QUANDO I GENITORI FANNO CLONARE LE EMAIL DEI FIGLI
«Io ho una teoria: se vuoi aiutare i tuoi figli a distinguere il bene dal male, devi giocare nella loro stessa squadra», racconta la 62enne Mary Cofield, spiegando di aver regalato un telefonino Android alla nipote di 15 anni ad un patto: permetterle di tenere sotto controllo ogni sua mossa digitale.
Per proteggere la nipote dalle insidie della Rete, la nonnina di Richmond non ha esitato ad allearsi con il «nemico». Si è rivolta a uKnowKids.com, servizio online che monitora i profili Facebook e Twitter della teenager, le sue attività cibernetiche e anche gli sms. «M’inviano un messaggio ogni volta che lei usa parole scurrili», racconta Mary, «e arrivano persino a tradurre in corretto inglese l’astruso slang giovanile, pieno di acronimi e abbreviazioni».
La Cofield è soltanto uno dei tanti nonni e genitori che in America ricorrono sempre più spesso ai nuovi strumenti informatici per spiare figli e nipoti quando, una volta chiusa la porta della cameretta, si perdono per ore davanti allo schermo di un computer o di un iPhone. In un lungo articolo di prima pagina intitolato «Grande Fratello? No, sono i tuoi genitori», il New York Times rivela che «sono tantissimi, oggi, gli americani che pedinano come segugi le vite digitali della propria prole». E senza alcun rimorso. «Ma vigilare sui nostri figli alla stregua di poliziotti è proprio il modo migliore per proteggerli?», s’interroga il quotidiano nell’articolo che ha fatto il giro della Rete, scatenando un acceso dibattito. «Non dovremmo, piuttosto, avere più fiducia nei nostri ragazzi?», prosegue, ricordando come le ansie di tante mamme e papà abbiano dato vita a una vera mini-industria che produce strumenti sempre più sofisticati per controllare da lontano gli adolescenti.
Si va dall’apparecchio che ritraccia i siti internet visitati dai teenager al gadget che identifica le persone da loro incontrate in rete; dal software che monitora le foto e i commenti «postati» a quello che avvisa in tempo reale se i figli inviano messaggi mentre sono alla guida. «Nei computer di casa abbiamo un filtro che blocca i siti porno e mantiene traccia di tutte le pagine web visitate», confessa Dan Sherman, un esperto di informatica del New Jersey, che ha installato sull’iPhone delle sue due figlie di 8 e 13 anni un software «per impedir loro di scaricare applicazioni sul cellulare». «Sono un po’ combattuta da queste pratiche da agente segreto, ma sento il dovere di proteggere mio figlio 13enne», gli fa eco Kyle Reed, mamma del Colorado che utilizza TextPlus, un’innovativa applicazione per iPhone che le consente di leggere in copia tutti i messaggi di testo che il ragazzo invia, inclusi quelli destinati alla fidanzatina.
A dar retta alle statistiche, i timori di Kyle sono più che fondati. Soltanto poche settimane fa, in America, si è scoperto che tre ragazzine sono state violentate da «predatori della rete» dopo aver utilizzato l’applicazione Skout, realizzata per flirtare sul Web. «La tecnologia è un’importante risorsa per i nostri figli ma allo stesso tempo è fonte di pericoli», mette in guardia Betsy Landers, presidente della National Parent-Teacher Association, «per questo è importante che anche mamma e papà stiano al passo coi tempi».
Ma non tutti gli esperti sono d’accordo. «I genitori devono dialogare e non guardare dal buco della serratura», punta il dito Lynn Schofield Clark, docente di media dell’Università di Denver, «invadere la privacy dei propri figli è inutile», continua, «i ragazzi sono abilissimi nel trovare stratagemmi per aggirare il controllo indesiderato».
Tra le astuzie più diffuse: creare una nuova pagina Facebook e Twitter , navigare nel cyberspazio usando pseudonimi, oppure gli account degli amici e comunicare in codice. «Non mi sento in colpa se cerco di essere più furbo di loro», conclude Dan Sherman, «le mie figlie capiranno presto che tutta la loro vita sarà sotto il controllo del Grande fratello. A iniziare dal posto di lavoro».
Tra le astuzie più diffuse: creare una nuova pagina Facebook e Twitter , navigare nel cyberspazio usando pseudonimi, oppure gli account degli amici e comunicare in codice. «Non mi sento in colpa se cerco di essere più furbo di loro», conclude Dan Sherman, «le mie figlie capiranno presto che tutta la loro vita sarà sotto il controllo del Grande fratello. A iniziare dal posto di lavoro».
Alessandra Farkas
fonte: corriere.it
fonte: corriere.it
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