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domenica 23 settembre 2012

Reggio Calabria - Taglio stagione Teatro Cilea. Mandaglio, SEL: “Un’idea malsana. Per il Cilea servono rigore e qualità. Per Reggio libertà e creatività”


Nessun dorma! E con quale coscienza a Palazzo S. Giorgio si possono dormire sonni beati! Dopo i tagli ai fondi per il Teatro comunale Cilea e la proposta malsana di eliminare del tutto la stagione artistica, rischia di realizzarsi un’unica sinfonia, quella dei cori di protesta. Invocata dal Comune la carenza strutturale di fondi che impone tagli ci chiediamo perché questi non si siano stati applicati a qualche altrettanto evidente sperpero di fondi. Troppo tardi per dire che mancano i soldi, ci aspettiamo allora un pubblico mea culpa da parte del centrodestra reggino, perché i soldi sono stati impiegati per finanziare la sfilata di qualche “soubrette” sul Corso Garibaldi. O potremmo rammentare le annate piene di serate spacca timpani affidate a RTL, mentre dall’altro lato abbiamo un museo nazionale ridotto in condizioni inoperose. Nelle parole dei nostri amministratori “se per un anno il cartellone del Cilea viene meno non è un dramma”. Meglio spendere questi fondi per i buoni libro. Certo e giusto! Peccato che tale strada non sia stata seguita dalle ultime due amministrazioni comunali. Un modello di austerità che fa a pugni con “lo spirito della Reggio tutta eventi e riflettori” che invece ha caratterizzato il “modello Scopelliti”! Ma soprattutto sarebbe ora che la gestione delle risorse dello stesso Teatro Cilea non fosse pesantemente inficiata da una logica meramente ed esclusivamente politica e non di promozione culturale. Insomma, nulla di scandaloso per il centrodestra nella soppressione del cartellone teatrale, cosa che tradisce la logica “tanto di cultura non si mangia”. Noi invece rammentiamo il modello pensato dall’ex sindaco Falcomatà e citato poi dal Prof. Renato Nicolini, come ebbe modo di esprimere pubblicamente, intravedendo entrambi l’idea di costituire una Fondazione per il Cilea basata su rigore e qualità, un’opzione che andrebbe indagata e studiata meglio. Avvertivano, in premessa, che la gestione politica, in senso abietto, crea discredito sull’ente culturale. C’è chi vorrebbe obbligarci a mangiare solo “surgelati e precotti”, parole del Prof. Nicolini, eppure “Reggio potrebbe essere molto diversa da ciò che è diventata dal momento in cui è morto Falcomatà”. Qual era la forza di Falcomatà? Sempre secondo il Prof. Nicolini e a nostro avviso “Quella di avere riscoperto la tradizione reggina sottraendola alla mitologia del boia chi molla, al vittimismo, al lamento, affrontando questioni molto semplici che avevano un collegamento preciso con la caratteristica fondamentale di Reggio, quella di essere una città giovane, perché sede di Università, di un Conservatorio, dell’Accademia di Belle Arti”. Con questo Reggio può liberarsi da una tradizione “oppressiva”; c’è bisogno di libertà, di creatività, non di “baracconate”, poco utili anche all’economia. Con questa sub-cultura, quella del modello Scopelliti e del suo seguito, non si mangia! 

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