Nuovo appuntamento con la stagione di musica da camera al Teatro “Rendano” giovedì 12 gennaio, alle ore 20,00, nella Sala “Quintieri”.
Di scena il jazz del sestetto di Emanuele Urso nel concerto dal titolo “Sestetto, quasi un ensemble: Swing era”. L’evento è promosso dal Teatro “Rendano”, in collaborazione con l’Associazione “Jazz Fans club”, sulla breccia da oltre 50 anni e prima associazione del settore nel Sud Italia a creare un’orchestra stabile di jazz in Calabria.
Il concerto restituirà uno spaccato interessantissimo sull’era dello Swing con l’esecuzione di musiche di Tony Scott, Dan Barret e Leroy Jones.
Ne saranno interpreti il leader della formazione romana Emanuele Urso (clarinetto e batteria), Ercole Monti (vibrafono), Adriano Urso (pianoforte), Fabrizio Guarino (chitarra), Alessio Urso (contrabbasso) e Francesco Bonofiglio (batteria).
Emanuele Urso, figlio d’arte, ha rivisitato l’olimpo dello swing riuscendo a riproporre l’affascinante stile della swing era, rivelandosi entusiasmante non solo come clarinettista, ma anche come batterista alla Gene Krupa; e non da meno è il fratello Adriano, che riesce a suonare nel difficile stile di Teddy Wilson, per non parlare del padre Alessio, e degli altri componenti del gruppo.
“Ascoltare questa formazione – scrive Raffaele Borretti, principale animatore dell’Associazione Jazz Fans Club” di Cosenza, nelle note che accompagnano il programma di sala del concerto - è non solo affascinante, ma incredibile, vista la perfezione (innovativa: non si tratta di una semplice “copia”!) con cui i musicisti del sestetto Urso ci fanno riascoltare brani intramontabili della storia del jazz e della canzone americana, da Blue Skies a Liza, da Sing, Sing, Sing ad After You’ve Gone a Begin The Beguine (il più grande successo di Artie Shaw): veramente, si rimane stupiti nel sentirli suonare, con lo stesso feeling che ha avvicinato al jazz milioni di persone cinquant’anni fa!
L’era dello Swing, che va all’incirca dal 1935 al 1945, è stata guardata per diverso tempo dai primi puristi del jazz – aggiunge Raffaele Borretti - prima con sufficienza e poi con diffidenza, quando non con aperte critiche.
Non si era ancora capito che questo periodo fu il più fortunato per la diffusione popolare di questo genere musicale.
Allora, il jazz rappresentava, grazie proprio allo Swing, la musica del popolo, bianco o nero: in un clima di incontenibile entusiasmo, centinaia di migliaia di jitterbugs (i fanatici ed acrobatici ballerini) affollavano le tantissime sale da ballo o i maggiori alberghi americani, in cui si esibivano, spesso in esplosivi contests, le migliori orchestre dell’epoca.
E’con lo swing che vennero di moda i cantanti, da Bing Crosby a Frank Sinatra.
E centinaia furono le orchestre di successo e migliaia i musicisti dediti a questo stile melodico e soprattutto ritmico che, però, conteneva già i germi della futura evoluzione.
Il re dello swing fu, com’è noto, il clarinettista Benny Goodman (1909-1986), primo jazzista ad esibirsi nella celebre “Carnegie Hall” (1938), ed ottimo strumentista, stimato dai più grandi direttori d’orchestra, come Arturo Toscanini.
Nei suoi gruppi passarono Lionel Hampton, Gene Krupa, Harry James, Teddy Wilson, Charlie Christian.”
E Benny Goodman rappresenta una fonte di ispirazione inesauribile per il sestetto di Emanuele Urso che si esibirà al Teatro “Rendano” giovedì 12 gennaio.
Rimarchevole i successi che il leader della formazione ha ottenuto nel 2002, sia al “Festival Internazionale” di Ascona che ad Umbria Jazz, così come nel 2004 al “Festival Internazionale” di Marciac, e nel 2006 alla “Lunga Notte della Batteria”.
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