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giovedì 26 luglio 2012

ADICO: LE NEWS


TAGLI, IL GOVERNO: “NON TOCCHIAMO TREDICESIME”. COMUNI: “STIPENDI DI AGOSTO A RISCHIO”


25 luglio 2012
Le tredicesime non saranno toccate, ma ci sono pubbliche amministrazioni che faticano a pagare gli stipendi. La crisi, e le polemiche sulla spending review, non accennano a dare tregua ai lavoratori italiani: “Alcuni comuni, anche capoluogo, iniziano ad avere difficoltà di cassa e ad agosto potrebbero non riuscire a pagare gli stipendi ai propri dipendenti”. È l’allarme lanciato da Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e vicepresidente dell’Anci. Una preoccupazione rilanciata anche da Graziano Delrio, presidente dell’associazione dei Comuni italiani: “Oggi si è certificato il ritiro completo dello Stato dalle politiche di welfare”.
Un messaggio di forte crisi in una giornata in cui, dopo le polemiche nate nei giorni scorsi dalle dichiarazioni di Confesercenti, Palazzo Chigi ha smentito l’intenzione di mettere mano alla mensilità aggiuntiva dei dipendenti pubblici e dei pensionati. “È dannoso allarmismo sociale”, ha denunciato il governo in una nota.
 L’iter in Senato. Intanto oggi sono stati presentati, in commissione Bilancio a Palazzo Madama, gli emendamenti al decreto sulla spending review. Salterà, ad esempio, l’obbligo per gli enti locali di sopprimere o accorpare le proprie agenzie, a patto che risparmino il 20% sui costi di gestione; passerà dal 10 al 20% il risparmio imposto alle prefetture; prevista anche la costituzione di un ufficio unico di garanzia dei rapporti tra i cittadini e lo Stato; scenderanno da 180 a 120 i giorni a disposizione per il riordino delle scuole pubbliche di formazione, che avranno l’obbligo di coordinarsi di più.
Un emendamento sulla soppressione delle province, a cui il governo ha dato però parere contrario, punta a salvare Terni, Matera e Isernia. Ancora: una modifica proposta attenua l’obbligo di chiusura per le le società pubbliche in house, che erogano prestazioni solo alle pubbliche amministrazioni.
E compare, a firma del presidente della commissione Finanze, una norma per creare un fondo a cui conferire 400 miliardi di patrimonio immobiliare pubblico ai fini di abbattere il debito.
La sanità in crisi. Critico, nonostante la consapevolezza della necessità di un taglio delle spese, il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, che mette in dubbio la possibilità di siglare il patto salute. Le Regioni si preparano quindi a delineare, insieme all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, un piano per rendere possibile una riduzione della spesa senza incidere sui servizi. E denunciano un pesante depauperamento delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali. “Abbiamo iniziato un lavoro insieme alle Regioni: confido che, almeno su alcuni specifici, importanti temi, possa continuarci a essere una condivisione”, è stata la risposta del ministro dell Sanità, Renato Balduzzi.
Il testo non prevede tagli alla ricerca, assicura invece il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, dopo aver ribadito che l’avvio del nuovo anno scolastico 1 non è a rischio. Non completamente soddisfatto Pier Luigi Bersani, che si apre al dialogo: “Contiamo che su un paio di punti ci sia una riflessione molto attenta. Così non va bene. Risparmiare si può, ma non così. Tenendo i saldi, perché non siamo agit prop, ma un partito di governo ma riaprendo i tavoli con i soggetti interessati”.
Scioperi. Dopo la manifestazione dei sindaci contro la “tagling review” 2, ieri in piazza Sant’Andrea della Valle, Federfarma ha confermato la serrata delle farmacie di domani. Resteranno comunque aperte quelle di turno, come ricorda la presidente Annarosa Racca definendo i tagli “una misura iniqua e insostenibile per le farmacie italiane”. Sul piede di guerra il Codacons, che avvisa: “Sono pronte le denunce a carico dei farmacisti in caso di mancata comunicazione all’utente o se non saranno aperte le farmacie di turno”.
Anche il pubblico impiego annuncia lo sciopero. Cgil e Uil, al termine dell’incontro con i sindacati al ministero della Pubblica ammistrazione al quale era assente il ministro Filippo Patroni Griffi, ha annunciato la mobilitazione per l’ultima settimana di settembre. Prima di prendere posizione, la Cisl invece attende il nuovo incontro convocato per lunedì prossimo dallo stesso ministro.
L’Ugl lancia un’insolita manifestazione di protesta per domani. Il segretario generale, Giovanni Centrella, terrà una maratona oratoria dalle 9 alle 13, insieme a sindacalisti e lavoratori del Pubblico impiego e del privato, davanti a Palazzo Vidoni, sede del dipartimento della Funzione pubblica.
Fonte: repubblica.it

