E’
partita una grande campagna nazionale con una raccolta firme per una proposta
di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del reddito minimo garantito.
Un passaggio fondamentale che sceglie il terreno della precarietà esistenziale
come nodo decisivo della crisi occidentale e della società italiana; è
necessario porre al centro il contrasto alla marginalità e rivolgere un'attenzione
forte a come garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza
attraverso l'inclusione sociale. In una condizione di tragedia economica come
quella attuale, con i livelli di precarizzazione selvaggia e di disoccupazione
di massa, soprattutto dei più giovani, il reddito può essere una risposta, una
possibilità di scelta, di rivendicazione di autonomia e futuro. Con il reddito
minimo scegliamo un punto di vista, quello di chi è maggiormente escluso, a
partire dalla condizione di genere e generazionale. Un lavoratore soggetto alla
discontinuità e all’incertezza del reddito è innanzi tutto un lavoratore
fortemente ricattabile, costretto ad accettare qualunque occasione, anche la
più degradante e mal retribuita. Cresce e prolifera senza limiti il lavoro nero
e irregolare, si innescano più facilmente sistemi clientelari, meccanismi di
voto di scambio e facili scorciatoie con le quali la cattiva politica
costruisce consenso facile. La flessibilità diventa occasione per disporre di
manodopera a basso costo e priva di coperture sindacali. Precarietà vuol dire
anche questo: sottomissione a rapporti sfavorevoli perché non si ha la
possibilità di rifiutare nulla, poiché nulla è garantito. Nel 2004 la povertà relativa ha colpito circa
7 milioni 588 mila persone. Siamo tra i pochissimi Paesi europei a non avere
alcuna forma di tutela di ultima istanza. Siamo persino inadempienti rispetto
all'articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Il
reddito minimo è un argine contro il lavoro nero, il lavoro sottopagato, lo
sfruttamento e la negazione delle professionalità, delle competenze e della
formazione acquisita. Significa non accettare di vendersi sul mercato del
lavoro alle peggiori condizioni possibili. Da argine può diventare un paradigma.
Per questo il disegno di legge per il quale raccoglieremo le firme propone tre
deleghe al governo sul riordino della spesa assistenziale, gli ammortizzatori
sociali e l'istituzione del salario minimo garantito. Il reddito minimo può
essere un grimaldello con cui ridisegnare le politiche attive del lavoro, i
processi formativi e la generalizzazione del welfare. Per tutti questi motivi,
come Federazione provinciale di Sinistra Ecologia Libertà, partiamo da subito
con la raccolta di migliaia di firme, in tutti i territori della provincia, (domani, mercoledi 18, dalle ore 18.30,
saremo in Piazza San Giorgio al Corso) ricercando sinergie e collaborazioni
con tutti coloro che vorranno condividere lo spirito di questa importante
proposta, per restituire dignità e speranza a tutte le cittadine e tutti i
cittadini calabresi.
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