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lunedì 6 agosto 2012

ADICO: LE NEWS


SEMPRE PIÙ DEBITI, OLTRE 20MILA EURO A FAMIGLIA


5 agosto 2012
Mutuo della casa, prestiti per l’auto, la moto o il camper nuovi, altrettanti magari per l’ultimo modello di tv, per gli Europei di calcio e le Olimpiadi…si capisce, senza parlare del ricorso al credito per le vacanze o la ristrutturazione edilizia. Comunque sia, sempre di debito si tratta e ogni brava famiglia italiana ne ha accumulato uno complessivo da oltre 20mila euro. 20.170 per la precisione secondo i calcoli della Cgia di Mestre. Gli artigiani mestrini, che sanno far di conto come pochi in Italia, hanno guardato dentro il portafoglio delle famiglie tricolore e hanno calcolato questa cifra come media dell’italico debito al 31 dicembre 2011.
Un campanello d’allarme, dicono, anche nei confronti del non più tanto sommerso pericolo usura. Nel sempre più difficile rapporto tra cittadini e banche chi sta peggio, nel nostro Paese, secondo Cgia, sono le famiglie di Roma e provincia. Nella capitale i ‘cesaroni’ sono mediamente in rosso per 29.435 euro, contro i 28.680 euro dei ‘brambilla’ di Milano, i 28.560 delle famiglie di Lodi, e i 26.930 di quelle di Prato. Sempre secondo l’elaborazione Cgia, le famiglie residenti nelle realtà provinciali meno sofferenti con le banche e gli istituti finanziari italiani sono quelle di Vibo Valentia (9.429 euro), Enna (8.823 euro) e di Ogliastra (8.174 euro). Una crescita quella dell’indebitamento, che non sembra conoscere soste: nell’ultimo anno l’aumento medio dei debiti delle famiglie è cresciuto di 911 euro.
Da gennaio 2009 l’incremento è stato del 33,4%, in termini assoluti di 5.039 euro. Se si rapporta il peso dell’indebitamento delle famiglie italiane sul reddito disponibile – afferma la Cgia – sono sempre le più ricche province del Nord a guidare la graduatoria: Lodi (79,3%); Como (67,7%) e Varese (64,6%), etc. “Al di là della mappatura a livello territoriale – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – la maggiore incidenza del debito sul reddito la rileviamo nelle famiglie economicamente più deboli: è chiaro che con il progressivo aumento della disoccupazione questa situazione è destinata a peggiorare. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali. Vista la forte contrazione degli impieghi bancari avvenuta in questi ultimi anni, non è a escludere che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell’usura si diffonda a macchia d’olio”.
Con l’avvento della crisi sono state le province sarde a subire le variazioni di indebitamento più importanti: Olbia-Tempio (+159,6%), Carbonia-Iglesias (+147.9%) e Medio Campidano (+120.1%). “Ricordando che le province più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati – conclude Bortolussi – è evidente che tra queste realtà in difficoltà vi sono anche molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci devono preoccupare relativamente”.
di Vincenzo Beni
fonte:ansa.it
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LE VESSAZIONI SUL LAVORO RENDONO PIÙ CINICI, STRESSATI E SFIDUCIATI NELLA GIUSTIZIA


4 agosto 2012
Spesso si parla di mobbing a sproposito, per definire situazioni e circostanze di lavoro magari difficili, ma non certo così gravi da costituire un caso di mobbing vero e proprio. In realtà, infatti, le vessazioni ripetute, le pressioni psicologiche nei confronti dei lavoratori, comportano danni molto seri sulla persona. Conseguenze negative che ha provato ad analizzare uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Prevention Research”.
Le conseguenze del mobbing
Cinismo, stabilità emotiva che va in fumo, proprio come la fiducia nella giustizia, crollo dell’autostima e della positività, ma anche “aumento significativo dello stress” e salute mentale compromessa. Sono alcune delle caratteristiche dei lavoratori mobbizzati.
Le angherie quotidiane di capi e colleghi si associano anche a “una significativa compromissione della salute fisica”. Inoltre, il ruolo ricoperto in ufficio e la mancanza di supporto da parte dei colleghi sono importanti nell’aggravare i fenomeni di mobbing.
E’ la fotografia che emerge da una revisione di quasi 20 anni di pubblicazioni scientifiche, analizzate per valutare gli effetti sulla salute psico-fisica dei mobbizzati, “soprattutto alla luce dell’inesistenza di evidenze scientifiche chiare sulle conseguenze del mobbing sulla vita delle vittime”, spiegano gli autori.
Lo studio
Il team di Gianfranco Tomei del Dipartimento di Neurologia e Psichiatria dell’università La Sapienza di Roma e di Franco Tomei del Dipartimento di Medicina legale della Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro dello stesso ateneo, ha esaminato gli articoli presenti in letteratura dal 1990 al 2009, individuando 13 pubblicazioni utili.
Dall’analisi “si può concludere che il mobbing può provocare influenze negative sulla vita dei soggetti che ne sono vittime, sia dal punto di vista lavorativo e della vita di relazione, che sulla salute psicofisica”, spiegano i ricercatori.
Fonte:libero.it
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TABACCO “PUEBLO” PIENO DI PESTICIDI