MILANO E MADRID SEMPRE GIÙ. SPREAD SOPRA I 530 PUNTI


24 luglio 2012
Borse europee in rosso mentre proseguono le tensioni sullo spread e si aggrava la crisi: la Catalogna annuncia che chiederà aiuti finanziari alla Spagna. Tutti i listini del Vecchio continente, viaggiano in territorio negativo, tranne Atene. Milano e Madrid si confermano le peggiori e cedono, rispettivamente, il 2,95% e il 3,33%. A condizionare il listino spagnolo anche l’andamento dell’asta odierna in cui sono stati collocati oltre 3 miliardi di titoli di stato a breve ma a tassi più alti rispetto a giugno. Nel dettaglio il Tesoro ha pagato il 2,434% dal 2,362% del mese scorso sui titoli trimestrali e il 3,691% dal 3,237% di giugno sui titoli semestrali. Londra segna un -0,51%, Parigi perde lo 0,44% e Francoforte arretra dello 0,3%. Atene è l’unico listino in territorio positivo e guadagna lo 0,43%.
Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti, dopo una partenza poco sopra i 500 punti, sfonda quota 530 punti. Il rendimento dei Btp decennali è salito per la prima volta dallo scorso gennaio sopra la soglia del 6,5%. Lo spread torna così ai livelli del 17 novembre 2011 ossia ai tempi del passaggio di consegne tra Silvio Berlusconi e Mario Monti. Il differenziale di rendimento tra i decennali italiani e tedeschi si ampliato a 533,2 punti base.
Il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli si colloca a 633 punti, con un tasso del 7,58%. E proprio sul contrasto della nuova impennata dello spread il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, chiede un “un segnale” da parte dell’Europa: “È ora che lo dia”.
La Catalogna non ha ancora inoltrato una richiesta ufficiale di sostegno ma il ministro, Andreu Mas-Colell, ha spiegato alla Bbc che “al momento non ha altra banca a disposizione che il governo spagnolo, lo sanno tutti che situazione c’è sui mercati”. La Catalogna diventerebbe così la seconda regione dopo Valencia a domandare accesso al fondo da 18 miliardi di euro messo a disposizione dal governo di Madrid per soccorrere le amministrazioni locali in difficoltà e anche la piccola Murcia parrebbe in procinto di chiedere un salvataggio. Un “bailout” delle regioni non farebbe però che mettere ulteriore pressione su un paese che gli investitori vedono ormai prossimo a dover chiedere aiuto all’Europa perché non più in grado di finanziarsi sui mercati.
Fonte:avvenire.it

