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lunedì 9 gennaio 2012

Adico: Dentisti, ambulatori vuoti e pochi pazienti. Cure inutili per continuare a lavorare

Una piccola imperfezione, una crepa sullo smalto invisibile ad occhio nudo. Dieci anni fa non veniva toccata, oggi sta diventando la nuova frontiera del lavoro dei dentisti. Si inizia da lì, dalla cosiddetta microcavità, per fare un’otturazione e prevenire una eventuale carie e soprattutto per impostare sul cliente un lavoro basato su trattamenti super moderni, o vecchie tecniche, non sempre utili. Negli ambulatori ci sono sempre meno pazienti perché la gente non ha tanti soldi da spendere. Il fatturato dei professionisti cala di qualcosa come il 10-20% l’anno, spopolano le cliniche low cost e nella categoria che un tempo guadagnava come nessun’altra c’è chi si organizza per reggere quella che viene definita una crisi nera.
Qualcuno finisce per proporre cose che non servono. Non solo, c’è chi intercetta pazienti cambiando un po’ mestiere e iniettando filler e botulino. Solo l’attività estetica, secondo l’Andi – l’associazione dei dentisti privati, il sindacato più forte che è stato ricevuto dal ministro alla sanità Balduzzi pochi giorni dopo il suo insediamento – rappresenta quasi il 10% del lavoro di questi professionisti, per circa 600 milioni di euro di fatturato. Se a questa si sommano anche le prestazioni che non servono al paziente “si sale anche al 25% dell’attività – dice Pietro Di Michele, presidente della Soci, che invece rappresenta chi lavora nel pubblico – Le attività inappropriate purtroppo in molti studi sono diffuse”. Un quarto del lavoro vuol dire circa 1 miliardo e 700 milioni pagati dai cittadini.
Il professor Enrico Gherlone, del San Raffaele, è presidente eletto del Collegio dei docenti di odontoiatria e fa parte del Consiglio superiore di sanità. “È vero che i dentisti in questo momento vanno a cercare nuovi trattamenti per i clienti – spiega – ma il problema principale è che il 60% delle persone non si curano perché non se lo possono permettere”. Ma le attività inutili sono pericolose per i pazienti? “No, e questa è una cosa da chiarire con forza – chiude Gherlone – i colleghi non fanno cose che non devono fare, magari esagerano un po’ ma il loro lavoro non reca alcun danno”.
I NUMERI DELLA CRISI
In Italia ci sono 45mila dentisti privati in 40mila studi. L’incasso medio pro capite, stando ai dati forse un po’ in difetto dell’Andi, è di 150mila euro. Il giro d’affari è di 6 miliardi e 750 milioni all’anno. Nel 2011 però si stima una riduzione del lavoro tra il 10 e il 20%: gli italiani l’anno scorso hanno speso tra 675 milioni e 1 miliardo e 350 mila euro in meno rispetto al 2010, anno già difficile. “Visto che due terzi dell’incasso finisce in spese per lo studio: la media del reddito scende a 50 mila euro”, spiega il presidente Andi, Gianfranco Prada. Chi sono i professionisti che lavorano di meno? “Soprattutto i colleghi anziani. Sentiamo di più la crisi al nord, nelle zone industriali dove la gente ha meno soldi di prima. Al sud e a Roma la contrazione è meno marcata”, aggiunge Prada.
“L’Istat ci dice che solo 30 milioni di italiani vanno dal dentista”, chiarisce Di Michele, presidente della Soci, che riunisce gran parte dei 5.000 professionisti pubblici, a cui si rivolgono 3 milioni di persone l’anno. “I clienti non si presentano più negli studi privati con la stessa frequenza. I pazienti sono meno di una volta ma il numero dei professionisti è aumentato. Così il lavoro è calato”. In questa situazione scatta il meccanismo che porta alle prestazioni inutili. Di Michele riassume così la situazione: “Se ho meno clienti, pensano i colleghi, a quelli che mi restano devo fare più cose”. Quali sono le attività che potrebbero rivelarsi inutili per i pazienti?
LE TECNICHE PIÙ DISCUSSE
La cura delle microcavità sta spopolando negli Usa, come ha registrato di recente il New York Times, e anche da noi inizia a prendere piede. Secondo alcuni dentisti è un chiaro esempio di cura delle persone sane. Ai interviene demineralizzazioni iniziali, piccolissimi buchi dello smalto che non si riparano da soli. Ebbene, oggi molti dentisti propongono di chiudere le microcavità con un’otturazione che costa da 100 euro in su per evitare che si sviluppi una carie mentre un tempo si avviava il lavoro solo quando questa era già presente o comunque c’era una cavità grande.
C’è chi considera quest’attività inutile, anche perché non è sempre detto che dalla microcavità si sviluppi un problema e non esistono studi sugli effetti dell’attesa. “Lavorando su questo problema non si fa nulla di male – difende la categoria Prada dell’Andi – . Si tratta di una misura preventiva utile per la salute”. La tecnologia viene incontro ai dentisti che vogliono ampliare l’offerta con le indagini batteriologiche. Anche in questo caso si tratta di una pratica nuova la cui utilità è oscura a molti. Si fanno per capire, al costo di circa 200 euro, se in bocca è presente lo streptococco, che può essere responsabile delle carie. In caso positivo si avvia una terapia. Ma una buona igiene orale può bastare come prevenzione.
Discorso simile vale per i test sulla saliva, che stabiliscono se il ph è acido o basico. Sono utili solo per pochi bambini. Molti hanno da ridire anche su alcune applicazioni del laser, come l’uso per disinfettare o sbiancare. Un’altra tecnica di disinfezione è l’ozonizzazione, trattamento che può costare 100-200 euro. Si usa molto per evitare la carie nei bambini ma alla sua reale efficacia, anche se alcuni studi la confermano, non credono in molti. Ci sono poi le applicazioni di estratti di placenta, che vengono fatte sulle gengive per stimolare la guarigione delle infiammazioni. Costano sui 100 euro e il loro effetto non è dimostrato.

di MICHELE BOCCIFonte: inchieste.repubblica.it

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