4 agosto 2012
Senza additivi ma con una presenza eccessiva di pesticidi. Quindici per l’esattezza. Tanti sono quelli che il settimanale il Salvagente ha rilevato in una scatola di Pueblo – un tabacco trinciato per sigarette tra i più venduti in Italia – analizzato nelle settimane scorse.
La lista di sostanze indesiderate rilevata, al di là delle concentrazioni, lascia stupiti specie perché il Pueblo, prodotto dalla tedesca Pöschl Tabak, è un trinciato presentato come molto naturale e scelto da tanti consumatori proprio perché è “Senza additivi”, come recitano le etichette, ottenuto solo da “100% foglie di tabacchi Virginia”.
“Un buon tabacco”
Il Pueblo è un “buon tabacco” a sentire i suoi tanti estimatori che sono disposti a spendere 5,40 euro per un astuccio da 30 grammi, un po’ più della media di mercato, per arrotolare sigarette con “una miscela tradizionale realizzata con tabacchi americani Virginia, coltivati anche nelle riserve naturali, in condizioni ottimali, dagli indiani pellerossa d’America”, come assicura l’azienda nelle confezioni. Insomma in un prodotto del genere tutto ti aspetti meno che la presenza contemporanea di 9 insetticidi, 3 fungicidi, 2 nematocidi e un diserbante. Senza considerare poi che, fatta eccezione per il Cymoxanil, la legislazione italiana vieta l’impiego nella coltivazione del tabacco delle altre sostanze rilevate.
L’azienda: “Tutte sostanze legali”
“Tutte le tracce rilevate nelle vostre analisi derivano da sostanze legali e accreditate le cui concentrazioni sono ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge”, assicura al Salvagente Steffen König, responsabile del controllo di qualità della Pöschl Tabak.
Meno pesticidi in un altro campione
Tuttavia, al di là delle concentrazioni, resta da capire come in un prodotto così naturale, siano finiti 15 pesticidi contemporaneamente. Anche in considerazione del fatto che, avendo testato successivamente un secondo campione dello stesso Pueblo ma di un lotto diverso, il Salvagente non ha riscontrato lo stesso tenore di residui.
E allora cosa è successo al primo campione? La sua miscela, il blend di tabacchi selezionati, da dove proveniva? E l’azienda, dopo la segnalazione che il settimanale le ha inviato, quali controlli ha attivato?
“La puzza alcolica”
A questo punto vale davvero la pena riavvolgere il nastro e raccontare la storia dall’inizio. Nel maggio scorso un lettore del settimanale dei consumatori porta in redazione un “barattolo” di Pueblo da 100 grammi perché, appena lo ha aperto, ha avvertito una forte puzza alcolica.
Il Salvagente contatta il distributore italiano del prodotto, la Itagency, per capire cosa può essere successo, indicando il numero di lotto, 75704, del campione sospetto. Il 23 maggio arriva una prima risposta interlocutoria: il distributore spiega che come per tutti i prodotti naturali c’è bisogno di una “conservazione appropriata”, ma che comunque grazie al numero di lotto riportato “potremo girare la segnalazione al produttore in Germania affinché faccia gli opportuni controlli”.
Le analisi
Dalla redazione del Salvagente attendono per alcune settimane ma il responso degli “opportuni controlli” non arriva. E allora decidono di mandare in analisi il prodotto presso il dipartimento di Chimica farmaceutica e Tossicologia della facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli.
Risultati strabilianti
Le quindici sostanze rilevate e la loro concentrazione sono illustrate nella tabella che anticipiamo. Ora nessuno è in grado di capire se c’è un legame tra la presenza dei pesticidi e la “puzza alcolica” riscontrata nel campione. Ma a questo punto è la presenza massiccia di fitofarmaci a insospettire. Il professor Alberto Ritieni, docente di Chimica degli alimenti, ha condotto le analisi sul campione di Pueblo: “I livelli quantitativi e la grande varietà delle sostanze attive che abbiamo riscontrato nel campione di tabacco hanno suscitato un notevole interesse scientifico. Mi preme aggiungere, che se questa stessa situazione fosse stata osservata in un qualsiasi alimento, vegetale o non, avrebbe destato oltre all’interesse scientifico anche una forte preoccupazione dal punto di vista tossicologico e della sicurezza dell’alimento, facendoci attivare una serie di conseguenti azioni di controllo e di verifiche analitiche della filiera”.
Seconda prova ok
Lo stesso laboratorio ha poi ripetuto le analisi su un secondo campione di Pueblo, di un lotto diverso e senza “puzze anomale”, che è risultato “pulito”.
Cosa è successo al primo campione? E, ancora una volta al di là dei pesticidi consentiti o meno, tanto affollamento di fitofarmaci non dovrebbe insospettire un’azienda che della naturalità del prodotto fa, giustamente, vanto?
Il Salvagente ha girato il risultato delle analisi al produttore, la Pöschl Tabak, a cui ha anche rivolto alcune domande. “Il campione in questione è stato prodotto il 4 marzo 2011 e secondo i nostri rapporti interni – risponde Steffen König – ha lasciato i nostri stabilimenti nelle condizioni regolari e in linea con i nostri standard”.
L’azienda: “Tutto ok”
Quanto al risultato delle analisi dalla Pöschl Tabak si tende a rassicurare: “I risultati di tutte le analisi condotte negli ultimi anni hanno mostrato che tutte le foglie di tabacco riportavano zero tracce di pesticidi o ben al di sotto dei limiti legali. Questo in accordo con i risultati riscontrati dal Salvagente sul primo campione. In aggiunta il secondo campione non mostrava alcuna traccia. Per questo non si può parlare di alcuna forma di contaminazione”.
Ma i conti non tornano
“Il tabacco utilizzato per tutti i nostri blend – prosegue il dottor König – proviene da tutte le parti del mondo e le migliori provenienze includono i tabacchi coltivati dagli Indiani d’America. In generale le foglie di tabacco vengono trattate con sostanze agrochimiche consentite e sempre nei limiti previsti dalla legge”.
L’azienda dunque nega che ci sia stato alcun problema, ma al Salvagente i conti non tornano. A cominciare dal fatto che in Italia quelle sostanze riscontrate non sono ammesse nella coltivazione del tabacco.
Tratto da: il salvagente.it
di ENRICO CINOTTI
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LA CRISI ABBATTE I CONSUMI. MAI COSÌ GIÙ DAL DOPOGUERRA