CRISI, È BOOM DEL BARATTO. SI SCAMBIA DI TUTTO: DALL’AUTO ALLA FEDE NUZIALE


25 luglio 2012
Il bello dell’Italia è che, nelle difficoltà, sa rialzare la testa. In una parola: sa arrangiarsi. E non è mica facile, considerando che si vive in un Paese dove la crisi è stata addirittura paragonata alla guerra (Confindustria docet, non l’uomo della strada, giusto per dire).
Ciò detto, gli italiani non si perdono d’animo. Ed eccoli lì, con le tasche vuote, ad arrabattarsi. Come?Ripristinando il ‘vecchio’ baratto e adattandolo al ‘nuovo’ web. Mica una brutta idea. E, soprattutto, mica un fenomeno da poco. Giusto qualche cifra per rendere l’idea: oltre un milione di persone all’anno barattano con un ‘giro’ di 100mila prodotti scambiati al mese.
BARATTO, TREND IN CRESCITA – Ma non solo i privati s’ingegnano. Lo fanno anche le imprese che per affrontare il periodo nero hanno pensato bene di offire macchinari in cambio di manodopera: 2000 imprese di 160 settori, mica una bazzecola. Tant’è che gli esperti già iniziano ad analizzare il trend in crescita: “Si va verso un’economia di autoconsumo”. Economia che non risparmia nessun settore, dalla moda ai generi di prima necessità.
Negli ultimi mesi – dice Paolo Severi, responsabile del sito ‘zero relativo’ – c’è stato un forte incremento negli scambi, soprattutto per i prodotti di prima necessità. Le persone offrono generi alimentari e vestiti per ricevere altri oggetti di uso quotidiano. Si scambiano di tutto, dalle susine del proprio albero ai porta cd. Gli iscritti alla piattaforma sono 30mila, gli accessi al mese 200mila. La fascia d’età – spiega Severi – va dai 30 ai 50 anni e si estende a tutte le zone d’Italia, con una concentrazione maggiore nelle grandi città’.
La gamma dei prodotti in ‘vetrina’ varia a 360 gradi. Dal fucile della seconda guerra mondiale del nonno alle mele del proprio orto, dall’auto alla fede nuziale. Sì avete capito bene, anche quella va a finire online, pronta ad essere scambiata.
La crisi è come la guerra, diceva Squinzi di Confindustria. Ergo, appunto, ci si arrabatta. E quindi, eccoci qui, noi italici squattinati, alle prese con ogni tipo di scambio possibile. Non si riescono a pagare le due ore della babysitter? E allora si offrono in cambio due ore gratuite di lezioni di piano. Non si hanno i soldi per regalare alla fidanzata una bella borsa? Si vendono gli occhiali da sole. Così, tanto per dire.
CHI SONO I ‘BARATTATORI’ – Ma chi sono questi barattatori? Donne, per l’80 per cento. E in maggioranza giovani. ‘Oggi – spiega Luisa Leonini, docente di sociologia dei consumi dell’Università degli studi di Milano – le famiglie devono selezionare delle priorità che non riguardano solo gli oggetti. Esiste inoltre la cosiddetta ‘banca del tempo’ dove si scambiano, al posto degli oggetti, le proprie competenze’.
Da inizio anno sono state quasi 600mila le merci offerte. Il ”barter”, chi baratta sul web, ha a disposizione una molteplicità di siti dedicati allo ‘swapping’, cioè allo scambio. Oltre quelli dedicati alle famiglie crescono sempre più portali specifici per le imprese, in particolare quelle medio-piccole.
E c’è anche chi s’inventa una nuova moneta. Nel sito Weexchange si baratta con gli Weuro, cioè dei crediti. Se si vendono sedie che sul mercato costano 20 euro, nel network saranno a disposizione per un controvalore di 20 Weuro. Se si hanno debiti di 40 Weuro ad esempio, si dovranno mettere a disposizione oggetti per lo stesso controvalore in moneta. Per entrare in questo circuito è necessario avere una partita Iva e pagare una quota associativa annuale e una commissione per ogni transazione.
E per le aziende? Il primo network italiano che mette in contatto le imprese è la BexB, società bresciana che ha all’attivo decine di migliaia di operazioni, circa 25 al giorno. Il circuito si compone di oltre 2.500 piccole imprese che copre circa 160 settori merceologici. BexB ha una quota associativa che varia in base alla classe di fatturato dell’azienda, da 500 a 4mila euro; le provvigioni trattenute vanno dal 2% al 50%.
Le transazioni fatte in rete non riguardano soltanto lo scambio di merci ma anche il tempo che si può dedicare in forma di controvalore, in base alle proprie competenze. Si pagano ad esempio le lezioni di latino offrendo in cambio collaborazione domestica. Ma il web non è l’unico mezzo a trascinare il fenomeno del baratto. Nel novembre dell’anno scorso è stata istituzionalizzata in Italia la ”prima settimana del baratto” dei bed&breakfast. Hanno aderito 300 strutture che hanno scambiato pernottamenti con latinteggiatura di una stanza, di un servizio fotografico o di una cena preparata dai clienti stessi. Insomma, si fa quel che si può.
Il motivo è semplice: C-R-I-S-I. Basta leggere i dati di una recente ricerca elaborata da Intesa San Paolo e dal Centro Luigi Einaudi. Il 12,5%, ovvero un intervistato su otto, dichiara che il proprio reddito è del tutto insufficiente al mantenimento del tenore di vita. Ergo, si naviga e si cerca l’occasione. O, semplicemente, ciò che ci serve senza dover sganciare un euro, ma cedendo qualcosa di nostro. Che non si usa più o di cui vogliamo liberarci. E’ triste? No, è furbo.
E, soprattutto, a sorpresa, sta anche diventando un trend. Sì. Scambiare è cool. L’hanno decretato le fashion victims che non si perdono uno ‘swap party’, eventi dove si scambiano vestiti, scarpe e borse griffate. Basta poco. E anche la necessità diventa moda.
di Rosalba Carbutti

