrate correnti, riducendo ulteriormente il debito.

Con queste scelte, lo stato arriverebbe a finanziarsi da solo, con banche commerciali nazionalizzate, quindi proprie. Così non sarebbe più necessario sottostare agli attuali ricatti da parte delle società finanziarie di investimento private.

La grande forza di un popolo, è per la Banca Centrale Europea, motivo di timore. Dopo quanto accaduto in Islanda, la paura che vi sia un effetto "Domino", che le popolazioni di altri paesi imitino la condotta del popolo islandese, è forte. Ancor più forte è la paura che sull'onda di questa manifestazione europea di giorno 15 ottobre 2011, si risveglino anche i popoli di Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio e di tutte quelle nazioni oppresse e schiave delle banche.

 

Fuori dall'euro, subito.

Sono ormai in tanti a sostenere che l'Italia deve uscire dalla sfera di condizionamento dell'Euro, poiché entrarvi ha significato asservirsi alle grandi banche private e non aggregarsi ad altri paesi in modo paritario. Le promesse di miglioramento economico e sociale, si sono tradotte in uno sfruttamento indiscriminato delle nostre risorse economiche ed umane. Altri paesi hanno mantenuto la propria sovranità monetaria pur facendo parte dell'Euro, si pensi alla Gran Bretagna, il paese che influenza maggiormente le scelte del Parlamento Europeo. 

Si tratta, come al solito, di fare una scelta tra continuare a fare sacrifici finalizzati a riappropriaci della sovranità monetaria nazionale, piuttosto che venire dissanguati dalle banche europee con le loro richieste ed i loro programmi che mirano a privarci sempre più dei nostri diritti, degradandoci sempre più al rango di sudditi.

Il giudizio sul popolo italiano, alla luce di quanto accaduto nel referendum del 12 e 13 giugno di quest'anno, è cambiato: abbiamo dimostrato di essere un popolo capace di fare causa comune di fronte ad un interesse diffuso. Ora si tratta ancora una volta di tutelare i nostri interessi personali, attraverso l'unità nazionale, l'unico strumento davvero efficace in mano nostra. Si tratta di opporsi all'ennesimo tentativo da parte di una masnada di strozzini bancari internazionale che, grazie all'avallo della politica nostrana servilistica e finalizzata alla realizzazione dei propri interessi egoistici, stanno cercando di impoverire gradualmente le famiglie italiane e cosa ben più grave le generazioni che ci succederanno, in modo esponenziale.

Sta a noi e soltanto a noi scegliere quale futuro dare ai nostri figli.



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