3 agosto 2012
Ai minimi storici dal dopoguerra. È la previsione di Confcommercio relativa ai consumi pro capite del 2012 nel nostro Paese. A spiegarlo, nel corso di una conferenza stampa convocata per presentare dati e previsioni sulla crisi, è stato il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella.
La previsione di un calo del 2,7% dei consumi per quest’anno è stata rivista al ribasso, arrivando a -2,8%, con un ulteriore abbassamento dello 0,8% previsto per il prossimo anno. Non solo i consumi, anche il Pil raggiunge in questo anno di crisi profonda i suoi minimi storici, arrivando a -2,2%, scendendo ulteriormente rispetto al -1,3% di marzo. Un decremento che proseguirà anche nel 2013, quando la discesa del prodotto interno lordo nazionale si attesterà a -0,3%.
In caduta libera anche gli investimenti, -6,5%, e giù anche le importazioni, -3%. “Per vedere i primi segni di ripresa – ha osservato il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio – dovremo aspettare il primo quarto del 2013″. Nel frattempo, osserva Confcommercio, il settore dei servizi si conferma un asset fondamentale per la nostra economia, oltre all’industria, al punto da aver assorbito parte delle risorse, in termini di valore aggiunto e risorse umane, espulse da industria e agricoltura sebbene, alla fine di quest’anno, si prevede saranno oltre 20mila gli esercizi commerciali che avranno abbassato definitivamente le saracinesche. “Una stima – ha concluso Bella – forse addirittura ottimistica”.

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