IL POSTO FISSO È UN MIRAGGIO. BANKITALIA: “BUSTE PAGA AL PALO”


22 luglio 2012
In Italia il posto fisso è sempre più un miraggio, ormai meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. E’ quanto emerge dall’Indagine Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre del 2012. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159 mila.
Le cattive notizie poi non finiscono qui. Secondo la relazione annuale di Bankitalia, le busta paga dei dipendenti sono al palo. Le retribuzioni medie reali nette, dal 2000 al 2010, sono infatti aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). Risultati su cui pesano, ovviamente, la crisi economica e gli interventi che hanno toccato in particolare gli statali. Dipendenti pubblici che per il momento, tuttavia, sembrano aver evitato il pericolo di un taglio delle tredicesime.
Dai dati emerge inoltre che il gap tra centro-nord e sud-isole non arresta la sua corsa: l’incremento è stato del 2,5% contro lo 0,7%. In termini reali al centro-nord si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 64 euro; mentre nel mezzogiorno le retribuzioni passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro. Rispetto alla media nazionale le retribuzioni si attestano a un +4% per i lavoratori del centro-nord e -10,1% per quelli di sud e isole, mentre 10 anni dopo di arriva a +4,4% e -11,3%.
I grafici mostrano anche gli effetti negativi che la crisi ha avuto sulle retribuzioni; secondo le rilevazioni condotte con cadenza biennale emerge che nel 2006 le retribuzioni medie arrivavano a 1.489 euro, due anni dopo (con l’inizio della crisi) erano scese a 1.442 euro, e nel 2010 la situazione era ulteriormente peggiorata, arrivando a 1.439 euro. La riduzione in termini reali, in quattro anni, è stata di 50 euro (-3,3%).
In generale la crisi ha influito sulle buste paga di tutti i lavoratori dello stivale: nel centro-nord del paese la riduzione è stata di 46 euro (-2,9%), mentre nel sud e isole il taglio è stato di 56 euro (-4,2%). Le differenze restano notevoli anche tra i due sessi; con gli uomini che sono passati da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), e le donne, che partivano da 1.220 euro e sono arrivate e 1.253 euro (+35 euro).
Tra il 2008 e il 2010 le retribuzioni reali mensili pro capite dei lavoratori a tempo pieno, al netto di imposte e contributi sociali, spiega Bankitalia, sono cresciute dello 0,8% (2% per le donne). Nello stesso periodo la quota dei lavoratori a bassa retribuzione è salita di tre decimi di punto percentuale, al 9,4%. Palazzo Koch spiega che, proprio a causa dell’espansione del part-time, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti sono diminuite dello 0,2%, riflettendo esclusivamente il calo del mezzogiorno.
Fonte: repubblica.it

