Nessun
dorma! E con quale coscienza a Palazzo S. Giorgio si possono dormire sonni
beati! Dopo i tagli ai fondi per il Teatro comunale Cilea e la proposta malsana
di eliminare del tutto la stagione artistica, rischia di realizzarsi un’unica
sinfonia, quella dei cori di protesta. Invocata dal Comune la carenza strutturale
di fondi che impone tagli ci chiediamo perché questi non si siano stati
applicati a qualche altrettanto evidente sperpero di fondi. Troppo tardi per
dire che mancano i soldi, ci aspettiamo allora un pubblico mea culpa da parte del centrodestra reggino, perché i soldi sono
stati impiegati per finanziare la sfilata di qualche “soubrette” sul Corso
Garibaldi. O potremmo rammentare le annate piene di serate spacca timpani
affidate a RTL, mentre dall’altro lato abbiamo un museo nazionale ridotto in
condizioni inoperose. Nelle parole dei nostri amministratori “se per un anno il
cartellone del Cilea viene meno non è un dramma”. Meglio spendere questi fondi
per i buoni libro. Certo e giusto! Peccato che tale strada non sia stata
seguita dalle ultime due amministrazioni comunali. Un modello di austerità che
fa a pugni con “lo spirito della Reggio tutta eventi e riflettori” che invece
ha caratterizzato il “modello Scopelliti”! Ma soprattutto sarebbe ora che la
gestione delle risorse dello stesso Teatro Cilea non fosse pesantemente inficiata
da una logica meramente ed esclusivamente politica e non di promozione
culturale. Insomma, nulla di scandaloso per il centrodestra nella soppressione
del cartellone teatrale, cosa che tradisce la logica “tanto di cultura non si
mangia”. Noi invece rammentiamo il modello pensato dall’ex sindaco Falcomatà e
citato poi dal Prof. Renato Nicolini, come ebbe modo di esprimere
pubblicamente, intravedendo entrambi l’idea di costituire una Fondazione per il
Cilea basata su rigore e qualità, un’opzione che andrebbe indagata e studiata
meglio. Avvertivano, in premessa, che la gestione politica, in senso abietto,
crea discredito sull’ente culturale. C’è chi vorrebbe obbligarci a mangiare
solo “surgelati e precotti”, parole del Prof. Nicolini, eppure “Reggio potrebbe
essere molto diversa da ciò che è diventata dal momento in cui è morto
Falcomatà”. Qual era la forza di Falcomatà? Sempre secondo il Prof. Nicolini e
a nostro avviso “Quella di avere riscoperto la tradizione reggina sottraendola
alla mitologia del boia chi molla, al vittimismo, al lamento, affrontando
questioni molto semplici che avevano un collegamento preciso con la
caratteristica fondamentale di Reggio, quella di essere una città giovane, perché
sede di Università, di un Conservatorio, dell’Accademia di Belle Arti”. Con
questo Reggio può liberarsi da una tradizione “oppressiva”; c’è bisogno di
libertà, di creatività, non di “baracconate”, poco utili anche all’economia. Con
questa sub-cultura, quella del modello Scopelliti e del suo seguito, non si
mangia!
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