Cosenza, 23 set. - (Adnkronos) - La festa ebraica del Kippur, ovvero dell'espiazione e del perdono, sara' celebrata a Ferramonti quest'anno da alcuni rappresentanti della comunita' ebraica calabrese. Nel sito dove durante la seconda guerra mondiale vennero internati ebrei e oppositori politici, gli ebrei andranno a pulire le tombe al cimitero di Tarsia di coloro che non sono sopravvissuti, non potendo cosi' riacquistare la propria liberta' al termine del conflitto e dei disordini, e porranno un sassolino, come vuole la tradizione per ricordare la persona scomparsa. ''Nella festa di Kippur - spiega Antonio Sorrenti, presidente del Centro studi Triveneto sulla Shoah all'Adnkronos - noi ebrei andremo a chiedere scusa e perdono a chi abbiamo offeso e restituiremo il maltolto. Poi andremo al tempio, fortunati chi ce l'ha, io andro' alla fiumara o al giardino dei giusti e chiedero' perdono all'eterno. Preghero' una intera giornata e preghero', sara' una intera giornata di intensita' tra me il padre mio e gli altri''. La festa dello Yom Kippur segue l'inizio dell'anno ebraico Rosh ha Shanah, che quest'anno Sorrenti ha celebrato con una manifestazione simbolica a Reggio Calabria. Ha suonato e letto i salmi davanti a quattro luoghi simbolo della citta' dello Stretto. Il primo e' l'incrocio tra via Aschenez e via Giudecca, un posto particolare perche' ad Askenez, pronipote di Noe', viene attribuita la fondazione di Reggio Calabria. Poi lo Shofar (lo strumento ricavato dal corno di montone) ha suonato in piazza Italia dove si trovano le sedi del Comune, della Provincia e della Prefettura di Reggio Calabria; ancora a palazzo Campanella dove risiede il Consiglio regionale della Calabria; e infine sotto l'abitazione di Cristina Marrari, il cui padre fu uno dei marescialli ''buoni'' al campo di Ferramonti durante la seconda guerra mondiale. Il messaggio e' duplice: da una parte pregare per i governanti, dall'altra ricordare chi ha fatto del bene. Anche gli abitanti di Tarsia andavano alle tumulazioni A Ferramonti la festa del Kippur assume un significato particolare. ''A Ferramonti si moriva - spiega Sorrenti - e quando si moriva il rito aveva due valenze, il rito ashkenazita e il rito sefardita, su cui non entro nelle sfumature. Vorrei solo far notare che gli ebrei si sono autotassati nella loro poverta' e si sono comprati il terreno sia al camposanto di Tarsia che si Cosenza. Quando il morto veniva tumulato - prosegue - stranamente erano presenti a Tarsia anche gli abitanti di quel cocuzzolo dove volano le aquile''. La presenza della comunita' ebraica nel giorno dello Yom Kippur vuole dunque ricordare quegli anni dolorosi perche' servano a purificare l'anima. Esperienza aperta anche ai profani con la preghiera finale del Kaddish. ''Noi ogni anno - spiega ancora il professore Antonio Sorrenti - andiamo a testimonianza di quella triste memoria. Ripuliamo le lapidi e le abbelliamo, certamente non portando fiori. Reciteremo un profondo e commovente salmo che poi finira' con la preghiera del Kaddish''. L'esperienza a Ferramonti e' aperta anche ai non ebrei. ''Coloro che verranno - continua Sorrenti - potranno assistere alla pulizia del sito e spiegheremo com'era composta l'associazione della mutualita' della morte- Racconteremo come era il rito e il lavaggio del morto, quali erano le preghiere e quali i tempi di attesa tra la morte e la tumulazione della salma''. Le celebrazioni ebraiche proseguiranno nei prossimi giorni con la festa delle capanne (sukkot) che ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vivevano in capanne, appunto.
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