IL POSTO FISSO È UN MIRAGGIO. BANKITALIA: “BUSTE PAGA AL PALO”


22 luglio 2012
In Italia il posto fisso è sempre più un miraggio, ormai meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. E’ quanto emerge dall’Indagine Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre del 2012. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159 mila.
Le cattive notizie poi non finiscono qui. Secondo la relazione annuale di Bankitalia, le busta paga dei dipendenti sono al palo. Le retribuzioni medie reali nette, dal 2000 al 2010, sono infatti aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). Risultati su cui pesano, ovviamente, la crisi economica e gli interventi che hanno toccato in particolare gli statali. Dipendenti pubblici che per il momento, tuttavia, sembrano aver evitato il pericolo di un taglio delle tredicesime.
Dai dati emerge inoltre che il gap tra centro-nord e sud-isole non arresta la sua corsa: l’incremento è stato del 2,5% contro lo 0,7%. In termini reali al centro-nord si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 64 euro; mentre nel mezzogiorno le retribuzioni passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro. Rispetto alla media nazionale le retribuzioni si attestano a un +4% per i lavoratori del centro-nord e -10,1% per quelli di sud e isole, mentre 10 anni dopo di arriva a +4,4% e -11,3%.
I grafici mostrano anche gli effetti negativi che la crisi ha avuto sulle retribuzioni; secondo le rilevazioni condotte con cadenza biennale emerge che nel 2006 le retribuzioni medie arrivavano a 1.489 euro, due anni dopo (con l’inizio della crisi) erano scese a 1.442 euro, e nel 2010 la situazione era ulteriormente peggiorata, arrivando a 1.439 euro. La riduzione in termini reali, in quattro anni, è stata di 50 euro (-3,3%).
In generale la crisi ha influito sulle buste paga di tutti i lavoratori dello stivale: nel centro-nord del paese la riduzione è stata di 46 euro (-2,9%), mentre nel sud e isole il taglio è stato di 56 euro (-4,2%). Le differenze restano notevoli anche tra i due sessi; con gli uomini che sono passati da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), e le donne, che partivano da 1.220 euro e sono arrivate e 1.253 euro (+35 euro).
Tra il 2008 e il 2010 le retribuzioni reali mensili pro capite dei lavoratori a tempo pieno, al netto di imposte e contributi sociali, spiega Bankitalia, sono cresciute dello 0,8% (2% per le donne). Nello stesso periodo la quota dei lavoratori a bassa retribuzione è salita di tre decimi di punto percentuale, al 9,4%. Palazzo Koch spiega che, proprio a causa dell’espansione del part-time, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti sono diminuite dello 0,2%, riflettendo esclusivamente il calo del mezzogiorno.
Fonte: repubblica.it

