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venerdì 28 settembre 2012

Con Sgarbi e Bilotti l’arte sacra contemporanea protagonista al Museo dei Brettii e degli Enotri


Inaugurata ieri sera al Museo dei Bretttii e degli Enotri, alla presenza del Sindaco Mario Occhiuto, di Vittorio Sgarbi e di un folto pubblico di intenditori e non, la Mostra sul Divino nell’arte sacra contemporanea.
Come già quella dedicata ai massimi artisti del ‘900, tenutasi nel 2005, anche questa esposizione, che dà spazio agli artisti del XXI secolo, si deve, oltre che alla volontà dell’Amministrazione comunale,  alla generosità e allo spirito d’iniziativa di un esponente della famiglia Bilotti, cosentini amanti dell’arte che hanno rinverdito la tradizione del mecenatismo nella loro città ed anche al di là dei confini regionali.
Roberto Bilotti ha chiamato attorno a sé molti amici, che sono stati lieti di prestare le loro opere che testimoniano la capacità tecnica e interpretativa impresse, in particolare, ai lavori di committenza religiosa, genere forse un po’ desueto ma tutt’altro che privo di interesse.
L’inaugurazione è stata preceduta dalla presentazione del libro di Vittorio Sgarbi, protagonista assoluto della serata, fin dalle prime battute dopo gli interventi dell’architetto Fernando Miglietta, in veste di moderatore, dell’assessore Rosaria Succurro, di Roberto Bilotti, del Direttore delle edizioni Cantagalli Francesco Corsi, dalla professoressa Stefania Bosco della Sorpintendenza per i Beni Ambientali  della Calabria.
Il libro “L’ombra del divino nell’arte contemporanea” è nato dall’esperienza di Sgarbi quale curatore della riqualificazione pittorica della Cattedrale di Noto, ricostruita dopo il disastroso terremoto del 1996. “Il titolo-ha spiegato Corsi- fa riferimento alla possibilità che gli artisti rimangano all’ombra del passato senza sentirsi per questo figli di un dio minore.”
Sgarbi crede in un grande ritorno dell’arte sacra, il cui percorso si è interrotto nel ‘900, come pure nella funzione degli artisti che intendono, credenti o meno, dare luci e colori al sentimento del sacro.
Dopo aver ricordato la sua “scoperta” del centro storico di Cosenza che richiamò l’attenzione nazionale sulla città, ed aver anche assicurato, con molta ironia, che non possiede alcuna casa a Cosenza come qualche malizioso ha in passato insinuato, Sgarbi si è soffermato sul significato dell’arte contemporanea.
“Cos’è arte contemporanea?”  - ha esordito. Ebbene: “Tutta l’arte lo è” .
E, visto che siamo in Calabria, ovviamente anche i Bronzi di Riace, che (l’occasione per ribadire il concetto era ghiotta) bene si farebbe –secondo il professore- a lasciare liberi di viaggiare per il mondo per essere visti da migliaia di persone, invece di tenerli intrappolati a Reggio, vittime del timore delle autorità che possano non tornare da una eventuale trasferta.
Tornando al tema, Sgarbi ha spiegato che ritiene contemporanea tutta l’arte perché le opere, pur provenienti da un passato più o meno lontano, vivono con noi e vivranno con chi verrà dopo di noi e così via.
Dunque, la contemporaneità non va intesa come elemento di discontinuità con il passato. In questa cornice, gli artisti che ridanno vita al tema del sacro hanno una funzione preziosa: l’ombra simbolegga la loro condizione di interpreti autentici ed originali del sacro e di una storia che non può essere messa da parte.
Il Sindaco Mario Occhiuto, intervenuto al termine della presentazione di Sgarbi, ha sottolineato l’importanza degli argomenti trattati che invitano a “guardare al passato con gli occhi di chi con il passato si sa rapportare. Questo non toglie–ha sottolineato – che si debbano riconoscere le innovazioni del mondo contemporaneo.” 
Infine, a Sgarbi l’assessore Rosaria Succurro ha consegnato un Telesio d’argento, opera della Gioielleria Scintille.
Ricordiamo che in esposizione sono diversi artisti che sono stati chiamati a ridipingere luoghi sacri distrutti da eventi sismici; altri che hanno partecipato alle ultime edizioni della Biennale di Venezia; e, ancora,  alcuni dei vincitori e finalisti del Concorso mondiale di Arte contemporanea indetto dalla Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti umani sul tema della vulnerabilità umana.
Due gli espositori cosentini: Maurizio Orrico e Niccolò De Napoli.
L’evento è stato curato da Roberto Bilotti, con la collaborazione di Giovanni Intra Sidola. 
La Mostra resterà aperta fino al 14 ottobre.
Gli orari del Museo: da martedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
Sabato e domenica: dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
Dal 1 ottobre  l’orario pomeridiano viene anticipato di un’ora: dalle 15,30 alle 18,30.
Il Museo resta chiuso di lunedì.

Testimonianze di alcuni artisti protagonisti del recupero delle basiliche ricostruite:
Roberto Ferri: “è stato un confrontarsi con i grandi artisti del passato nell’interpretazione di un tema come LA VIA CRUCIS. Anche se avrei voluto esprimermi con le mie simbologie oniriche, contaminazioni e metafore tipiche del mio lavoro, il recupero della basilica necessitava del linguaggio della classicità – le quattordici tele della Via Crucis inoltre, più altre dieci opere saranno presentate a Palazzo delle Esposizioni nel maggio 2013”.
Giuseppe Ducrot: “per uno scultore che si interessa di arte cosiddetta “classica” come me, la committenza religiosa è una conseguenza quasi naturale, essendo essa stessa una continuazione, nell’ambito iconografico, di ciò che è stato creato nel mondo greco e romano. Quando mi è stato offerta la possibilità di lavorare per Noto, Cassino o per le Basiliche di San Pietro e Santa Maria degli Angeli a Roma ho sentito non solo la grande responsabilità di coniugare l’effetto plastico con un’immagine riconoscibile, ma ho cercato il più possibile di adattarmi al luogo, in modo da creare un dialogo tra la mia opera e l’ambiente che la ospita.”
 Giovanni Gasparro: “Il mio intervento pittorico contemporaneo, per la duecentesca chiesa aquilana di san Biagio d’Amiternum (S. Giuseppe), vuole essere un paradigma estetico in controtendenza rispetto alle consuete modalità di arredo liturgico ed artistico postconciliare, che di sovente hanno assunto un’aderenza triviale ed arrendevole alle espressioni aniconiche di certa contemporaneità. La Chiesa, nel secondo ‘900, troppo spesso ha mostrato una marcata predilezione per le istanze più avanguardiste dell’architettura e dell’arte profana, rinunciando al potenziale eloquentemente catechetico della figurazione, nel solco della tradizione”.

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