ITALIA-PROGRAMMI, NUOVE MINACCE E AVVOCATI INESISTENTI. ADICO: LA TRUFFA CONTINUA, ORA SCATTA L’ESPOSTO IN PROCURA


24 luglio 2012
In arrivo a casa una nuova lettera firmata da un fantomatico Salvatore Marcello: non esistono legali con questo nome. Adico: «Stiamo lavorando all’esposto, da inviare per conoscenza anche al Consiglio Nazionale Forense»
Le centinaia di diffide, l’intervento dell’Antitrust e le indagini di diverse Procure ancora non sono bastati a fermare le attività intimidatorie della Estesa Limited, che continua a perseguitare i consumatori che sono caduti nella trappola del servizio Italia-Programmi.net, che da mesi mette in croce gli utenti web che incautamente hanno lasciato i loro dati personali per scaricare software gratuiti. Ora la trappola sfrutta il nome di un fantomatico avvocato Salvatore Marcello, con studio in via degli Ausoni 7 a Roma, che firma l’ennesima richiesta di pagamento. Il tono è insolente e perentorio, come di consueto, ma questa volta la società con sede alle Seychelles è andata troppo in là: «Abbiamo svolto accurate verifiche e la risposta, oggi più che mai, è una sola: è una truffa bella e buona, ed è ora di far partire gli esposti alla Procura della Repubblica e visto che si tira in ballo la professione legale di inviarli per conoscenza anche al Consiglio nazionale Forense – spiega il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori, Carlo Garofolini – in questi giorni stiamo predisponendo la modulistica, che metteremo a disposizione gratuitamente dei nostri soci entro l’inizio della prossima settimana. Questa truffa deve finire, è una vergogna che non si sia ancora messa fine a questa situazione e che questi signori ancora possano permettersi di mandare lettere di intimidazione a cittadini innocenti».
La nuova lettera che sta arrivando in questi giorni (tra l’altro da un nuovo indirizzo di Cipro) esordisce con un “Ultimo sollecito di pagamento anteriore il decreto ingiuntivo in tribunale regionale!!” a caratteri cubitali. La truffa si annuncia fin da qui con un’inesattezza: i tribunali non sono regionali, bensì della Repubblica. Il testo è firmato da “Salvatore Dottor. Avvocato Marcello”, titolare di un “rinomato studio legale con sede a Roma che fornisce anche un servizio di recupero crediti” che, a nome di Italia-Programmi intima il pagamento di 192 euro. E poi partono le minacce: “Se non effettua il pagamento, dovremo inserirla nel registro dei protesti e ne daremo notifica alla Sua banca, presso la quale perderà anche la Sua solvibilità”, e ancora: “Saremo costretti ad adire le vie legali per la riscossione del credito e, a suo carico, ne deriverebbero elevati costi e il pignoramento di parte dello stipendio”. E ipotizzano un costo dell’istanza di 438 euro.
Ma l’intera comunicazione è inattendibile: innanzitutto perché il legale citato non esiste. Anzi, pare abbiano utilizzato il nome di un avvocato deceduto da 20 anni. Inoltre Adico ha verificato se esiste uno studio legale in via degli Ausoni 7 a Roma: a quell’indirizzo ha sede solo una società, la Centro Uffici Roma, che affitta uffici e sale riunioni attrezzati a professionisti (che oltre tutto in questi giorni è subissata dalle telefonate di persone che hanno ricevuto il sollecito di pagamento da Estesa Limited) e che non ha mai avuto contatti con un avvocato che risponda a quel nome. Quindi, non esiste nemmeno lo studio legale. Infine, il sito internet, dall’eloquente indirizzowww.ufficio-incassi.it realizzato evidentemente in poco tempo utilizzando un template WordPress (per studio legale), con testi approssimativi e nessun riferimento telefonico e ancor minore credibilità.
«Ci stanno chiamando in continuazione decine di persone realmente esasperate da questo stillicidio di comunicazioni intimidatorie, non riescono a capacitarsi del fatto che nonostante l’attività legale e inquisitoria in corso questi truffatori continuino a vessare le persone – spiega il presidente di Adico Carlo Garofolini – ma l’obbiettivo di questi personaggi è chiaro: le stanno provando tutte per spillare ogni euro possibile, sperando che qualcuno preso dal panico paghi». In particolare sperano che a cadere nella trappola siano le persone che hanno corrisposto la prima rata da 96 euro, e che ora vengono sollecitate a saldare il conto.
La segreteria dell’Associazione in via Volturno 33 a Mestre è a disposizione dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 per fornire tutte le informazioni del caso e per mettere a disposizione dei soci la modulistica necessaria (modello di diffida, modello di denuncia-querela in Procura, indirizzo della sede di Polizia Postale più vicina al domicilio dell’interessato e, dalla prossima settimana, modello di esposto alla Procura e per conoscenza al Cnf). Ci si può recare allo sportello di persona, scrivere a info@associazionedifesaconsumatori.ito chiamare il numero 041.5349637.


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